Caso Froome concluso, assolto da ogni accusa

Chris Froome, vincitore di Tour e Vuelta la scorsa stagione, è stato trovato positivo al doping durante la corsa spagnola e dopo quasi otto mesi è stato assolto da Uci e Wada

 Chris Froome, vincitore del Tour e della Vuelta 2017, è stato trovato positivo nella corsa iberica vinta per la prima volta in carriera lo scorso settembre. Il leader della Sky molto spesso era stato sfiorato da sospetti di doping che sono stati sempre respinti fermamente da lui e dalla squadra.

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L’Uci ha diramato un comunicato nel quale ha fatto sapere che Froome è risultato positivo al salbutamolo, un broncodilatatore, in un esame del 7 settembre durante la Vuelta, dopo la 18° tappa, specificando che in virtù della natura di tale sostanza il ciclista non verrà sottoposto alla sospensione provvisoria obbligatoria. Le controanalisi, già effettuate, hanno confermato la positività.

Qui il comunicato integrale (in inglese) dell’Uci.

Si tratta di un famaco che Froome, affetto da asma, assume da tempo e per il quale dispone di esenzione per uso terapeutico. Il problema è che la concentrazione di salbutamolo nelle urine durante il controllo è risultata superiore alla soglia massima consentita di 1000 nanogrammi/millilitro. Una vicenda identica a quella che coinvolse Alessandro Petacchi e Diego Ulissi, squalificati rispettivamente per un anno e nove mesi. Per un simile episodio Froome a norma di regolamento rischierebbe fino a quattro anni di squalifica e la revoca della Vuelta 2017.

Questo il comunicato della Sky – ‘Chris soffre d’asma sin dall’infanzia e usa un farmaco molto comune, il salbutamolo, per prevenire e curare i sintomi dell’asma da sforzo. Si tratta di un farmaco permesso dalle regole della Wada, per il quale non è necessario nemmeno il TUE (esenzione per uso terapeutico) a patto che non si inalino più di 1600 microgrammi ogni 24 ore e più di 800 ogni 12. I sintomi dell’asma nell’ultima settimana della Vuelta si sono intensificati e su suggerimento del medico Froome ha aumentato il dosaggio di salbutamolo, pur rimanendo nei limiti. Molteplici fattori possono condizionare il risultato dei test: l’interazione del salbutamolo con cibo o altri medicinali, la disidratazione, e il tempo trascorso tra l’assunzione e l’esecuzione dei test antidoping.’

Le parole di Froome – ‘E’ noto che io soffro d’asma, e conosco perfettamente quali sono le regole. Su consiglio del medico ho incrementato i dosaggi di salbutamolo, ma sempre prestando grande attenzione a non superare i limiti. Prendo molto sul serio la posizione di leadership che occupo nel mio sport. L’Uci ha ragione a esaminare i risultati dei test e insieme alla squadra fornirò tutte le informazioni necessarie. Sono un ciclista professionista, corro con l’asma e ne tratto i sintomi ormai da dieci anni. So quali sono le regole, conosco i limiti e non li ho mai superati. Ho una procedura molto chiara quando uso il mio inalatore, ho fornito tutte queste informazioni all’Uci per aiutarli ad arrivare fino in fondo a questa vicenda.  Alla Vuelta stavo gareggiando contro avversari che erano alla ricerca di un qualsiasi punto debole. In un grande giro non potrei mai dire ‘sì, sono sofferente per qualcosa’ perché il giorno dopo i miei rivali salirebbero in sella ancora più carichi. Per questo motivo non ho detto niente durante la Vuelta’.

L’Uci ha riportato di avere informato il ciclista e la squadra il 20 settembre ed effettivamente la notizia, diventata di dominio pubblico solo la mattina del 13 dicembre, non ha sconvolto o cambiato i programmi di Froome che come detto in un videomessaggio prima della presentazione del Giro 2018 il 29 novembre aveva comunicato la sua presenza nella rincorsa all’unica maglia che gli manca, quella rosa.

E’ vero anche che di Froome si sa che è spesso soggetto a malattie croniche, dalla schistosomiasi alla blastocistosi passando perl’orticaria e che è sempre stato curato a base di certificati medici che alla Sky non mancano mai. Anche questo ha alimentato sospetti e dietrologie riportando la mente ai tempi di Armstrong, con il quale le analogie non mancano per modo di correre e per la scelta di privilegiare il Tour de France rispetto alle altre competizioni, come abbiamo scritto su queste pagine.

