
Gp Messico 2016 vittoria Hamilton, titolo aperto? – Per la F1 il finale di stagione è matematicamente aperto ma tecnicamente noioso. Lewis Hamilton vince l’ottava gara della stagione, la seconda consecutiva dopo Austin, e accorcia il divario a 19 punti da Rosberg. Mancano due gare, 50 punti in ballo, il pallottoliere dice che si può fare. Ma in Brasile il tedesco è praticamente campione se il campione uscente va fuori dal podio. E rimane che per sperare nel titolo Hamilton deve augurarsi problemi meccanici per il compagno di squadra. Oppure un Verstappen che lo spinge fuori di strada con conseguenze concrete, invece dello spavento senza conseguenze della prima curva in Messico.
Gp Messico 2016 vittoria Hamilton, il Verstappen furioso – C’è della gran noia in terra latina dal primo all’ultimo giro. L’unico pepe lo mette il più piccolo, il più giovane, il più incosciente. Il più arrogante? Max Verstappen corre come i piloti di una volta anche se è un pilota di oggi, come quelli che in un’epoca senza penalità e direzioni di gara zelanti se le davano di santa ragione e poi la sera uscivano a bere la birra insieme. Prima curva, azzanna Rosberg, sportellata dall’interno che lo manda per l’erba e per fortuna non ha conseguenze sulla lotta mondiale altrimenti sarebbe costretto a emigrare in Nuova Zelanda. Finale con Vettel che ha le gomme più fresche e può sorpassarlo. Lo fa, ma il giovane taglia la chicane. Dovrebbe lasciargli la posizione da regolamento, anche il muretto Red Bull glielo impone. Solo che lui non ci pensa nemmeno. Faccenda che vale il terzo posto. Sul traguardo è di Verstappen. La direzione gara lo assegna a Vettel e poi lo riassegna a Ricciardo. In attesa che le esagerazioni abbiano conseguenze, il Circus il piccolo olandese se lo gode esattamente quanto lo teme.
Gp Messico 2016 vittoria Hamilton, Rosberg ragioniere – Hamilton spinge, perché non ha altro modo di tenere vivo un sogno impossibile. Rosberg fatica dal venerdì a mandare in temperatura le gomme, rischia grosso di farsi soffiare la prima fila dalle Red Bull, rischia ancora di più alla prima curva con Verstappen che lo svernicia. Alla fine secondo posto prezioso, forse il più importante dell’anno, con danni limitati e mondiale ancora saldamente nelle sue mani. Ha fatto tutto quello che doveva fare. Attaccare dopo la sosta estiva, mettersi con la calcolatrice in mano nel momento in cui ogni pericolo rischia di vanificare il sogno possibile. Che, per come si sono messe le cose, merita ampiamente.
Gp Messico 2016 vittoria Hamilton, rossa capricciosa – Che tanto Vettel la chiama pure Margherita e non è tanto diversa da una pizza. Perché va a finire sempre nello stesso modo, anche se stavolta almeno un podio arriva ma solo perché Verstappen fa il dispettoso. Ma la rossa non è da meno. Sembra una bambina indispettita che un momento obbedisce e l’attimo dopo, quando vede qualcosa che non le piace (tipo l’asfalto che in Q3 sale dai graditi 50 gradi agli ostici 55) diventa ingestibile. A Maranello provano in tutti i modi a tenere le uova intatte nel paniere, anche con strategie impossibili, spesso azzardate, quasi sempre perdenti, ma non c’è verso. In qualifica è sempre buio pesto anche quando sembra brillare il sole e l’idea di vincere una gara, adesso che ne mancano due e servono entrambi a quelli grigi davanti per giocarsi il mondiale, è utopistica. Per fortuna è quasi finita.
Gp Messico 2016 vittoria Hamilton, la noia che assale – E va bene che siamo in Messico, regno dell’accidia e della siesta, però si esagera. Gara più soporifera dell’anno, dove chi comincia davanti finisce davanti e chi prova a sparigliare, vedi Ricciardo che alla prima Safety Car va ai box per giocare una strategia alternativa con due soste, fuori dal podio. E’ appunto la strategia a una sosta che cristallizza una gara che poteva offrire più spunti in pista anche grazie al tracciato, ma che si accende solo nel finale per via di Verstappen che almeno permette di spendere un po’ d’inchiostro insolito. L’altro sussulto era venuto al primo giro con una manciata di piloti, davanti e dietro, a darsi battaglia vera e senza pensare alle conseguenze. Ma una F1 che dura una manciata di giri, il primo e gli ultimi, fatica sempre di più a vendere il prodotto. Tanto più che per avere il risultato finale non basta il podio, con Vettel che ci torna di corsa dopo avere saputo di essere terzo. A notte si saprà che dopo reclamo Red Bull viene penalizzato di dieci secondi finendo quinto per una manovra illecita che è conseguenza di quella ancora più illecita di Verstappen su di lui. Assurdo. Vedremo come la modificheranno gli americani.