Zandalasini e la favola WNBA: “Non svegliatemi, gioco con Maya Moore…”

Cecilia Zandalasini WNBA come un sogno: “La mia favola, tornerò più forte”.

La sento al telefono poche ore dopo l’esordio di Indianapolis. Cecilia Zandalasini è in aeroporto, in attesa di imbarcarsi insieme alle sue compagne di squadra. La voce dovrebbe essere stanca e invece è quella di Biancaneve dopo il bacio, quella di Cenerentola un secondo dopo aver provato la scarpa giusta. Dentro una favola.

Quella di una ragazza di 21 anni che prima ha incantato l’Europa e poi è volata negli Stati Uniti, destinazione WNBA, chiamata dalle Minnesota Lynx. Contro Indiana la sera prima in campo sei minuti tutt’altro che di garbage time, chiamata dalla panchina già nel primo quarto.

L’esordio è stato pazzesco, non mi sembrava vero che venisse chiamato il mio nome. Nella WNBA come nella NBA non c’è il cubo dei cambi, ti devi avvicinare al tavolo e abbassarti. Bellissimo, bellissimo, bellissimo. Sapevo di poter entrare ma non mi aspettavo di farlo così presto. Penso di aver fatto abbastanza bene, le mie compagne sapevano quanto fossi emozionata e cercavano di tranquillizzarmi. Dalle prossime volte andrà meglio, voglio tornare a fare le mie cose con più tranquillità e meno ansia. E’ stato un momento indimenticabile, in più abbiamo vinto ed era una partita importante per la squadra, dopo il ko di Los Angeles”.

Che accoglienza hai ricevuto da parte di squadre e ambiente?
“Molto interessante, sinceramente non me l’aspettavo. Tutte le ragazze si sono mostrate disponibili, per cercare di aiutarmi in campo e fuori. Per me tutto questo calore è importante, anche da parte dello staff, perché per me è avvenuto tutto così velocemente e quando sono atterrata a Minneapolis ero un po’ frastornata. Grazie a loro tutto è stato semplice”.

Il livello del gioco e degli allenamenti è quello che ti aspettavi?
“Siamo a fine stagione, ovvio che gli allenamenti siano più tattici che tecnici e atletici. Tante sedute di video e di studio delle avversarie. Io fisicamente sono indietro perché ho lavorato per due settimane da sola in palestra, devo recuperare. Ho chiesto di poter fare anche qualche allenamento individuale, per colmare il gap fisico. Il livello del gioco è incredibilmente alto, mi alleno con atlete impressionanti per forza e tecnica. Sono qui per imparare da loro e per dare qualcosa indietro alle Lynx che mi hanno cercato. Poi so di essere il cambio di leggende come Maya Moore e Seimone Augustus, da loro posso solo prendere qualcosa. In ogni allenamento, in ogni partita”.

Più spaventata o eccitata, ora?
“Decisamente più eccitata, sono tranquilla e sono arrivata qui con tanta convinzione, consapevole che comunque andrà sarà un successo. So di giocare in una delle squadre più forti, che Minnesota punta al titolo e non può fare esperimenti, che sono l’ultima arrivata, la più giovane e inesperta e che manca solo un mese alla fine della stagione. Sono qui con tanta voglia di imparare”.

Impressioni della città, dell’Arena, delle compagne?
Le Arene sono gli stessi impianti in cui gioca l’NBA, quindi enormi, gigantesche, quelle che ammiravo in tv fino a qualche settimana fa. Ora ci gioco dentro ed è pazzesco. Unico problema: devo solo abituarmi all’aria condizionata che è veramente gelida. Le mie compagne? Mi sorridono, mi battono il cinque, mi chiedono anche in campo quanto sia emozionata e felice di essere alle Lynx. Gruppo fantastico, sono onorata di farne parte. E intenzionata a tornare in Italia solo dopo aver fatto il pieno in termini di esperienza. La mia favola è appena iniziata”.

Un coscienzioso passo dopo l’altro, senza strafare. Mai più lunghi della gamba. Mai un’infrazione da ricollegare a presunzione o superficialità, storture quasi fisiologiche per una campionessa di 21 anni. Ma Cecilia Zandalasini è altra cosa. E da Minneapolis, statene certi, tornerà ancora più forte. Ancora più donna. Ancora più giocatrice.

FORZA ZANDA!