Le prospettive – La quantità di salbutamolo nelle urine di Froome era doppia rispetto a quanto consentito dalle regole della Wada, ovvero 2000 nanogrammi per millilitro. Per stabilire come e in che modo l’organismo del ciclisma produca e disperda la sostanza, come ribadito nel comunicato della Sky, verrà effettuato un test in laboratorio. Froome pedalerà sui rulli in condizioni di umidità e temperatura simile a quelle riscontrate in gara, assumendo quantità progressive di salbutamolo e producendo vari campioni di urina. Una procedura particolarmente stressante per l’atleta, che può essere ripetuta più volte nel caso in cui siano riscontrate anomalie o difficoltà a urinare, che consentirà di capire se l’assunzione in quantità lecita della sostanza corrisponde a una produzione di metaboliti nella norma o un’ipersecrezione che ogni tanto si verifica negli sportivi professionisti a causa di metabolismo speciale. Nel primo caso ci sarebbe evidenza dell’abuso da parte di Froome e una conseguente squalifica.

Froome in carriera ha vinto quattro Tour de France, una Vuelta ed è stato bronzo a cronometro alle Olimpiadi di Londra 2012 e Rio 2016. Di recente aveva dichiarato che nel 2018 avrebbe partecipato al Giro d’Italia con l’obiettivo di vincere l’unica grande corsa a tappe che ancora manca al suo palmares.

Le reazioni – C’è chi, come Vincenzo Nibali, ha commentato semplicemente che ‘si è trattato di un brutto giorno per il ciclismo e per Froome’. E chi, come Daniel Martin, è andato giù pesante con il corridore britannico e con la Sky. Il quattro volte campione del mondo a cronometro ha dichiarato:

‘Sono furioso. Altri corridori vengono immediatamente sospesi, a lui e al suo team è stato dato il tempo di spiegare tutto. Non ricordo un caso simile nel recente passato. È uno scandalo e a Froome non andava almeno consentito di partecipare agli ultimi Mondiali. Forse lui e la Sky godono di un trattamento speciale. E’ un brutto colpo alla già difficile lotta antidoping che sto guidando assieme a Kittel. Abbiamo bisogno di un approccio trasparente da parte dell’Uci, ma in questo caso si è trattato di un approccio non professionale e scorretto’.

Tanti asmatici tra i professionisti – Ricapitolando, Froome sostiene di avere semplicemente ecceduto con un farmaco per combattere l’asma. Ma è singolare verificare le statistiche che coinvolgono la popolazione mondiale afflitta da tale problema respiratorio e confrontarle con quella degli atleti professionistici. Tra gli essere umani che affollano il pianeta, il 4.5% soffre di asma, percentuale che sale al 10% in Inghilterra e negli Stati Uniti e rimane sotto il 5% in Italia. Nel 2012, dopo le Olimpiadi di Londra, fu calcolato che gli atleti affetti da asma ai giochi erano stati l’8%. E in discipline di fondo e fatica come ciclismo, nuoto e triathlon si arrivava al 20%. Alle Olimpiadi di Pechino del 2008 erano asmatici 17 corridori su 100 e vinsero il 29% delle medaglie. Curioso che in specialità nelle quali l’apparato respiratorio gioca un ruolo fondamentale in tanti soffrano di asma, mentre non è mai stato verificata una responsabilità diretta di queste discipline sportive nella causa di problemi respiratori.

I tempi – La stagione 2018 sta per entrare nel vivo, ma il rischio che ci voglia molto tempo per arrivare a una soluzione del caso Froome è reale. Lo ha spiegato Renato di Rocco, presidente della Federciclismo. Ci vorrà tempo prima che venga presa una decisione, perché questo caso si sta trasformando in una sfida. Prima tra i periti scientifici e adesso tra gli avvocati dei vari studi legali. Il rischio è che si ripeta una dinamica simile a quella del 2011 in un caso che inizia a somigliare a quello di Alberto Contador. Situazione che preoccupa particolarmente anche gli organizzatori del Giro d’Italia, al quale Froome aveva intenzione di partecipare.

La nuova stagione – Nonostante tutto, la preparazione di Chris Froome è continuata come se niente fosse e la maglia gialla è pronta all’esordio alla Ruta del Sol. Lo ha spiegato lo stesso corridore britannico, rimanendo come al solito criptico sul caso che lo ha coinvolto: ‘Ho fatto un grande blocco di lavoro a gennaio e ora ho bisogno di mettere altri chilometri nelle gambe. Spero di riuscire ad arrivare a capo di questa vicenda e sto lavorando duramente con il team per arrivare a una soluzione. Capisco che questa situazione abbia creato molti dubbi e capisco che ci sia una grande attenzione su questa vicenda. Non posso parlare molto perché c’è un processo in corso, ma spero che le persone apprezzino il fatto che stiamo lavorando duramente per risolvere la vicenda.

Sul tema si è espresso anche Dave Brailsford, team principal di Sky: ‘Sappiamo tutti che si tratta di un periodo difficile, ma è importante per tutte le parti che questo processo sia condotto in fretta. È una situazione complessa, ma stiamo lavorando duramente con Chris per risolvere le cose il prima possibile.’

