Dimitri Lauwers, lo Shooting Coach: “Il tiro perfetto? Quello che va a canestro”

E' nato a Liegi ma è italiano di adozione, dopo aver giocato a Teramo, Scafati, Virtus, Varese, Avellino, Verona, Montegranaro, Recanati e Bergamo. L'abbiamo sollecitato su diversi aspetti del fondamentale più importante del basket.

Dimitri “Doum” Lauwers è nato a Liegi 39 anni fa ma è italiano di adozione, dopo aver giocato a Teramo, Scafati, Virtus Bologna, Varese, Avellino, Verona, Montegranaro, Recanati e Bergamo. Lo scorso anno si è ritirato e da grande realizzatore ha deciso di dedicarsi allo studio del tiro.

Da qualche settimana collabora anche con la Federazione Italiana Pallacanestro nell’ambito di #ragazzeintiro, il progetto ideato e coordinato da Marco Crespi, il CT della Nazionale Femminile. Abbiamo sollecitato Doum su diversi aspetti del fondamentale più importante della pallacanestro, ne è venuta fuori una bella chiacchierata.

Il tiro, che emozione ti dava quando giocavi?
Il basket è un gioco di squadra e per vincere serve la difesa, la collaborazione con i blocchi o i passaggi ma il fondamentale principale del basket, e dove vogliamo arrivare, è il tiro! Segnare un tiro è sinonimo di gioia perché raggiungi il primo obiettivo della pallacanestro. Sembra banale ma è cosi.

Ora sei un allenatore del tiro, figura diffusa negli Stati Uniti e meno da noi. 
Uno shooting coach statunitense Dave Hopla (ora ai Detroit Pistons) era venuto in Belgio nel 1996. Avevo 17 anni ed è riuscito ad affascinarmi parlando dell’arte del tiro e sono convinto che la passione che mi ha trasmesso mi ha spinto a passare le ore in palestra. Storicamente gli europei sono miglior tiratori rispetto agli americani perché ci sono tanti bravi allenatori di fondamentali in Europa ma con il lavoro di alcuni specialisti del tiro in America, la tendenza è cambiata. I recenti successi degli Spurs e sopratutto dei Warriors e quindi dei tiratori all’interno di un sistema basato sul gioco di squadra fanno capire l’importanza del tiro da fuori. Anche in Europa si deve andare sempre di più verso la specializzazione, mi auguro che alcuni top team o settori giovanili inseriscano questa figura per la crescita dei ragazzi… e delle ragazze!

Giri con un pallone speciale collegato a un Ipad. Raccontaci tutto.
È uno strumento che ti permette di valutare la parabola ideale del tiro per avere la maggiore possibilità di entrare nel canestro. Attenzione, non si sbaglia solo per via di una scarsa parabola ma laddove l’allenatore dice banalmente “alza il gomito o alza la parabola” c’è un supporto in tempo reale con dati oggettivi che ci aiutano a sostenere la nostra visione nei confronti del giocatore. Su un campione di 30 giocatori di Serie A che ho testato posso confermare che la teoria del tiro perfetto con una parabola a 45 gradi (tangente in arrivo sul canestro) è confermata da queste prove. Suggerisco anche la ripresa video da far vedere al rallentatore al giocatore stesso. La bio-meccanica del tiro è un gesto preciso e quando tiri, a volte, non ti rendi conto di alcuni dettagli che fanno la differenza tra un buon tiratore e uno micidiale. Poi nei mini camp che organizzo per i Settori Giovanili mi porto anche la macchina spara-palloni che ti può lanciare la palla ogni 2 secondi. Facendo due conti sono 20 tiri al minuto, 600 per mezz’ora. Se alla fine di un’allenamento di due ore l’allenatore ti chiede di tirare a coppia per mezz’ora, di solito non riesci a prenderne neanche 100…

E’ appena partito #ragazzeintiro, progetto perfetto per il tuo ruolo.
La chiamata di Marco Crespi è una manna dal cielo per diversi motivi. Prima perché posso imparare da lui e poi anche perché il progetto porta un valore aggiunto al lavoro che sto già facendo privatamente. In questa prima fase raccogliamo dati per conoscere meglio le ragazze. Si sentono parte di un percorso e la loro crescita sarà sotto l’osservazione del CT della Nazionale. Un’opportunità mica da ridere per queste giovani ragazze. Sono curioso di vedere se tra di loro nascerà una nuova Steph Curry! Per me invece, è un’opportunità di dimostrare che questa figura andrebbe istituzionalizzata per le Nazionali Under e anche per la Senior. Sarebbe una “première” in Europa.

