D’Alie, Ciavarella, Rulli, Filippi: LOro, se lo meritano! E il 3×3 si fa Baobab

A Manila le Azzurre hanno battuto in sequenza Stati Uniti, Cina e Russia e hanno vinto una storica Medaglia d'Oro.

Quando ieri a Manila è partito l’Inno di Mameli e ho visto Rae Lin D’Alie illuminare le Filippine col suo sorriso e azzeccare nove parole su dieci, ho pensato che per il Basket 3×3 italiano il Baobab forse ancora non lo riesco a vedere ma sicuramente il Bonsai è un lontanissimo ricordo. Fu questa la metafora utilizzata dai vertici FIBA nel 2011, in occasione del primo Board dedicato alla nuova frontiera della pallacanestro mondiale. “Ora siamo un Bonsai ma vogliamo diventare un Baobab”.

In quel giorno di Pasquetta, la Federazione Internazionale convocò i responsabili politici delle Federazioni europee per presentare il nuovo progetto. Si iniziò a parlare di Tour planetari, di Ranking individuali sul modello ATP, di regole da scrivere, delle prospettive di una disciplina che prevedeva la nascita di una generazione di giocatori esclusivamente devoti al 3×3 e non prestati dal 5contro5. Un po’ come accade da qualche anno ai professionisti del Beach Volley.

Tante parole e altrettante belle speranze ma da Ankara tornai con la sensazione che si parlasse di un’idea meravigliosa, la cui realizzazione prevedeva però tempi lunghissimi. Mi sbagliavo, come spesso capita, se è vero che nel 2020 a Tokyo il 3×3 farà il suo esordio come disciplina olimpica.

Anche in Italia il processo di crescita è stato lungo e faticoso, oltre che essere tutt’altro che completato. I primi anni con i tornei FIP poco frequentati, poi la fortunata partnership con FISB già straordinariamente radicata sul territorio e ora l’esplosione che si attende dopo la storica conquista di un Campionato del Mondo. Un risultato pazzesco e per certi versi inatteso, certo, ma chi ha seguito la nostra Nazionale Femminile negli anni scorsi sa che spesso l’obiettivo era stato fallito per un dettaglio, un tiro libero, un’amnesia difensiva. Con quel maledetto rimpianto di quel che “poteva essere” ad accompagnare il viaggio di ritorno.

La squadra era già solida e padrona del gioco, l’innesto di Rae Lin D’Alie ha aggiunto talento, imprevedibilità e quel pizzico di follia che non guasta mai, tanto meno in uno sport che si gioca a ritmi così forsennati. La bandiera della squadra rimane certamente Marcella Filippi, che la Maglia Azzurra l’ha indossata anche nel 5contro5. Quella del 3×3, però, ce l’ha tatuata da sempre. Sua la tripla che ci ha regalato la finale nell’overtime con la Cina e resto convinto che quel canestro sia valso l’Oro con una finale ancora da giocare perché dentro a quella parabola perfetta ho letto la Liberazione da anni di medaglie annusate e poi svanite.

L’Italia, peraltro eccellente anche fino alla tripla libera-tutti di Marcella, ha scacciato i fantasmi per poi regolare la Russia in finale con un’autorità spaventosa. Detto di D’Alie, straordinario è stato il contributo delle due “Giulie” romane, Ciavarella e Rulli. La prima ha martellato le avversarie con i jumper dai 4 metri oltre a chiudere puntualmente in difesa, la seconda ha spazzato via l’emozione dell’esordio, partita dopo partita. Trovando punti, assist, stoppate e tante botte sotto canestro, senza mai fare un passo indietro. Dietro di loro la regia per niente occulta di Angela Adamoli, che questa squadra ha sentito sua più di altre.

Un autentico capolavoro Azzurro, il giusto premio a chi da anni lavora nell’ombra e sotto i riflettori. Come ha detto D’Alie ai microfoni di FIBA. “Qualche volta il pallone va dentro, qualche volta va fuori. Noi siamo venute qui e ci abbiamo creduto, dal primo giorno”.

Brava Rae, ora torna a cantare “Fratelli d’Italia” sul podio con la Medaglia d’Oro al collo, che te lo meriti…

Foto Ufficio Stampa FIP