Il Mondiale di Puerto Montt, tra cani randagi, palazzetti gelidi e la Pichanga

Nel 2011 le Azzurre giocarono nel nord della Patagonia, nel pieno del freddo inverno cileno. Un'esperienza indimenticabile.

Ieri ho provato a raccontarvi la magia che pervade un Campionato Mondiale Giovanile. Oggi, per rendere l’idea, vi ripropongo il pezzo che scrissi al termine del Mondiale Under 19 che nel 2011 si giocò a Puerto Montt, paesotto cileno della Patagonia del Nord. Partimmo da Madrid con 38 gradi e dopo 19 ore di volo arrivammo lì e il termometro stazionava intorno allo zero. Nelle palestre locali, alcuna forma di riscaldamento. Un posto incredibile, un’accoglienza meravigliosa che per dieci giorni ci fecero sentire delle rockstars. Emozioni che ancora sono vive, pure se il risultato in quella occasione non ci sorrise.

A come Ande
Le abbiamo sorvolate, osservate con devozione dalle finestre dell’albergo, temute ogni volta che il vulcano cileno riprendeva a starnutire. La Cordigliera è stata parte integrante della nostra Overland azzurra, presenza discreta ma imponente dei 16 giorni nel Sud del Mondo che non dimenticheremo mai.

B come Bionde
Non ne esistono in Cile, non sono più in produzione da anni. Ecco perché le nostre giocatrici con i capelli dal castano al biondo sono state particolarmente applaudite ed ecco spiegati anche i motivi della venerazione dei cileni per Raffaella Carrà.

C come Cile
Avere la pretesa di conoscere il Cile e i cileni dopo 15 giorni trascorsi a Puerto Montt è come illudersi di aver assorbito usi e costumi italiani dopo due settimane a Campobasso. In realtà il Paese degli Inti Illimani si snoda per più di 4500 chilometri di America e non può che contenere diverse anime culturali e sociali al suo interno. Quelle che abbiamo conosciuto noi, però, ci sono piaciute tutte: è stato il sorriso è il vero logo del Mondiale Under 19 Femminile del 2011.

D come “Dai ca…o”
Ripresa da Ruggero De Ceglie che su Mtv lo ripete ossessivamente al figlio Gianluca, questa colorita forma di incitamento ha presto preso piede nella panchina azzurra durante le partite e di riflesso anche presso le 50 ragazze cilene che ci hanno sostenuto a gran voce durante le nostre gare: un’altra singolare forma di esportazione del marchio Italia, che ovviamente ha fatto sorridere un po’ tutti.

E come Erwin
L’attache più amato dagli italiani, non fosse altro che per il fatto che accompagnava la nostra Nazionale e non un’altra. Altezza trascurabile, look da Beatles sfiorito, cuore immenso, disponibilità illimitata e interessi zero a parte la nostra serenità in terra cilena. Ci ha salutato piangendo all’aeroporto di Puerto Montt, tornato a casa ci ha scritto su Facebook “I really miss you, Crazy Italians”. Mancherà.

F come Foche
Le abbiamo viste, pronti a giurarlo, e a sostenere la nostra tesi presto usciranno delle prove-video. La verità, però, è che le foche che sono fugacemente emerse dall’Oceano nel corso del nostro trasferimento a Chiloe sono immediatamente tornate sotto il pelo dell’acqua. C’è chi giura di averle sentite: “Chi sono, gli Stati Uniti? Ah no, l’Italia. Com’è arrivata? Decima? Addio”. Emozionanti, però, per quel poco che si è visto.

G come Giappone
Normodotate, identiche una all’altra come nel più trito luogo comune che accompagna il Paese del Sol Levante, eppure irresistibili soprattutto quando come contro l’Italia hanno chiuso il primo tempo con 7 su 7 da 3 tirando a due mani dal petto. Il Giappone ha entusiasmato i cileni per il gioco istantaneo, spumeggiante, ossessivo nell’uno contro uno e il successivo scarico verso l’esterna dopo aver preso vantaggio. Una trottola infernale che ha fatto ammattire quasi tutte le squadre e tra queste le azzurre, sommerse da 97 punti (51 nei primi 20’).

H come Hortencia
Colore dello smalto ogni giorno diverso, pantacollant modello velina, chioma fluente e ancora biondissima. La presenza di Hortencia nel nostro albergo, tanto per volare bassi, non è passata inosservata nonostante i 52 anni ma la sua partecipazione al Mondiale è stata tutt’altro che di facciata: quotidiani i gesti di affetto verso le giocatrici carioca e folcloristico il sostegno assicurato dalle tribune. Con la Russia ha anche rischiato di invadere il campo quando nel finale concitato le brasiliane non commettevano fallo sul -3 e correvano il rischio di beccare la tripla del supplementare.

I come Idolo
Stiamo parlando di Roberto Chiari, l’arbitro che ha onorato la partecipazione della Fip con la designazione per la finale Stati Uniti-Spagna. In realtà Roberto è diventato l’idolo assoluto della nostra spedizione e di mezza Puerto Montt dopo un paio di esibizioni canore in un pub-karaoke: indimenticabile poi la sua gestualità in mezzo al campo, così come il riscaldamento pre-partita molto più assortito e completo di quello dei suoi colleghi.

L come “Lonely Planet”
Se comprate quella del Cile e per qualche misterioso motivo cercate Puerto Montt troverete l’accostamento a Puerto Mortt. Analogia che ci ha scoraggiato prima di partire e che ora, puertomontini di adozione, un po’ ci ferisce.