Esiste il tiro perfetto?
Vorrei dire, è il tiro che entra nel canestro. A parte gli scherzi quante volte vediamo un tiro forzato ma segnato con due difensori addosso e poi un tiro aperto sbagliato? “Odiavo” quando un mio allenatore chiedeva alla squadra di farmi tirare con i “piedi a terra”. Per questo motivo più che cercare un tiro aperto chiederei di trovare un tiro in ritmo. In questo senso penso che lo shooting coach avrebbe senso all’interno di una squadra e non solo nell’interesse del giocatore. Ci sono giocatori che entrano in partita in modi diversi. Cè chi preferisce segnare un terzo tempo facile, chi ha bisogno di prendersi un fallo per avere un paio di liberi. C’è chi vorrebbe come primo tiro da tre uno in contropiede o uno nato da un dentro-fuori, col passaggio dal lungo come punto di riferimento. Per me l’importante era toccare la palla (con passaggi o palleggi) nei primi possessi prima di prendere il primo tiro. Uno shooting coach all’interno di uno staff è la persona ideale per confrontarsi con i giocatori e riportare alcune informazioni al capo allenatore, in modo tale che sia funzionale al sistema di gioco. 

Per tecnica, il miglior tiratore italiano?
Danilo Gallinari, che ho testato l’anno scorso, ha i numeri perfetti quando si parla di parabola e la sua meccanica sembra un talento naturale. Voglio citare anche Gigi Datome: insieme a lui ho fatto numerose serie di tiri quando giocavamo a Scafati. Ha lavorato tantissimo per arrivare dove è ora, dimostrando che non si nasce tiratore. E’ un lavoro quotidiano che non finisce mai. Appena vinta l’Eurolega, mi ha chiamato per comprare una macchina spara-palloni. Nel campionato italiano sarà interessante vedere la crescita di Della Valle, Flaccadori e Michele Vitali. Della Valle non l’ho testato per il mio database, Vitali era il più veloce nel catch and shoot, l’unico che si avvicina ai tempi di Klay Thompson. Nel femminile non si può non citare Cecilia Zandalasini, che ci regala sontuosi tiri in sospensione e step-back che anche pari ruoli maschili fanno fatica a eseguire correttamente. 

Per tecnica, il miglior tiratore della NBA?
Se parliamo solo del tiro, preferisco Klay Thompson al suo fratello Splash Steph Curry. 

Per tecnica, il miglior tiratore della storia?
Voglio dire un non americano, quindi Oscar Schmidt. A un livello più basso mi ricordo un ragazzo che si chiama Teo Cizmic: giocava ad Ostenda, dove mi allenavo in estate. Non sbagliava mai. Ma mai!!!

In percentuale, quanto un tiro è “mani”, “gambe”, “testa”?
Tutti dicono che il tiro parte dai piedi e dalle gambe… ed è vero ma la sensibilità delle mani è fondamentale. Ho già visto un grande tiratore a Handibasket. In carrozzina tira senza l’uso degli arti inferiori. La testa comincia a contare quando si entra in partita, quando c’è la pressione o c’è da mettere un tiro decisivo. In percentuale la risposta più semplice sarebbe stata 33-33-33 ma visto che mi piace sbilanciarmi dico 50% mani, 30% testa e 20% gambe.

Quando incroci un giocatore che tira “male” ma fa canestro, cosa fai?
Uno dei miglior tiratori di tutti i tempi è Larry Bird, eppure non ha la tecnica più bella della storia. Da giovane prendeva quasi 1000 tiri al giorno e si arrabbiava quando andava a letto perché diceva: “mentre dormo c’è qualcuno dall’altra parte del mondo che si sta allenando e sta migliorando”. Se uno ottiene risultati con un tiro già meccanizzato è dura cambiare. E se vuole farlo, sicuramente va fatto d’estate. 

La partita nella quale hai tirato meglio?
In Francia, con Le Mans avevo pareggiato il record di Zdovc di 8/8 sul campo del Gravelines. All’ultimo minuto ho sbagliato il nono tiro e non ho ottenuto il record. Per questo mi ricordo di quella partita.

“The Shot” rimane quello di Michael Jordan a Salt Lake City?
MJ non era un tiratore ma lui stesso diceva: “Ho fallito tante volte ed è per questo che alla fine ho vinto”. Questa è la mentalità che deve avere un tiratore. Deve sempre alzarsi convinto di fare canestro. Contro Utah, negli ultimi secondi della partita decisiva, dopo aver vinto 5 anelli e prima di salutare la pallacanestro, aver segnato un tiro del genere lo rende ancora più leggendario di quanto già fosse.

Foto Ufficio Stampa Federazione Italiana Pallacanestro