Nostra intervista a Bianchini: ‘Sbagliato togliere i titoli a Siena’

Intervista a Valerio Bianchini sui temi più scottanti del basket italiano: i titoli tolti a Siena, il fallimento della nazionale, lo scarso appeal della serie A

Intervista Valerio Bianchini – Abbiamo intervistato uno dei più grandi nomi della storia della pallacanestro italiana, Valerio Bianchini, sui temi più interessanti del momento cestistico italiano. L’ex coach di Cantù, Roma, Pesaro e dell’Italia si confronta con noi sui temi più caldi del momento. I titoli tolti a Siena, la conferma di Messina, i problemi della nazionale e della serie A e fa il nome di un coach che secondo lui presto potrebbe vincere lo scudetto.

Abbiamo assistito alla sentenza che ha tolto i titoli conquistati da Siena nel 2012 e 2013. In molti, soprattutto tifosi di Milano e Roma, hanno chiesto che quegli scudetti vengano assegnati alle seconde classificate.

Non sono d’accordo sul togliere a Siena i titoli vinti sul campo, né tanto meno ad assegnarli ad altre società. Giusto sanzionare la società per gli illeciti economici, ma la squadra che è andata in campo ha giocato a basket meglio degli avversari e ha meritato gli scudetti vinti sul campo.

Quali errori sta commettendo il basket italiano, inteso come Fip e Lega, negli ultimi anni?

L’immobilismo. La Fip non vuole prendere atto che non esiste più una vera squadra nazionale dalle Olimpiadi di Atene e non si chiede il perché. La Lega fa operazioni di pura cosmesi cercando di vendere il prodotto. Ma senza preoccuparsi di migliorarlo.

Intervista Valerio Bianchini – Secondo la Fip è la nazionale a dovere rilanciare il movimento, con risultati fallimentari visto il preolimpico organizzato a Torino ma perso in finale contro la Croazia. E’ la strada giusta?

La Fip ha ragione quando dice che la Nazionale può rilanciare il basket, ma ha torto se pensa che la Nazionale si possa mettere insieme all’ultimo momento senza averne costruito un’anima nel corso del quadriennio olimpico.

Abbiamo analizzato i pro e i contro della conferma di Ettore Messina come Ct della nazionale. E’ la scelta giusta, in questo momento storico, affidarsi a un tecnico part time?

Messina è senza ombra di dubbio il numero uno tra gli allenatori italiani  e dobbiamo ringraziarlo per mettere la sua esperienza internazionale al servizio degli azzurri. Tuttavia giova ricordare che l’allenatore, anche un super come Ettore, resta sempre la ciliegina sulla torta. E la torta la devono preparare i cuochi.

Intervista Valerio Bianchini – Cosa si dovrebbe fare per rilanciare il basket di vertice e aumentare appeal e popolarità in Italia?

Premesso che il basket di vertice è la sommità di una piramide costruita sui vari livelli sottostanti, la prima cosa che la Lega dovrebbe fare è porre fine al mercato libero nel corso della stagione e istituire finestre di scambi come fa il calcio. Solo modo di dare continuità al lavoro di allenatori oggi spaesati e privi di ancoraggi.

Come si dovrebbero riformare le categorie minori per fare in modo che i giovani italiani arrivino preparati in serie A?

Il basket cosiddetto dilettantistico dovrebbe strutturarsi su due rami principali: uno ludico e libero a tutti con lo scopo di organizzare il basket amatoriale. Un secondo ramo invece dovrebbe essere formativo dei quadri che finiranno poi nel basket professionistico. I ragazzi che escono dai campionati giovanili devono continuare la loro formazione in campionati specifici di maturazione. Ricordo che negli USA dopo il liceo ci sono quattro anni di campionato di college, e per i giocatori scelti dalla NBA anche altri periodi di formazione nei campionati di sviluppo.

Intervista Valerio Bianchini – A parte Milano, qual è la squadra più coinvolgente del nuovo campionato?

Amo le squadre che hanno un nucleo di giocatori italiani che assicurano senso di appartenenza, continuità tecnica, passione e fidelizzazione dei tifosi che amano veder crescere i loro giovani beniamini.

Un coach della serie A particolarmente brillante che un giorno vincerà lo scudetto?

Pino Sacripanti per la sua concretezza, il suo pragmatismo e la sua capacità di trasmettere emozioni ai suoi giocatori.

Intervista Valerio Bianchini – Quali sono i dirigenti italiani che hanno un modus operandi efficace?

Questo è un punto dolente. I grandi successi del basket sono venuti dal binomio allenatore-general manager: Dan Peterson con Tony Cappellari, Bianchini con Morbelli, Tanjevic con Sarti. Ora questo modello non funziona più. I proprietari cercano non la competenza ma la fedeltà. Inoltre i nuovi general manager sono più occupati a fare gli scout che non i direttori, data la continua girandola di giocatori che stravolge le squadre.