La Medaglia d’Oro di Kaunas? Ve la racconta Giovanni Lucchesi…

Quinta medaglia per il coach romano, che a Kaunas è salito sul gradino più alto del podio superando Francia, Spagna e Repubblica Ceca in finale.

Vi avevo avvisato, stava per rifarlo. L’ha rifatto. Quinta medaglia per Giovanni Lucchesi, stavolta d’Oro a distanza di 8 anni da quella di Poprad, nel 2010. Della spettacolare Under 16 che a Kaunas ha steso tutti ho già scritto diffusamente, meglio che a raccontarci questi 10 giorni indimenticabili sia chi queste ragazze le ha allenate.

Col massimo rispetto per tutte le squadre , vincere l’Europeo affrontando e battendo Francia e Spagna prima della finale, certifica un torneo di valore assoluto?
La formula da qualche anno a questa parte è diventata una piccola lotteria che ha un momento fondante, e a volte poco rimediabile, nel sorteggio delle squadre e poi soprattutto dei gironi. Gli “incroci” successivi sono prestabiliti, ma un passo falso sposta una squadra in una parte piuttosto che in un’altra del tabellone. Dopo l’ottavo comodo ci siamo trovati di fronte “anche” la Francia. Vincere con questo percorso netto è come la “prova delle sei barriere” a piazza di Siena per cavalli e cavalieri: si alzano sempre più gli ostacoli sistemati consecutivamente. Siamo saliti davvero #oltre ogni ostacolo. I numeri non mentono: secondo miglior attacco, seconda compagine per rimbalzi, seconda per i recuperi. Meravigliose ‘ste ragazze.

Tanti momenti di difficoltà nelle ultime tre partite. Superati come?
Queste ragazze hanno sublimato il concetto di gruppo per essere da subito squadra. Gerarchie definite, ruoli e competenze chiare, accettazione: l’essenza della squadra che ingloba il concetto di gruppo. E questo anche nello staff: Nazareno, Andrea e Caterina, parte tecnica; Alessandra, Pia parte sanitaria; Annalisa e Franz parte organizzativa. A loro va un grazie immenso, che non basta, ma che ha portato a un oro appagante. La squadra, molto più del gruppo ha superato le difficoltà, trovando protagoniste mai sorprendenti, ma solide. E la preparazione delle partite grazie a Nazareno e Andrea è stata sempre una garanzia.

Cosa ti è passato in mente, in finale prima sul +22 e poi sul +3?
Che la stanchezza, umana, stava prendendo il sopravvento; che qualcosa che avevamo meritato rischiava di esserci sfilata dalle mani. Che dovevo restare tranquillo. Che le ragazze avrebbero reagito. Così è stato.

Il complimento più bello ricevuto a Kaunas?
L’applauso al rientro in hotel delle altre delegazioni. Spontaneo e molto importante; anche perché siamo una compagine che porta avanti il nome Italia e i valori della Federazione con il consueto fair play e la consueta rispettosa serenità. E che ha giocato una buona pallacanestro.

Opportuno, e legittimo, il ringraziamento a tutti coloro che lavorano con queste ragazze negli altri 330 giorni.
Convinto. Perché gli allenatori non sono tutti privilegiati come posso sentirmi io. La Federazione mi e ci mette a disposizione tutto, nulla manca. Spesso accanto ai coach che lavorano nelle società strutturate ci sono quelli che per necessità, non certo per costrizione, devono preparare allenamenti, guidare pulmini, fasciare le ragazze, pulire un campo per permettere alle atlete di non scivolare. E dico questo perché questo ho fatto con orgoglio. Questa medaglia è per tutti e di tutti. Senza la preparazione e i sacrifici di allenatori e società non avremmo il materiale con cui costruire squadre. Serena riflessione. Oggettiva.

Cinque medaglie. Una frase per ognuna.
Katowice 2008: la sorpresa e lo stupore. Il pensiero a mia madre morta qualche mese prima.
Poprad 2010: la gioia dell’impresa e guarda caso anche li battendo Francia e Spagna.
Matosinhos 2015: Il riconoscimento al migliore gruppo, quello della Repubblica Ceca. Ma dopo, forse insieme, c’eravamo noi…
Saragozza 2016: L’emozione allo stato puro, il mondo a guardarci, i complimenti degli scout americani, la consapevolezza di una buona pallacanestro.
Kaunas 2018: la gioia negli occhi delle ragazze, “libere di liberarsi” in sorrisi e mai lacrime, La soddisfazione matura, fortissima di uno staff sempre stretto a coorte.

Otto anni dopo Poprad, l’Inno di Mameli cantato dal podio è sempre emozionante?
(A parte Nazareno stonato come una campana)… Non può non esserlo. L’emozione la “senti” sulle note, sulle parole, guardando in alto una bandiera finalmente in mezzo. E poi le ragazze con la divisa Azzurra che ci rappresenta meravigliosamente. E poi le famiglie in lacrime perché sanno che hanno contribuito a dare ragazze educate e ricche di valori. Sul gradino più alto. E Sabonis, una leggenda, che ti premia ed è comunque più alto di te che sei su un podio… tanta roba, ma davvero…

Foto Ufficio Stampa FIP