Da zero a dieci, lo scherzetto di Oddo e la retorica del Milan

La nostra rubrica sul meglio e peggio del campionato italiano

La nostra rubrica sul meglio e il peggio del campionato italiano.

10 – L’Udinese da scudetto – Non solo nel senso che i friulani intervengono pesantemente nella corsa al titolo d’inverno fermando la capolista, per la prima volta in stagione, sul suo campo. Ma proprio perché da quando Oddo ha rilevato Delneri in panchina l’Udinese corre come una big. Quarta vittoria consecutiva, una roboante in Coppa Italia 8-3 con il Perugia, tre di seguito in campionato contro Crotone, Benevento e Inter. Il totale è 16 gol fatti e 4 subiti. A San Siro va avanti nel primo tempo, ci torna con il Var e gioca una partita di grande personalità. Pratica salvezza ormai praticamente evasa.

9 – La reazione del Napoli – Gli azzurri incapaci di vincere e di segnare per due partite consecutive al San Paolo si riprendono la vetta della classifica dominando sul campo del Torino e chiudendo la pratica dopo mezz’ora. La squadra di Sarri, come Inter e Roma, è imbattuta in trasferta in campionato e ha segnato 21 gol, solo la Juve ha fatto meglio. E il tecnico può sorridere tre volte. Per il primato solitario e per due ritorni. Quello di Insigne in campo e quello di Hamsik al gol che vale l’aggancio a Maradona sul tetto dei marcatori più prolifici nella storia della società. Più di questo alla trasferta granata non era possibile chiedere.

8 – La lotta al vertice – Compressa, entusiasmante, mai scontata. Siamo l’unico campionato in Europa che ha una trama ancora da scrivere e che può prendere tre o quattro direzioni diverse. A volte anche nella stessa giornata. Era dal 2002 che non ci si divertiva così tanto a guardare su campi diversi in prospettiva scudetto. Ed era un divertimento che mancava.

7 – L’asse balcanico della Juve – Mentre Dybala in panchina riflette su cosa vuole fare da grande, la Juve sorpassa l’Inter con i due uomini tatticamente più preziosi del suo scacchiere, Pjanic e Mandzukic che vanno di piatto forte. Quello dei loro piedi, destro e sinistro, il primo su punizione e il secondo su diagonale in transizione. Bologna è feudo bianconero da anni e Matuidi completa l’opera certificando la bontà del 4-3-3 di Allegri segnando il gol della sicurezza. Buone abitudini del passato che tornano, vedi la difesa che mantiene la porta inviolata per la sesta partita consecutiva. Stai a vedere che il titolo d’inverno finisce che so lo prendono quelli che da sei stagioni se lo prendono pure a primavera.

6 – La domenica delle retrocedende – Nell’ultimo mese la lotta per la salvezza, ad eccezione del Benevento che fa corsa con sé stesso e la storia, ha subito un’accelerazione. Dal mezzogiorno del Bentegodi al pomeriggio del Vigorito, tutte le squadre che combattono per non retrocedere fanno punti. Il Verona batte il Milan, il Crotone festeggia la prima vittoria di Zenga, il Sassuolo espugna Marassi, la Spal lascia a 1 i campani. Sembra che tutto cambi perché non cambi nulla, visto che le distanze non cambiano sensibilmente, ma il risultato è che adesso anche il Cagliari non può sentirsi tranquillo a 17 punti.

5 – La metà oscura della Roma – Di Francesco mangia tre punti a Spalletti ed è in piena lotta scudetto. Ma da quando bisogna fare spazio a Schick, che non è Salah per caratteristiche tecniche e filosofiche, la Roma non segna più. Già è la squadra meno prolifica tra quelle di vertice. Un solo gol contro Chievo e Cagliari, casuale, con rimpallo fortunoso addosso a Fazio. In più ci si mette anche Perotti a complicare la serata dell’Olimpico sbagliando per la seconda volta un rigore nel girone di andata quando non sbagliava dalla terza media. Problema offensivo da risolvere, nelle ultime tre partite solo due gol segnati. Ma nessuno subito, i giallorossi sono la difesa più ermetica della serie A. Metamorfosi integrale rispetto alla scorsa stagione.

