Ugo Francica Nava, dal pianeta dell’Iperbasket all’America’s Cup e al 6 Nazioni

Ha iniziato commentando la NBA su Telemontecarlo, poi per la LA7 ha commentato diverse discipline, tra le quali la vela e il rugby.

Ugo Francica Nava intervista.

L’incredibile voce di Ugo è piombata nella mia vita, come in quella di molti altri di voi, quando per Telemontecarlo commentava la NBA. Poi ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e si è rivelato un professionista iper-preparato ma sempre disponibile, sorridente, alla mano. Un valore aggiunto mica da ridere, per come io intendo il nostro mestiere e la vita in generale.

Giornalista: una passione/mestiere che nasce come e quando?
Potrei dire che ho sognato di fare il giornalista dalla più tenera età, che sono stato il redattore-editore- direttore del giornalino del liceo e che ancora bambino già giocavo con la linotype. Ma siccome ho deciso che basta fake news meglio essere sinceri. Sono un figlio di papà: mio padre faceva il giornalista. E se proprio devo dirla tutta, devo a un altro grandissimo giornalista l’aiuto per il mio approdo alla 7, allora TMC. Mi disse solo una cosa: non farmi pentire. Spero che anche oggi da lassù mio padre e il suo amico Candido Cannavò non si siano pentiti. Di certo non ho dimenticato ancora oggi due lezioni: 1) sono sempre meno importante di chi mi ascolta. 2) sono sempre meno importante dell’evento che sto raccontando.

Quanti e quali sport commenti o hai commentato?
Faccio prima a dirti quali sono gli sport che NON ho commentato, forse! Le bocce, il tiro con l’arco, il curling ma solo perché Tmc\La7 non hanno mai avuto i diritti! Scherzi a parte, credo che nel mio settore ci siano due categorie opposte di giornalisti: gli specializzati e i generalisti, quelli bravi che riescono a concentrare la propria attività in settori ben precisi e quelli che invece, come me, devono sempre essere pronti a coprire le esigenze, quali che siano, senza pensare di essere dei numi tutelari di alcuna disciplina in particolare.

Il tuo giornalista preferito.
Onestamente ne ho tanti, anche a seconda degli sport commentati…. In generale, mi piace chi si sforza di combattere la sempre incombente vanità televisiva: chi riesce a non voler diventare più importante dell’evento che sta commentando, alla 7 ho avuto ottimi esempi di questo genere di telecronista da Massimo Caputi a Roberto Bernabai, da Bruno Gattai a Giovanni Di Pillo, iper-competenti e preparati ma anche capaci di far trasparire il piacere del racconto dell’evento prima ancora che di se’ stessi. Poi c’è il genio alla Dan Peterson, o alla Rino Tommasi. Ma questo è un discorso a parte

Quanto tempo si impiega per preparare una telecronaca?
Per le mie sudate telecronache di basket, sempre troppo! Ho sempre esagerato nella preparazione, e invece, strada facendo, ho imparato che un buon telecronista lo riconosci anche dalla capacità di gestire pieni e vuoti, di resistere all’horror vacui dell’etere: a volte qualche secondo di silenzio rende maggior servizio al pubblico rispetto a una raffica continua di dati snocciolati magari un po’ troppo da saputelli.

Sei un ottimo tennista: altri sport?
Ahahahah ottimo, forse qualche tendine della spalla destra fa. A 54 anni suonati, non cerco più la performance: eseguo molto più semplicemente una costante “manutenzione ordinaria” con un po’ di nuoto, un po’ di palestra, un po’ di corsa. Giusto per evitare il tracollo!

