La Virtus torna ad abbracciare il Palaeur: vi racconto il cancello L!

Ufficiale la decisione del club capitolino, è il primo passo verso i livelli che competono a una società così gloriosa. Il mio ricordo del cancello L.

Un paio di giorni fa la Virtus Roma ha ufficializzato il ritorno al Palalottomatica, o Palaeur come mi piace chiamarlo. A parte il fatto che da casa mia ci si arriva in 7 minuti, invece dei 47 necessari per raggiungere viale Tiziano, credo sia il primo passo verso il ritorno ai livelli che competono a una città come Roma e a una società gloriosa come la Virtus. Al Palaeur abbiamo scritto le pagine più belle della nostra storia, Palaeur è casa.

E quindi vale la pena riproporre un pezzo scritto nel 1996, proprio a proposito del Palaeur e di chi lo popolava.

Gli scienziati asseriscono da qualche settimana che un gigantesco meteorite entrerà in collisione con il nostro pianeta tra una decina di anni. I danni in caso di urto sarebbero ingenti, paragonabili solo a quelli provocati da un concorso pubblico all’Ergife in un giorno di pioggia e con la Metro in sciopero. Quello che gli scienziati hanno evitato di dire è che se il meteorite stopperà la Terra, lo farà in Europa, anzi in Italia, anzi a Roma, anzi all’Eur, anzi al Palaeur, anzi in prossimità del cancello L. Se il pianeta tutto è in allarme, figuriamoci la Virtus, costretta nei prossimi anni a rivedere la sua politica dei prezzi. Il meteorite sarà pure composto di materia grezza ma cretino non è di certo e la scelta del cancello L è, a mio avviso, tutt’altro che casuale.

Il cancello L è sempre stata la cartina al tornasole dei successi della Virtus. Descrive il lato lungo (invenzione dei Ferruzzi che quando potevano, applicavano terminologie vicine alla geometria: lato, tangente, ecc.), il posto dove entra la gente sulla quale il resto del Palaeur si interroga se sia più facoltosa, più fessa o più raccomandata. Al cancello L puoi trovare scolaresche accompagnate dai professori, professori accompagnati da scolaresche, mogli dei giocatori, ex-giocatori, ex-mogli dei giocatori, mogli di ex-giocatori, tifosi storici, cugini rumeni di terzo grado di un custode del Palaeur, tifosi nemici infiltrati.

Dal cancello L puoi aspettarti di tutto: una partecipazione alla partita formale e di circostanza, uno striscione come “Busca deve da gioca’”, le richieste di autografi ai giocatori della Virtus ma anche agli avversari a fine partita. Il cancello L costa di più ma nessuno al mondo sa bene perché: costa di più e basta. Il cancello L è sempre inquadrato dalle telecamere e serve a calcolare il livello di sconforto: se è poco popolato, vuol dire che nel resto del Palazzo i bibitari fanno la parte delle oasi, con tanto di palme. Quando è gremito, il resto del Palaeur risulta vivace e rumoroso perché, tra i tanti doveri istituzionali, il tifoso del cancello L ha quello di fungere da collegamento sonoro tra il cancello R ed il D. Se i cori non vengono sostenuti dall’elle, arrivano all’altro capo del Palazzo sbiaditi e poco convincenti.

Al cancello L leggono CtC con fare scettico, buttano uno sguardo alla copertina e poi se lo piazzano elegantemente sotto il sedere e lì lo lasciano salvo sbirciare tabellini e classifiche da quello del vicino che adopera la stessa tecnica di preservazione del pantalone di velluto appena ritirato dalla lavanderia ma che, più lungimirante, all’entrata se ne è fatti dare due (“me ne dai uno per mio figlio, fa la collezione da 10 anni”). Al cancello L siedono non necessariamente in prima fila, anzi spesso se ne restano isolati nelle zone alte, alcuni perché avvinti da una visione più prospettica e d’insieme del parquet, altri perché terrorizzati dal traffico del fine-partita: questi ultimi iniziano ad infilarsi la giacca al quarto minuto del secondo tempo, si arrampicano per le scale con una certa ansia salvo poi godersi gli ultimi 15 minuti in piedi e con un monsone gelido che gli soffia alle spalle. Arrivano a casa 30 secondi prima, poi stanno un mese a letto con la febbre.

Se i frequentatori degli altri cancelli sono più agevolmente classificabili, quelli del cancello L sfuggono con destrezza ai luoghi comuni. Non sono snob, non se la tirano e non fanno i superiori tanto è vero che ogni tanto si assiste alla visione dello scavalco al contrario e cioè a personaggi mitologici che saltano dal settore più costoso a quello meno costoso. Sono stato anche io un esponente della tribù del cancello L negli anni del Messaggero, quando per potermi vantare al bar di sedere nella “Tribunissima Virtus”, ogni anno godevo nel versare 475.000 lire (sì, 475) nelle casse della società. Devo dire che quell’ambiente rarefatto, rotto solo ed esclusivamente da battute sporadiche ed irresistibili un po’ mi manca. Ora so che loro sanno vivere la partita meglio di altri: senza schemi, senza pregiudizi, senza atteggiamenti preconfezionati. In fondo, nell’eterogenea etnia del cancello L c’è tutta l’essenza del romano medio.

Apatico, distratto, verace, sornione, pungente e creativo. Il meteorite ci ha visto giusto.

Foto Archivio Privato Giancarlo Migliola