Come sarà la nuova serie A di basket

La serie A 2020-21: numero di squadre, giocatori italiani e stranieri, format

Il calcio prova a portare avanti la stagione e se lo fa è prettamente per motivi legati a contratti di diffusione televisiva del prodotto che, se non incassati, manderebbero per aria il sistema. Altri sport come il basket, che i propri ricavi principali li ottengono dalla vendita dei biglietti, hanno già da tempo chiuso bottega e provano a immaginare come sarà la nuova stagione. Non necessariamente simile a quella che abbiamo visto fino a marzo a tutti i livelli, dal numero delle squadre al numero degli italiani e degli stranieri nei roster. Lega e Fip si confrontano su questi e altri temi e se ancora non esistono certezze, è possibile già oggi delineare alcune ipotesi sulla stagione della serie A 2020-21.

Numero delle squadre

E’ l’incognita più grande. Bloccando di fatto promozioni e retrocessioni, l’ipotesi iniziale di un campionato a 20 squadre diviso in due conference geografiche come la LNP è di fatto stata bocciata prima ancora che se ne iniziasse a discutere perché basta fare il conto di quante società professionistiche ogni anno spariscono o vanno in crisi o non hanno i mezzi per completare la stagione per renderla impraticabile.

L’orientamento è perciò quello di avere una serie A con un numero di squadre pari, contrariamente al 2019-20 nel quale a turno ogni settimana una squadra riposava. Il presidente Gandini ha ipotizzato un torneo a 18 squadre, ovvero le 17 già presenti in serie A in questa stagione più una diciottesima da promuovere dalla A2. I criteri per la scelta ruoteranno intorno a solidità economica della società, capienza dell’impianto, storia e posizione in classifica al momento dell’interruzione del campionato. Ma anche questo scenario rischia di non essere realistico perché a causa della crisi molte squadre di serie A potrebbero non avere i mezzi per giocare nel massimo campionato e infatti la Fip permetterà a chi ne farà richiesta di autoretrocedersi in LNP, come fece la Virtus Roma nel 2015. E’ possibile perciò che il campionato possa scendere a 16 se non a 14 squadre. Il che non è necessariamente una cattiva notizia, perché ipoteticamente un numero inferiore di roster dovrebbe aumentare la qualità tecnica degli stessi, ovvero risolvere uno dei problemi del basket italiano degli ultimi anni. Quello di un livello molto spesso davvero basso.

Giocatori

Questo in un mondo normale, quello che conoscevamo fino a ieri. Quello di domani presenterà scarsa liquidità e scarsa attrattiva economica di certi campionati rispetto ad altri. Non solo per criteri tecnici, ma anche logistici e sanitari.

Molti americani venivano a giocare in Italia con la prospettiva di guadagnare più soldi rispetto a campionati locali inferiori alla Nba come la G League. Adesso quel divario economico potrebbe essere livellato e a parità di ingaggio, o con la prospettiva di guadagnare di meno ma non tanto di meno, un americano potrebbe decidere di rimanere negli Stati Uniti piuttosto che tentare l’avventura europea.

Discorso che potrebbe essere allargato alla salute. Se alcune nazioni si dimostrassero più sicure nella gestione dei contagi, se venissero percepite come destinazioni prioritarie dove giocare senza il rischio di ammalarsi, la scelta potrebbe essere fatta con questi criteri. Quindi potremmo avere una situazione nella quale accedere a giocatori stranieri, non necessariamente americani, di buon livello potrebbe diventare più difficile. A quel punto anche il valore dei giocatori italiani sul mercato avrebbe una svolta. La Fip di Petrucci si è sempre battuta per dare agli italiani più minuti e responsabilità in campo con la prospettiva di rendere la nazionale più competitiva, ma non ha mai raggiunto questo risultato e anzi ha ottenuto l’effetto contrario di rendere gli italiani merce più pregiata dal punto di vista economico ma non da quello tecnico. Se la formula del 5+5 o 6+6 andrà rivista, se gli stranieri diventeranno meno accessibili, è probabile che cali anche il valore di mercato dei giocatori italiani.

Se si fa ricorso quasi esclusivamente a loro, non c’è motivo di pagarli più di stranieri che non saranno accessibili. E se non ci sono soldi, nessun giocatore italiano potrà fare valere il proprio passaporto in fase di trattativa perché una società deve metterlo per regolamento dentro il roster. Le conseguenze sarebbero principalmente due. La prima, più immediata, è impoverire ancora di più tecnicamente un campionato che era già povero. La seconda, in prospettiva, è che più italiani in campo e con responsabilità ad alto livello potrebbero generare una nuova generazioni di giocatori più competitiva e preparata.

Format Basket Serie A 2020-21

Il problema principale del basket italiano è che senza pubblico non ci sono introiti. Il problema principale del coronavirus è che per essere combattuto ha bisogno di distanziamento sociale. Per questo la pallacanestro vive una situazione contrapposta a quella del calcio, a cui basta un prato e qualche telecamera per montare una partita e trasmetterla in televisione per sopravvivere. Le società hanno già espresso la propria volontà di non continuare questa stagione a porte chiuse, ma non esiste nessuna garanzia che a ottobre si possa riprendere giocando davanti al pubblico.

Si cercherà di spostare l’inizio della nuova stagione in avanti, a gennaio nell’ipotesi più estrema. Ma non si potrà andare molto oltre perché il calendario, tra serie A e coppe, diventerebbe ingestibile. La Lega proverà a trovare partner affidabili per la trasmissione delle partite e sta parlando con Sky, Eurosport, Rai, Dazn e Mediaset per capire che margini esistano alla ricerca di un nuovo contratto più remunerativo ma della durata di un anno vista la situazione di emergenza. La situazione di partenza del basket italiano è fortemente penalizzata dal fatto che uno sport già ai margini del mainstream sportivo su tutti i media vivrà un’assenza di visibilità, un vero e proprio buco nero, fino al momento della ripartenza. La leva su cui fare forza da parte della Lega è questa. Se dobbiamo giocare a porte chiuse, i tifosi che prima venivano al palazzetto si metteranno davanti alla televisione per vedere le partite e l’appetibilità agli occhi delle emittenti aumenterebbe. In qualsiasi momento si ricominciasse, ci sarà una forte voglia di sport in tutto il paese. E’ possibile che non un gigante come Sky ma qualche broadcaster con meno potenza di fuoco voglia investire sugli sport minori.

Il punto però è quanto. Non è detto che le esigenze delle società dal punto di vista dei costi di gestione di un’intera stagione siano compatibili con quanto un’emittente sia disposta a investire per trasmetterla. Da un lato investire sul basket ha costi più accessibili rispetto al calcio e questo sarà ancora più vero nella prossima stagione, dall’altro ogni emittente dovrà fare i conti con la crisi economica e potrebbe non avere la liquidità sufficiente per mettere sul piatto una cifra che permetta alla Lega di sopravvivere giocando alcuni mesi o l’intera stagione senza pubblico.