Hamilton vs Schumacher, il confronto tra i due più vincenti della F1

Hamilton vs Schumacher, similitudini e differenze tra i due piloti più vincenti nella storia della F1

Partiamo sempre dallo stesso punto: si può fare il paragone tra due dei più grandi sportivi della storia per stabilire chi sia il più grande? La risposta è sempre la stessa, no. Ed essendo la risposta negativa, è un buon motivo per evitare di fare il confronto? No, di nuovo. Non c’è niente di più futile che impiegare il periodo di inattività di uno sport, che per la F1 coincide con l’inverno, per stilare liste e classifiche dei più grandi di sempre. E’ talmente futile che è anche talmente divertente da essere quasi inevitabile. Una volta ci si riempivano di voci i bar dello sport, adesso i forum di ogni parte del mondo, ma il concetto è lo stesso. Hamilton ha raggiunto Schumacher a sette titoli mondiali, nella stagione forse più scontata della storia, e il flame si è riacceso. Poi ha perso all’ultimo giro con Verstappen quello che poteva essere l’ottavo alloro. Si parte, o meglio si resta, alla pari. Sette mondiali per il britannico, sette per il tedesco, dunque chi è il più grande della storia? Non esiste una risposta univoca, come d’altra parte non si può nemmeno parlare di più grande della storia utilizzando come metro di giudizio i campionati vinti, visto che si escluderebbe dalla lista gente come Senna, Prost e Lauda, ma si può parlare di differenze e similitudini.

Le differenze

Confrontiamo epoche della F1 diverse e questa è una differenza davvero sostanziale. Mentre Schumacher si poteva paragonare ai suoi predecessori perché lo sport che facevano era sostanzialmente lo stesso (numero di gare nella stagione, possibilità di fare i test), Hamilton è il padrone di una F1 che di similitudini con quella di Schumacher ne ha poche. Naturalmente un calendario sempre più dilatato (23 gare nel 2021) lo ha aiutato ad abbattere i record di vittorie e di pole position del tedesco (che ha sempre corso in stagioni che prevedevano 16 o 17 gare), così come è cambiato il sistema di punteggio e sono cambiate le monoposto che sono diventate sempre più affidabili e quindi sempre più in grado di concludere le gare con costanza e guadagnare punti. Ma soprattutto la mossa vincente di scegliere la Mercedes lo ha portato sopra una monoposto che è anni luce avanti alla concorrenza in termini di programmazione e potenziale in pista. Se non può essere dimenticato che la scuderia tedesca ha posto le basi del proprio dominio grazie al triennio (grigio) trascorso con Schumacher dal 2010 al 2012 al ritorno dal ritiro, è evidente come il tedesco questa condizione di superiorità estrema non l’ha mai vissuta in nessuno dei suoi sette titoli mondiali. Nel 1994 la Benetton era più equilibrata e facile da guidare della Williams ma non più forte in assoluto e se la tragedia di Senna ha dato un vantaggio a Schumacher nella prima parte della stagione, l’arrivo in volata in Australia conferma che il potenziale della scuderia inglese era forse superiore. Nel 1995 spianò Damon Hill con due vetture sostanzialmente identiche. Nel 1997 e nel 1998 portò la Ferrari a giocarsi il titolo all’ultima gara con una Ferrari che era nettamente inferiore prima alla Williams e poi alla McLaren e nel 1999, l’anno della rottura della gamba, il divario si stava accorciando ma alla rossa mancava ancora qualcosa. Nel 2000, anno del terzo titolo in carriera contro Hakkinen, le due scuderie avevano prestazioni davvero molto simili. La Ferrari di Schumacher è stata nettamente superiore alla concorrenza nel 2001, 2002 e 2004, non nel 2003, mentre la Mercedes di Hamilton è stata infinitamente superiore a Ferrari e Red Bull dal 2014 al 2020. Con meno avventatezza a Jerez nel 1997, senza il probabile sabotaggio di Coulthard a Spa nel 1998, senza la rottura del motore in Giappone nel 2006 contro la Renault di Alonso, probabilmente Schumacher avrebbe dieci titoli mondiali (ma ne avrebbe uno in meno con un esito diverso del discusso contatto con Damon Hill in Australia nel 1994). Tre stagioni decise da episodi, così come il 2016 fu deciso dal motore arrosto di Hamilton in Malesia per dare il titolo a Rosberg in una stagione che però per il britannico era partita male. E il primo titolo nel 2008 all’ultima curva a Interlagos, senza quel sorpasso a Glock, poteva essere quello di Felipe Massa. Sintetizzando, Schumacher avrebbe potuto vincere almeno due titoli in più e forse uno di meno. Hamilton perdendo il 2008 ma vincendo il 2016 avrebbe comunque sette titoli in carriera ma solo una volta, nel 2008 appunto, ha dovuto giocarselo contro una scuderia che era alla stessa altezza della sua e nel 2021 ha perso contro Verstappen e una Red Bull che certamente non erano nettamente superiori. Schumacher ha portato la Ferrari al vertice prendendola dalle macerie, Hamilton si è trovato in due scuderie prima vincenti (McLaren) e poi dominanti (Mercedes) senza ottimizzare completamente quel potenziale e perdendo il titolo contro un compagno di squadra meno forte di lui. E se possiamo considerare Nico Rosberg superiore in assoluto a Rubens Barrichello, è impossibile immaginare Schumacher che perde il titolo contro un suo compagno di squadra. Anche se nel 1999 al rientro dall’infortunio aiutò molto Irvine in Malesia per poi farlo molto poco in Giappone. Schumacher ha vinto sette titoli dovendo andare oltre il limite della macchina in almeno tre mondiali (1994, 1995, 2000) sfiorandone altri due (1997, 1998) con una macchina inferiore, Hamilton non ha mai dovuto farlo perché la Mercedes dell’epoca power unit ha avuto un vantaggio incalcolabile sulle altre scuderie e quando quel divario si è accorciato, nel 2021, ha dovuto a lungo inseguire la Red Bull per poi perdere il titolo all’ultima curva. Non si può stabilire chi è più forte, ma si può dire che la sfida professionale di Schumacher è stata più estrema di quella di Hamilton anche perché all’epoca si correva in condizioni che oggi sarebbero impensabili. La prima vittoria sulla rossa, a Barcellona nel 1996, oggi verrebbe rinviata a causa della pioggia troppo forte oppure si partirebbe dietro safety car.