4 – La frenata di Spalletti contro il Friuli – Non sarà una crisi, ma una brusca pigiata sul pedale del freno sì. Almeno contro le squadre friulane nell’ultima settimana. L’Inter che finora non aveva perso un colpo in campionato improvvisamente si ritrova da tre partite consecutive senza vittorie. Ha pareggiato 0-0 sul campo della Juve, ha fatto 0-0 anche con il Pordenone in Coppa Italia e ci sono voluti i rigori per sbrogliare la matassa, il 3-1 subito a San Siro è un tris che fa male a Spalletti. Prima sconfitta della stagione, prima sconfitta casalinga, prima volta che una squadra avversaria segna più di due gol a San Siro quest’anno. I nerazzurri davanti ai propri tifosi ne avevano subiti 5 prima del passaggio delle orde di Oddo, alle quali ne concedono più della metà in novanta minuti. Stavolta la firma del solito Icardi non basta a raddrizzare un sabato pomeriggio nato storto. Vale di più quella di Thohir in tribuna, l’ultima volta a San Siro aveva visto un’altra sconfitta 3-1 contro la Roma la scorsa stagione. Un solo gol segnato nelle ultime tre partite giocate è un altro campanello d’allarme. Dal primo al terzo posto in classifica nell’arco di ventiquattro ore.

 3 – L’incompiutezza granata – Il Torino di Miahjlovic non riesce a vincere due partite di seguito. Farlo contro il Napoli che ricomincia a correre non era facile, ma farsi travolgere in meno di mezz’ora davanti ai propri tifosi è un eccesso che si poteva evitare. Con Ljajic che all’Olimpico era stato escluso per motivi disciplinari e nell’altro Olimpico, quello di casa, entra e esce per infortunio. Il salto di qualità non arriva. E il tecnico serbo contro gli azzurri ha incassato 13 gol nelle ultime tre partite giocate. Roba da almanacchi e lettini di psicanalisti.

2 – Quel pasticciaccio brutto del Var a Marassi – Il Sassuolo di Iachini ha la ghiotta occasione di sbloccare la partita nel secondo tempo con un rigore fischiato per mano di Ferrari. La battuta di Politano viene disinnescata da un capolavoro di Viviano ma sulla ribattuta ci sarebbe un altro enorme rigore per gli emiliani per un altro fallo di mano, evidentissimo, di Torreira. Perché il Var non intervenga è un mistero e l’unica spiegazione credibile è che due rigori alla stessa squadra nell’arco di trenta secondi devono sembrare un’esagerazione a chi decide davanti al video. Ma così si passa da un più alto senso di giustizia a un più basso senso di compensazione che non aiuta la crescita del nuovo sistema di valutazione. Poi per fortuna ci pensa Matri di testa, l’uomo che quest’anno segna solo in trasferta, a dare una meritata vittoria al Sassuolo e a fare in modo che di questo episodio non si parlerà a lungo. Ma la strada verso un uso esemplare della tecnologia è ancora lunga.

1 – La retorica del Milan nella fatale Verona – Autocitarsi è odioso nell’ambito dell’intrattenimento, ma a volte è doveroso. La settimana scorsa sul Milan avevamo scritto ‘Alcuni parleranno del nuovo Milan che inizia da qui, ma non fidatevi. Oltre ai tre punti i problemi di questa stagione rimangono‘. Appunto. Mai visto squadre nate storte che improvvisamente si raddrizzano a dicembre con un cambio in panchina. Solita trasferta, nuova disfatta e cronici problemi che nemmeno Gattuso può risolvere. La mattinata di Verona fa bene solo ai padroni di casa, che si prendono tre punti fondamentali per la salvezza segnando per la prima volta tre gol nella stessa partita in campionato. Mentre il diavolo completa una settimana infernale incassando la bocciatura dell’Uefa e la settima sconfitta in diciassette giornate, la quinta in trasferta. L’ultima volta, nel 1981-82, era andato in serie B. Nessuno tra le squadre che lottano per il continente ha perso così tanto. Lo stesso Verona, lontano dal Bentegodi, ha collezionato meno sconfitte, quattro. Con questo ritmo altro che Champions League, pure l’Europa League è a rischio.

0 – La lotta al vertice – Ciò che entusiasma rischia di nascondere o fare dimenticare. Nascondere il fallimento di un sistema che dopo sessant’anni non è riuscito a portare la sua nazionale al mondiale. E fare dimenticare che ai vertici della Figc, azzerrati dopo il naufragio con la Svezia, si sta facendo di tutto per non cambiare niente. Il rischio è che, distratti da una lotta scudetto finalmente avvincente, ci si dimentichi che cambiare la cornice non serve a niente se il quadro complessivo è desolante. E in questa specialità, purtroppo, siamo un popolo pieno di talento.