La firma di Durant, Warriors a un passo dal titolo

Kevin Durant segna 43 punti e segna da nove metri la tripla che a un minuto dalla fine piega i Cavs, è 3-0 Warriors e manca una sola vittoria per il secondo titolo consecutivo

I risultati della notte Nba.

Cleveland-Golden State 102-110 (0-3)

La Quicken Loans Arena è territorio di caccia di Kevin Durant. Era stato suo l’autografo del 3-0 in gara 3 della scorsa stagione, è di nuovo sua la firma sul 3-0 di queste Finals che manda in discesa il patto tra i Warriors e il secondo titolo consecutivo, il terzo nelle ultime quattro stagioni. E la faccenda non è banale perché KD, spesso accusato di non essere decisivo nei momenti che contano, si prende letteralmente sulle spalle la squadra e la risolve segnando 43 pesantissimi punti, suo nuovo massimo in carriera ai playoff. Era arrivato nella baia per questo e anche Steve Kerr si aspettava da lui un rendimento del genere nelle notti più importanti. Quella di gara 3 è una notte non solo importante, ma anche difficile per i campioni. Il ritorno di Iguodala, che si rivelerà decisivo, riporta in campo un uomo chiave sul piano tattico ma non al meglio fisicamente e nel corso della serata anche Thompson e Curry soffrono vistosamente, il primo per un problema alla caviglia e il secondo per un dolore al ginocchio che lo manda brevemente negli spogliatoi alla fine del terzo periodo. Senza gli Splash Brothers a pieno servizio, ai Cavs basterebbe LBJ per giocarsela e vincerla. Cosa che in effetti fino a due minuti dalla fine sembra possibile e poi probabile.

Cleveland se la gioca a visto aperto, con intensità e provando a resettare le prime due sconfitte. Lo fa con il solito dominio a rimbalzo, ormai una costante nella serie, e creando tante piccole battaglie su due lati del campo che la tengono avanti nel punteggio nel primo tempo e se resistono alla mareggiata è solo perché Durant segna 24 punti nel primo tempo. I Warriors non pungono dall’arco e a tre minuti dalla fine Kevin Love segna due liberi per il 97-96. Ma a quel punto Curry trova l’unica scintilla della serata, un canestro acrobatico e una tripla in transizione, ma LBJ replica con la stessa moneta dall’angolo. Sul 101-100 per i Warriors è Durant a completare il lavoro. Prima manda a schiacciare Iguodala che punisce le rotazioni difensive dei Cavs, poi inventa quello che diventerà il simbolo di queste Finals. A 49 secondi dalla sirena si alza da oltre nove metri per una tripla che se sbagliata avrebbe forse cambiato la serie. Invece va dentro, fa 106-100 e la storia si chiude sul 108-102 con la schiacciata di Green e la difesa di casa completamente saltata per aria nei momenti decisivi. E’ 3-0 e adesso Golden State può decidere se spazzare via i Cavs o godersi il titolo nella baia.

Non che i Cavs non ci abbiano provato. LeBron James va direttamente in tripla doppia (33 punti, 10 rimbalzi, 11 assist e 2 recuperi), segna in schiacciata con auto assist sul tabellone emulando Tracy McGrady in una giocata impensabile alle Finals, ma la fatica diventa evidente nel secondo tempo dentro il 13/28 dal campo e 1/6 dall’arco. Love offre supporto (20 punti, 13 rimbalzi e 3 assist) e lo stesso fa Hood dalla panchina (15 punti, 7/11 al tiro e 6 rimbalzi), rispolverato da Lue che invece mette fuori Hill (si dice per non essere voluto rientrare sul parquet nel finale di gara 2). Di solito un paio di compagni in doppia cifra bastano a LBJ per vincerla e stavolta ci sono statistiche, ma poca sostanza, anche da JR Smith (13 punti, 5/14 dal campo e 4 rimbalzi). Il problema è che Korver è sparito nelle Finals (11 minuti e 0/4 dal campo), Thompson e Nance Jr combattono ma non incidono offensivamente e il 29% dall’arco dei Cavs è una zavorra così come la comunicazione difensiva nei possessi chiave. L’altro problema è che con Iguodala in campo e Durant in punta a portare palla è virtualmente impossibile difendere sempre con criterio. Infatti i Warriors tirano con il 51.9% dal campo e mentre il 9/26 dall’arco è insolito, sono i 27 assist su 42 canestri dal campo e i sei uomini in doppia cifra, tra i quali l’intero quintetto più Jordan Bell, a rendere il titolo ormai vicino. C’è ancora McGee nel quintetto iniziale (10 punti e 3 rimbalzi) e Kerr lo usa come grimaldello, c’è Green (10 punti, 2 rimbalzi e 9 assist) che è meno produttivo del solito ma non meno esplosivo emotivamente litigando con i falli e rischiando l’espulsione nel primo tempo, poi ci sono Curry e Thompson. Il primo vive una notte offensiva da incubo (3/16 dal campo e 1/10 dall’arco) segna 11 punti ma gli ultimi cinque valgono l’anello. Il secondo anche è poco brillante (10 punti e 4/11 al tiro con 4 rimbalzi) e in una serata del genere i campioni potrebbero perderla contro il più forte di tutti. Solo che stavolta i panni del più forte li indossa Durant, che in attacco è insolubile per qualsiasi difensore in maglia Cavs e coach Lue li prova tutti senza successo. Il totale dice 43 punti, 15/13 dal campo, 6/9 dall’arco ovvero un terzo delle triple di squadra a bersaglio, 13 rimbalzi e 7 assist. Cifre monumentali, oltre che la tripla da copertina, che confermano la scelta di andare nella baia. Non per vincere un titolo ogni tanto, ma per fare dinastia.

Lo sguardo di Durant è glaciale dopo quella tripla, da killer in missione e lo riconosce lo stesso LBJ, ‘è un assassino. E’ uno degli assassini che giocano nella baia. Sarà una notte difficile, poi venerdì mi sveglierò e penserò semplicemente a quello che dobbiamo fare per vincere la prossima partita’. Che potrebbe essere la sua ultima in maglia Cavs. Gara 4 potrebbe aprire una dinastia e concluderne un’altra. E la direzione sembra quella. Il verdetto potrebbe essere rimandato se i Warriors come lo scorso anno decideranno di tirare il freno a mano, ma la Nba come la conosciamo potrebbe finire definitivamente nel fine settimana.