Il Pozz, sempre lui: “Mi sposo a marzo, dura fare il minatore a Formentera”

La nostra intervista all'ex playmaker di Varese e della Nazionale. Vive in Spagna e gioca a basket con gli amici. In primavera le nozze con Tania.

Gianmarco Pozzecco intervista a Infobetting.com

Ci manca, eccome se ci manca, Gianmarco Pozzecco. Ha smesso di giocare nel 2010, poi le stagioni in panchina con l’Orlandina, qualche mese a Varese e gli anni da assistente di Mrsic al Cedevita Zagabria. Ora vive tra gli stenti a Formentera, si diverte a giocare con gli amici e ha mantenuto la stessa testa. Volete una prova?

Formentera, cosa si prova a lavorare in miniera 18 ore al giorno?
E’ dura, lo confesso, ma qualcuno il lavoro sporco deve pur farlo. D’altra parte, anche sul campo da basket ero sempre un gregario, uno di basso profilo. Non c’è da stupirsi che ora viva a Formentera e lavori in miniera per mantenermi.

Tra le cose che hai provato a fare dopo aver smesso, quale ti è piaciuta di più?
Il “non fare un cazzo”, letteralmente. Ero attaccatissimo al basket da giocatore, come fossi legato alla pallacanestro da un elastico che si allungava e accorciava nei vari momenti della stagione ma era sempre presente dentro di me. Ecco, svegliarmi e pensare che questo elastico non esiste più è una sensazione molto piacevole.

Pescatore come Baso: è una possibilità?
Quando allenavo il Baso a Capo d’Orlando, il giovedì mattina non potevo fare allenamento perché lui doveva andare a pescare. Un giorno è arrivato in palestra con la mano fasciata: mi ha raccontato di aver pescato un tonno, che però era stato azzannato da uno squalo mentre lo portavano sulla barca. Per salvare il tonno, Baso si era tagliato con l’amo. Una storia inverosimile, se a raccontarmela non fosse stata lui. Baso ha rischiato di essere il primo giocatore nella storia dello sport a saltare una partita per essere stato attaccato da uno squalo. La risposta a questa domanda quindi è: “pescatore no, non è una possibilità”.

Perché nessuno dice che la regola dei tre passi tu l’hai introdotta venti anni fa?
Non ho mai fatto passi in vita mia: anni fa, quando allenavo l’Orlandina, discussi animatamente con Corrias per un video nel quale secondo lui un giocatore muoveva il piede perno partendo in palleggio. Gli dissi che io l’avevo fatto nel corso di tutta la mia carriera e nessuno me l’aveva fischiato, un po’ come succede ora col giro dorsale. Sempre fatto, mai sanzionato. Ora sì.

E’ Westbrook il Pozzecco del 2018?
Non c’entra niente con me, niente. Ma ho sempre sognato di avere anche solo per un allenamento le gambe di uno come lui o Spudd Webb per andare su e schiacciare. Provare a fare cose che il mio fisico non mi permetteva.

Dopo il basket per te che c’è?
Il Basket. Da qui alla fine dei miei giorni il basket ci sarà sempre. E’ un hobby e una passione oltre ad essere stato il mio lavoro per tanti anni. Non smetterò mai di guardarlo, di parlarne con gli amici.

E’ il momento, svelaci un tuo talento che nessuno conosce.
Mi definisco autistico, nel senso che in vita mia ho fatto bene una cosa e non so farne altre. Anzi no, penso di saper cucinare bene. Almeno così sostiene la mia fidanzata.

Quanta pallacanestro guardi e quale?
Tutta. Con la NBA fatico un po’ in regular season a meno che non ci siano partite con qualcosa in palio, una rivalità forte. L’Eurolega è il top e negli ultimi anni la pallacanestro italiana sta migliorando molto.

In una nostra intervista di dieci anni fa, dichiarasti: “Mi sposerò se vincerò lo scudetto”. Eravate penultimi, allora. A che punto siamo?
Mi sposo a primavera, con una ragazza di Valencia che si chiama Tania. Dice che la tengo nascosta ma non è vero. E’ che sono poco Social in generale. Zuckerberg lo metterei al rogo: ha rovinato la vita a un’intera generazione e anche a miei coetanei che ora sono schiavi dei Social. Anche la vita mondana di Milano è peggiorata. Ne parlavo l’altro giorno col mio amico Davide detto Bandana. Una volta andavamo nei locali per conoscere qualche ragazza, ora fai la spesa su Instagram selezionando le foto. Roba di una tristezza epocale.

Il quintetto dei compagni più forti.
Te ne dico sei, mettili in campo come vuoi tu: Meneghin, Komazec, Richardson, Smodis, Baso e Mrsic.

Vero che insieme a Zandalasini tu sei il talento più puro del basket italiano degli ultimi anni?
Cecilia Zandalasini, numero 1. Clamorosamente forte, è bellissimo vederla giocare. Per me potrebbe giocare anche con i maschi, ora che i maschi tra l’altro sono scarsi. Mi impressiona la sua capacità di dominare un match pur essendo così giovane. Lei e Danilo Gallinari sono certamente i due talenti più luminosi degli ultimi anni.

Teodosic e tanti altri europei in NBA. Tu avresti voluto e potuto. Rimpianti?
Dico solo una cosa: Calderon ora gioca a Cleveland: non lo conosco personalmente, ci ho giocato contro qualche volta. Una domanda la faccio io a voi. Mancano 24 secondi, palla decisiva: date la palla in mano a Calderon o a Djordjevic? Sasha giocò qualche mese a Portland, poi si stufò e firmò per il Real Madrid. Appena sceso dall’aereo, dominò la partita di campionato contro il Barcellona. Se domani Calderon tornasse da Cleveland farebbe 15 punti in Barcellona Pozzo di Gotta-Patti e solo se la partita va al supplementare, altrimenti 10. Se poi qualcuno mi risponde che quella palla la darebbe a Calderon, gli do il numero di un ottimo psichiatra oppure lo faccio parlare con Boscia Tanjevic.

Hai deciso cosa farai da grande?
Io sono un grande. Punto.

Archivio Giancarlo Migliola