Una cosa che secondo te un telecronista non deve mai fare o dire?
A mio modo di vedere, mai dimenticare che il nostro è un mestiere di mediazione: siamo mediatori tra un evento – che si svolgerebbe comunque a prescindere dal nostro intervento – e un pubblico che desidera da noi una integrazione rispetto a ciò che sta vedendo, e di tutto ha bisogno tranne di qualcuno che pensa di essere il main show. Diffido del telecronista convinto che un evento venga visto solo perché è lui a commentarlo. Anche perché questo è un vizio che si porta dietro tante conseguenze: se una partita è inguardabile, è meglio riconoscerlo e non cercare di spacciarla per un evento fenomenale solo perché la stai commentando tu…

Il telecronista tuo di riferimento o quello che ti piace più ascoltare, senza distinzione di sport…
Ah ma allora ci riprovi, a farmi sbilanciare. E allora ti dico due nomi che secondo me mettono insieme umiltà e competenza, passione e misura: Niccolò Trigari (Basket, Eurosport) che tu ben conosci, e Carlo Vanzini (Sky, F1).

La telecronaca che ricordi con più piacere e quella che vorresti dimenticare
Telecronache da dimenticare, nessuna. Se mi sono trovato con una cuffia in testa, magari nel luogo dell’evento, ho comunque vissuto un gran momento… molto probabilmente, ce ne sono però tante che i telespettatori hanno cercato di dimenticare in fretta! E per lo stesso motivo, non posso dire di avere una telecronaca preferita in assoluto: forse l’ultima regata di America’s Cup a Valencia nel 2007: stavo su un catamarano in mezzo al campo di gara, quelli erano mostri a vela che andavano a 30 nodi, stracarichi di tecnologia.. eppure tutto si decise per un salto di vento di 180 gradi nell’ultimo lato di poppa… la sensazione di essere piccoli piccoli di fronte a madre natura, a dispetto di ogni tecnologia. Ma anche una telecronaca del Sei Nazioni di rugby innaffiata da una bottiglia di rosso in un freddissimo pomeriggio insieme a un personaggio delizioso per saggezza ovale e resistenza tutta veneta all’alcool come Tiziano “Titta” Casagrande!

La cosa più divertente che ti è successa nel corso di una telecronaca
Beh, quella telecronaca alcolica è stata niente male! Ma anche la volta che “qualcuno” a telecronaca in corso mi ha chiesto di andar via cinque minuti prima della fine perché nel frattempo era riuscito a trovare un volo per una località imprecisata dove una appena meglio precisata figura femminile aveva finalmente deciso di dargli una chance. Come potevo dirgli di no?

Hai lavorato col Pozz. Avrai mille aneddoti, te ne chiediamo uno.
Vedi sopra!

Tifi qualche squadra?
No, non in particolare. Ci sono però due personaggi sportivi che mi mandano ancora fuori di testa quando vincono e fuori dai gangheri quando perdono: Roger Federer e Valentino Rossi. Se dovessi commentare qualche loro gara, dovrei fare appello a tutta la mia (?) professionalità per restare onesto nei confronti dei telespettatori.

L’evento che hai seguito dal vivo e che non dimenticherai mai…
Finali NBA? Finale dei Mondiali di calcio? 80mila persone a Twickenham che cantano “God Save the Queen” nel 6 Nazioni di rugby? I leviatani in Coppa America? TUTTI!

E quello che invece avresti voluto seguire…
Mi mancano le Olimpiadi. Quando TMC aveva i diritti io ero un novellino, e restavo (giustamente) in redazione…e quando (forse) avrei avuto le capacità, i diritti ormai erano schizzati alle stelle….

Esclusi i presenti, chi è il tuo giornalista di riferimento?
Ah, vuoi che mi giochi il posto? Avendo come direttore Enrico Mentana, che dovrei dirti? Scherzi a parte, ho avuto la fortuna di incrociare molti grandi giornalisti, da cui ho cercato (e cerco ancora) di imparare qualcosa. Mentana incluso, e ci mancherebbe. Poi, se proprio dovessi dire di qualcosa che non ho né avrò mai, ma che pagherei oro per avere, allora vorrei avere la levità e l’ironia di Gianni Mura… anche perché saprei sempre dove andare a mangiare!

Sei più tornato poi dal “pianeta dell’iperbasket’?
Mi hanno cacciato per manifesta incapacità. “Possiamo accettare le tue manchevolezze come telecronista ma adesso che non commenti più, come giocatore sei intollerabile … “, mi hanno detto. E sono stato rispedito quaggiù!

Archivio Giancarlo Migliola