Embiid torna e i Sixers battono gli Heat, Pelicans e Warriors sul 3-0

Philadelphia ritrova Embiid e con un quarto periodo devastante si riprende il fattore campo su Miami, i Pelicans travolgono ancora i Blazers e si portano sul 3-0, vincono anche i Warriors contro gli Spurs destabilizzati dalla scomparsa della moglie di Gregg Popovich

I risultati della notte NBA.

Miami-Philadelphia 108-128 (1-2)

I Sixers ritrovano Embiid e si riprendono subito il fattore campo con un quarto periodo devastante nel quale travolgono gli Heat. Partita equilibrata per tre periodi con le difese non tarate sull’intensità dei playoff, ma quando sembra che gara 3 si deciderà in volata Philadelphia mette sul parquet tutto il suo potenziale offensivo. La scintilla è una tripla di Simmons (19 punti, 12 rimbalzi, 7 assist e 4 recuperi) che con la sua regia alimenta altri cinque uomini in doppia cifra, l’intero quintetto più un Belinelli devastante (21 punti, 5 assist, 7/13 dal campo e 4/8 dall’arco). Nella sua prima partita playoff in carriera Embiid gioca con una maschera protettiva che non ne limita l’impatto (23 punti, 7 rimbalzi, 3 stoppate e 10/15 ai liberi) con Saric che continua a lavorare perfettamente su due lati del campo (21 punti, 7 rimbalzi, 4 assist e 4/7 dall’arco) e i Sixers mandano a bersaglio 18 triple tirando con il 50.6% dal campo. Miami subisce un parziale di 32-14 nell’ultimo periodo e non ha il contributo di Whiteside, incastrato in problemi di falli che lo limitano a 13 minuti. Dragic (23 punti e 8 assist), Johnson e Richardson erano stati positivi prima di essere travolti, manca invece Wade (8 punti e 2/10 dal campo) che era stato decisivo in gara 2. I Sixers possono mettere l’ipoteca sulla serie vincendo gara 4.

New Orleans-Portland 119-102 (3-0)

Ipoteca firmata dai Pelicans, che dopo avere conquistato due volte il Moda Center non devono nemmeno faticare per vincere gara 3, chiusa virtualmente dopo un primo periodo da 36-20. A fine primo tempo New Orleans è avanti 64-45 e la serata è a senso unico, il divario si dilata a trenta punti nel quarto periodo e non si vede come i Blazers possano anche solo pensare di allungare questa serie. Portland fatica a difendere sulle tante soluzioni offensive dei Pelicans, che dopo Davis e Holiday portano anche Mirotic a giocare la sua migliore partita in carriera ai playoff (30 punti, 8 rimbalzi, 3 recuperi e 12/15 dal campo) confermando probabilmente lo scambio con i Bulls il più azzeccato della stagione. I padroni di casa tirano con il 52.9% dal campo e hanno il solito contributo da Davis (28 punti e 11 rimbalzi), Holiday (16 punti, 7 assist e 3 recuperi) e da un Rondo che ai playoff sta alzando il livello in maniera sorprendente (16 punti, 11 assist e 7/12 al tiro). I Blazers, annichiliti difensivamente, perdono anche 24 palloni con Lillard e McCollum che da soli ne polverizzano 12, segnando in coppia 44 punti ma continuando a tirare in maniera pessima (5/14 il primo, 9/16 il secondo, 14/30 il totale). Stavolta manca anche il contributo di Nurkic e una serie che doveva essere combattuta per i Pelicans si sta trasformando in una formalità.

San Antonio-Golden State 97-110 (0-3)

I Warriors vincono anche gara 3 nella notte in cui tutti i pensieri sono dedicati alla moglie di Gregg Popovich, Erin, scomparsa dopo una lunga malattia. Ettore Messina fa il suo esordio da head coach ai playoff in una circostanza proibitiva, l’emozione all’AT&T Center è tangibile, gli Spurs provano a rendere la partita intensa ma alla lunga si arrendono al talento dei campioni e al proprio potenziale offensivo limitato che ne ha condizionato la stagione. Golden State allunga nel secondo tempo con Durant (26 punti, 9 rimbalzi e 6 assist) che fa anche in tempo a girarsi una caviglia senza conseguenze nel finale e Thompson (19 punti e 3/6 dall’arco) che conferma la propria crescita nei playoff. Iguodala e Green (20 punti, 10 rimbalzi e 11 assist in coppia) sono fondamentali nel bilanciamento su due lati del campo e i Warriors tirano con il 51.2% anche in una serata nella quale si fermano al 31.3% dall’arco. Gli Spurs danno tutto quello che hanno con Aldridge (18 punti, 10 rimbalzi e 4 assist) e Parker (16 punti e 2 assist dalla panchina) ma tirano con il 21.2% da tre e non riescono a trovare soluzioni offensive. Tutti i giocatori a fine gara confermano però che il basket è l’ultimo dei loro pensieri e ognuno di loro, compreso Steve Kerr che ha giocato per Popovich nella fase finale della carriera, ha un pensiero per una figura fondamentale nell’organizzazione degli Spurs.