Aggiornamento 2 marzo, anche Sky nella bufera

Lo scandalo doping che ha travolto Chris Froome potrebbe coinvolgere anche il team Sky. Il Daily Mail ha rilanciato una notizia secondo la quale nel 2011 la squadra e la formazione della Gran Bretagna, all’epoca seguite entrambe dal dottor Richard Freeman, avrebbe effettuato un ordine di cerotti al testosterone, pratica severamente vietata dal regolamento antidoping. L’inchiesta era stata inizialmente archiviata lo scorso anno perché sia Freeman che Steve Peters, psicologo del team Sky, avevano dichiarato di avere ricevuto il materiale per un disguido legato alle consegne e di averlo restituito al fornitore senza farne utilizzo. Invece il Consiglio Medico Generale avrebbe messo sotto inchiesta Freeman a causa di una mail nella quale il dottore chiedeva al fornitore di dichiarare che il pacco era stato inviato per errore. Questa mail potrebbe riaprire il caso e a quel punto anche la vicenda Froome assumerebbe una diversa prospettiva, facendo piombare la Gran Bretagna nel più grande scandalo legato al doping della sua storia sportiva.

Aggiornamento 5 marzo, accuse di doping anche per Bradley Wiggins

Un’indagine parlamentare inglese, il Department for Digital, Culture, Media and Sport, è giunta alla conclusione che Bradley Wiggins, l’uomo più titolato del ciclismo britannico nonché sua icona indiscussa, avrebbe assunto un potente corticosteroide, il Triamcinolone, prima del Tour de France 2012 poi vinto dal ciclista della Sky. Il team è accusato di avere aggirato le regole antidoping sfruttando l’esenzione terapeutica per assumere il farmaco al fine di migliorare le proprie prestazioni e non di curare l’asma. L’indagine riporta che Sky e Wiggins hanno in questo modo superato una linea etica, ovvero il concetto della vittoria pulita che il team ha sempre considerato elemento imprescindibile del proprio codice etico.

Nel report si parla anche di un pacco ricevuto da Wiggins durante il giro del Delfinato del 2011 che avrebbe contenuto il cortisonico e non il comune Fluimucil in vendita in ogni farmacia. Wiggins ha così reagito su Twitter: ‘E’ davvero triste constatare che si possano muovere accuse infondate alle persone e si parli di eventi mai accaduti come se fossero avvenuti realmente. Respingo con forza l’accusa di avere assunto farmaci al di fuori dell’uso terapeutico’.

Anche il team Sky ha diramato un comunicato stampa: ‘Il rapporto dettaglia nuovamente questioni su cui abbiamo già riconosciuto le nostre mancanze, ci assumiamo la piena responsabilità per gli errori che sono stati fatti. Abbiamo scritto al comitato nel marzo 2017, descrivendo in dettaglio i passi che abbiamo compiuto per correggere quei comportamenti. Tuttavia il rapporto afferma che il farmaco è stato utilizzato dal team per migliorare le prestazioni. Respingiamo con forza questa accusa e siamo sorpresi e delusi dal fatto che il Comitato abbia scelto di presentare un’accusa anonima così maliziosa, senza presentare alcuna prova e senza darci l’opportunità di rispondere. Questo è ingiusto sia per la squadra che per i corridori coinvolti.’

Il Sun ha aperto la sua edizione odierna con la notizia in prima pagina e mettendo insieme il caso Wiggins e quello Froome getta enormi ombre sul futuro della Sky non solo in questa stagione, ma anche sulla sua sopravvivenza nel mondo del ciclismo professionistico.

Aggiornamento 1 luglio, esclusione dal Tour de France?

Dopo la straordinaria vittoria al Giro d’Italia, il ciclista britannico potrebbe essere privato della possibilità di tentare la doppietta che nella stessa stagione non riesce da Marco Pantani nel 1998. Secondo Le Monde, a conferma di indiscrezioni che si sono susseguite per mesi, gli organizzatori del Tour intendono escludere Froome a causa del fatto che la procedura di accertamento per la vicenda del salbutamolo non ha ancora trovato una risposta definitiva. Nel dubbio di una classifica che potrebbe essere stravolta in caso di confermata positività, l’organizzazione della Grande Boucle non vorrebbe ritrovarsi nell’imbarazzante situazione già vissuta in passato con Armstrong e Contador. La Sky farà ricorso contro questa decisione e sarà la mattina di martedì 3 luglio a essere decisiva. Eventualmente un ricorso di urgenza potrà essere portato avanti anche al Tas di Losanna ma la corsa scatta il 7 luglio e i tempi sono stretti.

Aggiornamento 2 luglio, Froome assolto dall’accusa di doping correrà il Tour

Come riportato stamattina, l’Uci ha assolto il ciclista britannico da qualsiasi accusa di doping chiudendo così un caso che si era aperto a dicembre. La Wada ha comunicato all’Unione che non considera doping quanto successo e quindi non si è verificata una violazione del regolamento. La conseguenza è che non ci sarà nessuna sanzione nei confronti di Froome, vincitore legittimo della Vuelta 2017, del Giro d’Italia 2018 e che potrà partecipare al Tour de France.