L’amore per la Virtus Roma e il mio sfogo (inutile) del 1992-1993

La mia squadra del cuore stava per sparire nell'indifferenza generale. Presi un foglio e una penna blu e iniziai a scrivere...

Correva l’anno sportivo 1992-1993. Da programmatore informatico e abbonato decennale della Virtus Roma, vivevo con enorme fastidio il declino della mia squadra del cuore. Il Gruppo Ferruzzi aveva smantellato l’anno precedente, rimanevano brandelli sparsi di Messaggero (Radja, Niccolai, Premier, Busca, Dell’Agnello) ma il declino appariva irreversibile. E pensare che qualche mese prima la Virtus aveva vinto una Coppa Korac. E pensare che qualche mese dopo sarebbe arrivata la retrocessione in Serie A2.

Presi un foglio e una penna blu, scrissi una cosa di getto, la fotocopiai in 500 esemplari e la distribuii al Palaeur. Senza un motivo. Senza una speranza. Solo per non essere risucchiato dall’immobilismo ineluttabile che avvolgeva la mia squadra del cuore e per provare a scuotere una tifoseria intorpidita. Ovviamente, nulla accadde, a parte il fatto che mi chiamò Fabrizio Fabbri da Radio Incontro per farmi raccontare in diretta questa (inutile) iniziativa. L’estate successiva nacque Coast to Coast. Nell’agosto del 2000 entrai nella redazione di Superbasket.

Salve, mi rivolgo a te perché se hai deciso anche oggi di venire al Palaeur nonostante il tristissimo momento della squadra, della società e del basket romano in genere, è probabile che la pensi come me o comunque sei in grado di capire il senso delle cose che voglio dirti.

Sono un tifoso come te, niente di più, uno che da anni puntualmente riesce a rovinarsi tutte le domeniche dalle 17.30 in poi, uno che tifa Virtus da troppi anni, uno che insomma, ci tiene proprio tanto e che non vuole neanche sentir parlare di ridimensionamento o, peggio, di RASSEGNAZIONE…

La situazione è avvilente; i 5.000 spettatori che tifavano con gli omaggio ci hanno abbandonato, la squadra gioca male e spesso perde, il cubo è spento e si parla già di smobilitazione. Noi però, continuiamo ad esserci perché evidentemente continuiamo a crederci o perlomeno a sperare.

Personalmente, sono certo che i nostri giocatori non siano dei mercenari e sul fatto che siano potenzialmente competitivi non credo ci sia da discutere. Non è mia intenzione difenderli ad oltranza ma ritengo non sia facilissimo giocare sempre o in trasferta o in campo neutro. L’ambiente del Palaeur è adesso piacevole e corretto e l’applauso a Volkov di due settimane fa ne è la conferma ma non possiamo permettere che le tifoserie avversarie arrivino a Roma e fischino l’ingresso in campo della nostra squadra nell’indifferenza. Ovviamente non voglio istigare alla violenza, vorrei soltanto che ci fosse un minimo di attaccamento in più per le sorti della squadra con uno striscione, un coro, un fazzoletto giallorosso.

Ricordatevi soltanto i due minuti finali della ultima apparizione della Virtus quando, cioè, abbiamo iniziato a farci sentire: la Panasonic, dopo aver giocato tutta la partita con una tranquillità disarmante in un silenzio irreale, è andata in tilt sbagliando le ultime tre conclusioni prendendo tiri forzati e fuori equilibrio. Poi noi l’abbiamo “voluta” perdere, ma questo è un altro discorso.

Sembra proprio che delle sorti del basket romano non interessi più a nessuno; a fine anno la nuova dirigenza deciderà se mantenere l’organico o se vendere qualche pezzo pregiato. Non vorrò sentirmi dire “Il pubblico di Roma ha dimostrato di non meritare il basket di alto livello” ed è per questo motivo che vi chiedo di esplicitare tutta la passione che avete per questo sport e per questa squadra. Chi ha detto che in una metropoli non può esistere la partecipazione che c’è in province come Livorno, Pesaro, Cantù, piazze storiche del nostro basket?

Se c’è anche a Roma, credo che questo sia in assoluto il momento per manifestarla, altrimenti torniamo in buon ordine al Palazzetto e rassegnamoci a vedere i playoff in tv per i prossimi anni.

Perdonate la retorica che contamina queste righe e grazie per avermi letto: forse non servirà a nulla ma io non riesco a rassegnarmi. Mettiamo da parte il disincanto e lo scetticismo.
Facciamo sentire che ci siamo anche noi.
Giancarlo Migliola (Niccolair)

Virtus Roma tifoso