Davide Barco, l’artista italiano che disegna per l’NBA

La passione gli è stata trasmessa dal padre, si emoziona quando disegna Michael Jordan

Davide Barco illustratore NBA e delle Nazionali di Basket e Rugby

Ho conosciuto Davide qualche anno fa, quando ha iniziato a collaborare con la Federazione Italiana Pallacanestro. Prima ne avevo ammirato le tavole in giro sulla rete, anche sui Social della NBA. Un artista. Un ragazzo sensibile ma con le idee molto chiare. Un amico.

Disegnare: una passione che nasce come e quando?
La passione per il disegno che io ricordi l’ho sempre avuta, fin da piccolo. Mio papà è un disegnatore “mancato” e quindi sfogava la sua vena creativa a casa sui fogli da disegno e io ho sempre ammirato la leggerezza con la quale disegnava. Credo che il desiderio fosse più che altro diventare bravo come lui.

Giochi a Basket, a che livello?
Gioco nel Magic Utah, un gruppo di amici, una seconda famiglia, e assieme proviamo a dire la nostra nel campionato di promozione.

Una leggenda metropolitana parla di un tuo buzzer-beater. Confermi?
Confermo, è successo quest’anno. Punteggio pari a 6 secondi dalla fine ho preso un rimbalzo in difesa e mi sono fiondato in attacco, ovviamente contrastato e rallentato provo il “tiro della speranza” da metà campo. Tabella, dentro.

Le squadre per cui tifi, nei vari sport (NBA, NFL, NHL, MLB)
In NBA ho sviluppato “a mia insaputa” e con una presa di coscenza tardiva un amore inspiegabile per i NY Knicks, prima mi piaceva seguire una serie di squadre, quasi più guidato dai giocatori più interessanti del momento, ora invece “sanguino” orange and blue. Ma resto irremovibile nell’essere di religione Jordaniana.

Hai vissuto per anni a NYC. Raccontacela…
Avrei voluto viverci per anni, ma ci sono stato “solo” per mesi in momenti diversi. È la città che non dorme mai, è come si vede in tv, è come te la raccontano. È una città dai 1000 volti e chiunque ci vada troverà quello migliore, io ne sono perdutamente innamorato, respiri voglia di fare, di spaccare il mondo in due.

Lo sportivo che ti sei emozionato a disegnare.
MJ.

Lo sport più difficile da disegnare.
Al momento ho sofferto con baseball e football americano. Faccio fatica a disegnare gli sport di cui conosco poco “le regole”. Quindi siccome da “malato” di pallacanestro mi accorgo spesso quando qualcuno  disegna qualcosa legato al basket ma non ne è un conoscitore, ho sempre il timore di fare lo stesso errore con sport che non conosco. Cerco di evitare questa ansia documentandomi il più possibile.

Il giocatore più difficile da disegnare.
MJ, non sono mai stato all’altezza di fare qualcosa di memorabile come lo è stato lui.

Attualmente, con quali Leghe/Federazioni collabori?
Attualmente collaboro con NBA, Federazione Italiana Pallacanestro, Federazione Italiana Rugby, in passato ho lavorato anche con la Major League Soccers.

Un aneddoto legato alla tua attività.
Quando ricevetti la mail dalla NBA che mi chiedeva se ero interessato a collaborare ma nella mail non c’era la classica “firma” con il pienone con disclaimer vari e loghi istituzionali. Quindi all’inizio pensai ad uno scherzo e persi un’oretta scarsa a far ricerche “incrociate” per capire se il mittente esistesse davvero.

Nel tuo lavoro, in percentuale, quanta creatività e quanta tecnica?
Dipende dal progetto, a volte mi chiedono di rappresentare una scena ben precisa e quindi serve “solo” il mio stile o comunque il mio punto di vista, in quel caso è 80% tecnica e 20% creatività. In altri casi invece devo continuare a sbattere la testa sugli spigoli della scrivania fino a che non esce un’idea decente.

Il tuo sogno nel cassetto.
Al momento è quello di poter lavorare con un brand sportivo top level.

Ti emozioni ancora quando disegni?
Se non lo facessi dovrei trovarmi qualcos’altro da fare.

La più bella soddisfazione finora.
Non lo so, davvero, questo lavoro mi sta dando davvero molto. Direi la prima volta sul NY Times, ma anche quando Andre Drummond mi ha scritto su Instagram per chiedermi una stampa di un lavoro che lo ritraeva. Oppure quando Raffaella Masciadri e Giorgia Sottana mi hanno scritto in privato su twitter per ringraziarmi del lavoro fatto per la nazionale femminile. Sono gesti “non dovuti”, di pura gentilezza ma che scaldano il cuore.

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