Virtus Roma, Toti lascia dopo venti anni, futuro incerto

Claudio Toti dice addio alla Virtus Roma dopo venti anni e adesso il futuro del basket di vertice nella capitale è a rischio

La domenica cestistica della capitale è stata sconvolta da un fulmine a ciel sereno. Solo la settimana scorsa Alessandro Toti, figlio di Claudio e al momento presidente della Virtus Roma, in un’intervista a Repubblica aveva parlato del futuro della società spiegando che per la prossima stagione il proposito sarebbe stato quello di confermare il budget del 2019-20 ripartendo anche da Bucchi in panchina e Spinelli come gm. Il sito della società ha invece riportato ieri pomeriggio una lettera aperta di Claudio Toti, proprietario della Virtus dal 2000, nella quale annuncia l’addio. Queste le sue parole.

Dopo venti anni di impegno nel basket nazionale sono costretto, mio malgrado, ad annunciare il mio disimpegno dalla Pallacanestro Virtus Roma. È una decisione importante e sofferta, ma non me la sento più di andare avanti. In questa difficile scelta ovviamente ha inciso in maniera preponderante l’emergenza legata al covid-19, che mi obbliga a dedicare le mie energie e le mie risorse nelle aziende di famiglia, piuttosto che nello sport. Ho naturalmente anche informato le Istituzioni cittadine, regionali e sportive. Non è stato facile fare basket in una grande città come Roma, dove il calcio fagocita attenzione e interessi, ma nonostante tutto io l’ho fatto, e non me ne pento, avendo sempre potuto contare sul supporto ed aiuto di chi mi è stato veramente vicino. E proprio per questo oggi per me è un grande dolore dover interrompere un percorso iniziato venti anni fa, con entusiasmo, passione e dedizione, ma che oggi non mi è più possibile proseguire. La situazione economica del Paese è profondamente cambiata e io ritengo doveroso e imprescindibile concentrare i miei sforzi altrove. Metto a disposizione il pacchetto azionario della squadra a chiunque voglia investire nel mondo del basket, coltivando i valori dello sport. Auspico che la Pallacanestro Virtus Roma possa trovare un nuovo imprenditore disposto a rilanciare la società che è fatta di uomini e donne alle quali va il mio più sincero ringraziamento per la professionalità e la dedizione che hanno mostrato in questi anni. Per loro sono profondamente dispiaciuto. Ringrazio tutti gli atleti, con cui ho condiviso in questi anni sogni, vittorie e imparato dalle sconfitte; ringrazio gli sponsor e soprattutto i tifosi, che hanno sempre sostenuto i colori della Virtus. Come detto, la squadra e la società esistono e sono a disposizione di chi vuole entrare in questo mondo, dove ho investito risorse ed energie ricevendo forse meno di quanto ho dato. Io mi fermo qui, ma mi auguro che la Virtus possa, invece, continuare per raggiungere importanti risultati sportivi e per regalare ancora gioie ed emozioni‘.

Considerazioni da un certo punto di vista inevitabili e che probabilmente toccheranno anche altre società di serie A, alle prese con l’assenza di liquidità e la prospettiva di fare ripartire la prossima stagione senza pubblico, ma tempistica decisamente insolita e inaspettata anche in conseguenza delle parole del figlio di pochi giorni prima. Per anni a Roma ci si è lamentati dell’assenza di partner che potessero aiutare la famiglia Toti a portare avanti la pallacanestro di vertice ma la stessa famiglia Toti ha spesso dimostrato una certa allergia a lavorare in sinergia non solo con la città ma anche con altri imprenditori che nel corso del tempo avevano provato a esplorare l’ipotesi di entrare nel basket della capitale. La Virtus nel 2015 si era già retrocessa dalla serie A alla A2 per garantirsi la sopravvivenza, una scelta che aveva diviso in due la città così come la rinuncia all’Eurolega dopo la finale del 2013 persa contro Siena e giocata, ancora per scelta di Claudio Toti, al Palazzetto dello Sport anziché al Palaeur rinunciando a una considerevole fetta di pubblico. In venti anni la Virtus di Toti ha vinto un solo trofeo, la Supercoppa del 2000 quando la società non era ancora completamente sua perché si stava completando la transizione dall’era di Giorgio Corbelli, giocando due finali scudetto (l’altra persa ancora nel 2008 contro Siena) e una finale di coppa Italia (nel 2006 persa contro Napoli al supplementare). Sotto la sua gestione si sono visti tanti campioni (Myers, Anthony Parker, Bodiroga, Datome), tanti grandi allenatori (Pesic, Repesa) ma praticamente nessuna vittoria. E’ fisiologico considerare che il momento per l’addio è in assoluto il peggiore possibile in ottica Virtus Roma, perché arriva in un momento di criticità assoluta per la città, per i suoi imprenditori e per chi voglia investire nel basket non solo nella capitale ma nel resto del paese. A meno che non emergano nuovi protagonisti durante l’estate, la Virtus Roma come l’abbiamo conosciuta fino a ieri potrebbe essere finita. Claudio Toti per anni si è lamentato di essere stato lasciato da solo a gestire la Virtus, e lascia sola la Virtus nel momento in cui la Virtus aveva più bisogno di essere accompagnata verso il futuro. Che adesso è un rebus insolubile.