Mondiale alla Francia e il Var irrompe nella storia

La Francia è campione del mondo e il gol del 2-1 è firmato dal Var che assegna il rigore trasformato da Griezmann. Un episodio che entra nella storia del calcio mondiale

E al trentottesimo del primo tempo di Francia-Croazia il calcio mondiale entra nell’epoca moderna. Nel nuovo millennio. Nell’era della tecnologia che ogni tanto crea qualche problema ma più spesso ne risolve. E’ un minuto che irrompe nella storia, di quelli che non solo generano un precedente irreversibile, ma che separano il primo dal dopo. Per sempre.  Dunque Griezmann butta per l’aria una velenosa parabola da calcio d’angolo e il pallone sbatta velocemente addosso a Perisic che cerca un affannoso anticipo sul ‘trenino’ (definizione della coppia Piccinini-Di Gennaro) francese. Non si capisce bene quello che succede, sembra un rimpallo come ce ne sono a migliaia in ogni partita. I francesi sbraitano e sbracciano, reclamano il rigore. L’arbitro, l’argentino Pitana, ascolta alla radio i suoi collaboratori suggerirgli di andare a controllare. Segnale dello schermo mimato con le mani, il Var per la prima volta nella storia interviene in una decisione nella partita decisiva del torneo più importante del mondo.

A quel punto si sta sull’1-1, con la Francia che sfrutta la vena realizzativa di Mandzukic che se la butta dentro di testa nella propria porta e la Croazia che come al solito quando è con le spalle al muro pareggia. La firma è di Perisic, una sassata diagonale di sinistro giusto dieci minuti prima di mettere la mano, e quindi l’autografo, sull’episodio che cambia per sempre il calcio. E’ rigore. Ed è una transizione tra passato, tradizione e restaurazione e futuro e progressismo. E’ una trasformazione dagli undici metri che Griezmann, infallibile dal dischetto con la maglia dei Bleus, non sbaglia. La nazionale di Deschamps è quella che a Russia 2018 ha fatto più amicizia con il Var, a cominciare dalla partita di esordio contro l’Australia. E’ quasi una naturale conseguenza che sia lei a beneficiarne nell’epilogo. E’ 2-1 e a conti fatti sarà il gol che spiana la strada al mondiale e alla seconda coppa del mondo della sua storia alzata esattamente vent’anni dopo la prima. All’epoca pure fu 2-1 contro la Croazia, ma in semifinale. Ma soprattutto è un 2-1 tecnologico. E’ un rigore che non sarebbe stato assegnato, perché non visto, senza supporto del video. E’, al netto della retorica del pallone, un’ingiustizia convertita in giustizia. Infatti non protesta nessuno, tra quelli che subiscono la decisione. E anche l’esultanza di chi ne usufruisce è gioiosa ma misurata, tipica di chi sa di stare dalla parte della ragione. Un fermo immagine che cambia la storia nell’epoca del movimento e della connessione continua e perpetua. Un ossimoro sublime.

Ora sarà perché noi, che al mondiale non ci siamo, il Var lo abbiamo visto nascere. Lo abbiamo raccontato e sviscerato, un po’ anche criticato, per tutta la scorsa stagione. Ma abbiamo avuto tempo di trasformarlo in abitudine dopo una normale fase di rivoluzione. Ci vuole poco, quando ti migliora la vita. E perciò questo rigore tecnologico non ci sembra un grande passo in avanti per l’umanità, anche se somiglia allo sbarco sulla luna. E’ stato comunque un attracco non privo di difficoltà perché la vecchia Fifa, e anche l’Uefa, con Blatter e Platini aveva combattuto strenuamente il video a supporto dell’arbitro. La teoria era che si sarebbe tolto il fascino dell’imperfezione alla maestosità del gioco, che era come dire che la terra è piatta, un modo carino per affermare che le ingiustizie fanno parte di un regolamento immutabile. Noi lo sappiamo da dieci mesi, che non è così, ma da oggi lo sa anche il resto del mondo. Ed è una conquista della Fifa di Infantino, che non ha avuto esitazioni a trasportare il Var nella competizione più importante.

Il resto sono suggestioni sparse. Al Luzniki le finali sono sempre timbrate dai rigori. L’ultima volta nel 2008, finale di Champions League tra Manchester United e Chelsea, c’erano le stesse nuvole, dal dischetto sbagliarono CR7 e John Terry e la coppa se la prese Alex Ferguson. La Francia di Deschamps, il generale fortunato che vendica la sconfitta casalinga in finale agli Europei di due anni fa, con quel rigore abbatte definitivamente la resistenza croata e la chiude 4-2. Un risultato largo, ed è la terza finale di fila, tra quelle di pregio, che finisce in goleada. A Cardiff l’anno scorso tra Real e Juve era finita 4-1. A Kiev, giusto a maggio, 3-1 tra Real e Liverpool nella partita decisa dagli errori di Karius. Del quale Lloris è giusto emulo per ridare un briciolo di speranza alla Croazia e regalando il gol, stavolta nella porta giusta, a Mandzukic. Sembra che una finale che si rispetti non possa finire senza una minchiata colossale dei portieri. E Subasic non è che sia proprio impeccabile sugli ultimi due gol francesi. L’ultima finale mondiale con più di due gol nella stessa partita l’aveva ovviamente giocate la Francia nel 3-0 sul Brasile del 1998. Sei gol nell’atto finale dei mondiali non si vedevano dal 1966, il 4-2 dell’Inghilterra sulla Germania anche se servirono i supplementari. Solo una volta si è segnato di più, nel 5-2 del Brasile alla Svezia nel 1958. Giocare Over 3.5 nelle finali di Champions e dei mondiali è sempre più spesso una buona idea supportata dalle statistiche. E’ anche conseguenza della fatica dei croati, che dopo avere giocato 90 minuti di supplementari dagli ottavi in avanti non ha le forze per completare il lavoro. Ma diventa comunque la prima squadra della storia a raggiungere la finale senza vincere una singola partita della fase a eliminazione diretta nei novanta minuti regolamentari.

Insomma Deschamps con le sue botte di deretano, un po’ reali e molto romanzate, alza la coppa da allenatore dopo averla alzata da capitano in campo vent’anni prima. Per gli amanti delle statistiche che da domani verranno ribattute allo sfinimento, è il terzo della storia a riuscirci dopo Zagallo e Beckenbauer. E anche una finale griffata da un sacco di giocatori che conosciamo bene. Perisic e Mandzukic da settembre a maggio sono separati da cento chilometri tra lo Juventus Stadium e San Siro e Pogba che segna il 3-1 è un altro che abbiamo svezzato noi. Mbappé che scolpisce l’ultimo gioiello impareremo a conoscerlo fin troppo bene nel prossimo decennio e chissà se un giorno, quando diventerà il più forte del mondo ricevendo il testimone da quegli altri due, avremo modo di portarlo in Italia come abbiamo fatto l’altro ieri con Cristiano Ronaldo. Protagonisti assoluti del secondo titolo della Francia, che dal 1998 a oggi ha giocato tre finali su sei, ovvero il 50%. Ma questa finale verrà ricordate per la triade Perisic-Var-Griezmann. Autore del fallo da rigore, tecnologia che lo concede e giocatore che lo trasforma. Il calcio mondiale con questa finale è entrato definitivamente nel nuovo millennio.