M come Maffenini
Senza fare torto alle altre giocatrici di Lucchesi, la faccia tosta dell’esordiente in maglia azzurra Maffenini (le altre erano Di Donato e Zanus Fortes) è stata una delle note più liete della nostra spedizione. Ancora da disciplinare a livello tattico, Giulia in campo ha però sprigionato un’energia pazzesca, preziosa anche a rimbalzo offensivo in mezzo ad avversarie a cui rendeva almeno 10 centimetri. Suo il tap-in decisivo nel finale vincente con la Cina.

N come “No”
E’ l’eloquente risposta che ci siamo sentiti dare dal simpatico Miguel, il responsabile dell’Arena Puerto Montt e del calendario degli allenamenti di tutte le squadre. La nostra domanda, incrociato Miguel alla vigilia dell’inaugurazione del Mondiale mentre un trattore girava per il campo e il parquet era ancora mezzo smontato, era stata: “Hola Miguel, como estas? Todo bien?”…

O come Olanda
Ci si giocheranno i prossimi Mondiali Giovanili Femminili, quelli Under 17 del 2012: un motivo in più per tifare la squadra di Renato Nani, che dal 4 al 14 agosto a Cagliari deve centrare uno dei primi cinque posti per accedere alla rassegna iridata. Certo che passare dal Cile all’Olanda è un po’ come ascoltare prima Beethoven e poi gli U2.

P come Pichanga
E’ il piatto tipico del Cile del Sud, temiamo voglia dire “mettici dentro tutto quello che ti passa tra le mani mentre sei in cucina”: i più incoscienti di noi l’hanno sperimentato a Chiloe, rinvenendo nella pietanza patate fritte, uovo, aloe, prosciutto cotto, pomodori, alluminio, carciofini e gras porcellanato. La digestione della Pichanga è dilazionata nei 90 giorni successivi all’assunzione, così ci hanno detto: entro fine ottobre dovrebbe essere tutto risolto, insomma.

Q come Quindici
Quindici e non sedici sono state le squadre del Mondiale. Della Nigeria abbiamo visto solo la bandiera esposta in bella mostra alla Puerto Montt Arena e niente altro. Un’assenza che ha condizionato la competizione (il Cile si è ritrovato tra le prime 12 con 3 sconfitte) e che ha stonato nell’economia di un Mondiale che non ha brillato quanto a logistica. Per maggiori informazioni chiedere ai due arbitri costretti a dormire in aeroporto perché nessuno si era ricordato di andarli a prendere.

R come Riscaldamento
All’inizio pensavamo che non funzionasse, all’interno degli impianti sportivi, poi ci hanno spiegato che i termosifoni non erano attivi probabilmente perché non esistevano. Col passare dei giorni ci siamo abituati, comunque, e il folto pubblico della Puerto Montt Arena ha finito per riscaldare l’ambiente. Quando si dice, il calore umano…

S come Studenti
Inferociti per l’eccessivo costo degli studi universitari e per la tutela insufficiente dei diritti umani, hanno manifestato per mesi ottenendo qualche apertura dal Governo cileno proprio il giorno in cui noi abbiamo lasciato il Sudamerica. E forse c’è anche un rapporto di causa-effetto, tra le due questioni…

T come Tennis Tavolo
Tra uno stiramento agli adduttori e una contrattura all’inguine, Umberto Alliori l’ha spiegata a tutti, quanto a maestria nel ping pong. Dopo aver umiliato le deludenti cinesi di Taipei (21-1 il parziale, altro luogo comune abbattuto), l’assistente di Lucchesi ha spezzato le reni ad australiane e americane prima di tornare in Italia. Un’altra emozione destinata a rimanere scolpita nella memoria, a un anno esatto dall’oro di Poprad.

U come “Usted abla Espanol?”
L’abbiamo chiesto un po’ a tutti, in giro per Puerto Montt, incuranti del fatto che in Cile tendenzialmente tutti lo parlassero e che noi invece non fossimo in grado di dire altre frasi di senso compiuto.

V come Vuvuzelas
Già fastidiose in uno stadio, sono insopportabili in un ambiente chiuso. I cileni le hanno utilizzate nei primi giorni del Mondiale ma poi le hanno messe via quando si sono resi conto che il disturbo sonoro era insufficiente per infastidire Australia o Francia. E forse lo sarebbe stato anche un bazooka, vista la differenza in campo…

W come Wireless
L’ultima coltellata alla nostra presunzione di uomini occidentali e tecnologici ce l’ha data l’improbabile ferryboat che ci ha portato da Puerto Montt a Chiloe, tra delfini, foche e Capitan Findus. Il ponte del suddetto ferry, infatti, recava una scritta mezza arruginita “Free Wireless Zone”: non era uno scherzo, c’era rete gratis anche lì…

Z come Zampa
Le centinaia di cani randagi di Puerto Montt non abbaiano, non mordono e non ringhiano. Solitamente dormono per risparmiare energie, elemosinano cibo ai passanti e se qualcuno (tipo quelli con la tuta Italia) si avvicina a loro con fare amichevole partono a scodinzolare e ti concedono la zampa destra. “Piacere, sono un cane affamato del Sud del Mondo”. Come abbiamo fatto a lasciarli tutti lì?

Foto Ufficio Stampa FIP