Le similitudini

Schumacher e Hamilton sono superiori ai loro avversari perché ognuno ha una caratteristica che li porta al di sopra della concorrenza. Il tedesco era il numero uno nello sviluppo della macchina in un’epoca nella quale si poteva girare in pista quasi ogni giorno e la Ferrari poteva portare due monoposto contemporaneamente al Mugello e a Fiorano per fare test comparati. Hamilton è il numero uno nel lavoro al simulatore in un’epoca nella quale i test sono proibiti ma è anche grazie alla sua sensibilità se la Mercedes non solo ha conservato ma aumentato il divario con la concorrenza tra il 2014 e il 2020. Entrambi hanno la capacità di fare la differenza sul giro secco in qualifica, quella di inanellare giri da qualifica in gara nei momenti decisivi, di essere al posto giusto al momento giusto. In comune c’è anche il fatto di non avere avuto avversari dello stesso livello, pure se per motivi diversi. Schumacher diventò padrone di una F1 nella quale se n’erano andati Prost, Piquet, Mansell, che aveva appena perso Senna. Damon Hill non può essere considerato alla sua altezza, Jacques Villeneuve è durato una sola stagione prima del declino della Williams, Mika Hakkinen è stato un grande avversario ma non suo pari. Hamilton è iniziato appena è finito Schumacher, ha dovuto attraversare il regno della Red Bull di Vettel senza armi per opporsi e poi ha dimostrato di essere superiore al tedesco nel 2017 e 2018 nelle uniche stagioni competitive della Ferrari in epoca power unit, ha battuto Rosberg che non è mai stato considerato tra i talenti più grandi della sua generazione e ci ha anche rimesso un mondiale, ha perso il duello con Verstappen e non sappiamo come andrà con Leclerc che sono comunque suoi successori, non contemporanei. E’ probabile che anche vincendo l’ottavo titolo nella considerazione collettiva Hamilton non venga messo sullo stesso piano di Schumacher. E non è solo una questione di una F1 contemporanea che generalmente viene considerata più facile di quella degli anni Novanta e del primo decennio del nuovo millennio. E’ una conseguenza del fatto che, opinione diffusa e accreditata, il pilota all’epoca di Schumacher facesse la differenza rispetto alla macchina più di quanto la faccia Hamilton nella F1 attuale in relazione alla vettura che ha a disposizione e da questo punto di vista la sfida persa contro il giovane olandese aggiunge sostanza a questa tesi.