
La nostra rubrica sul meglio e il peggio del campionato italiano.
10 – La tripletta (o Sistina) di Dybala – Per confondere le idee al già confuso Sassuolo la Juve a ora di pranzo si presenta vestita come il Verona. Però Dybala ha nel piede sinistro più tasso tecnico dell’intera rosa scaligera e sblocca con una magia degna della cappella Sistina la sfida di mezzogiorno, preludio alla tripletta che lo porta a otto gol in quattro partite. Reazione bianconera (o gialloblù) in campionato dopo le sberle di coppa più scontata di un costume da bagno in autunno, così come un altro gol incassato in trasferta. E Inter raggiunta in testa alla classifica.
9 – La firma di Kalinic – Mancava solo lui all’appello nel campionato griffato da tutti gli attaccanti più attesi, compreso Immobile che con due gol catapulta la Lazio dietro il trio di testa e Pellegri che a 16 anni ha quasi più gol segnati in serie A che candeline spente. Doppietta d’autore, e di rapina, nel primo tempo di San Siro che rilancia il Milan in classifica dopo lo scivolone dell’Olimpico e fa la felicità di Montella che in tre giorni si ritrova a gestire un Silva da tripletta in Europa League e un Kalinic in rampa di lancio in campionato. Buone notizie che compensano la rinuncia a Conti per i prossimi sei mesi.
8 – Il poker di Spalletti – Il tecnico nella sua prosa arzigogolata in settimana aveva detto qualcosa come ‘se segnano solo Perisic e Icardi non andiamo da nessuna parte’. I suoi, che ubbidiscono garibaldinamente, eseguono ed è Skriniar che forza la serratura a Crotone per dare la quarta vittoria consecutiva. Poi il croato un po’ ci rimane male e appone il sigillo in abbondante tempo di recupero. E così Spalletti per qualche ora si trova solo al comando, con la migliore difesa del campionato e a più nove sulla Roma dopo quattro partite. E anche se le ombre sono ancora più delle luci, ci sono modi peggiori di passare il sabato.
7 – E quello di Sarri – Che in realtà è un pokerissimo anche troppo facile nel derby inedito con il Benevento. Gli azzurri puntano apertamente allo scudetto tanto da rischiare il turnover in Champions League e la risposta è una vendemmia di gol firmati dal tridente. Tradizionale tripletta di Mertens, zampate di Callejon e Insigne, l’aggiunta di Allan, il 6-0 finale. L’obiettivo è nel mirino e il triello in testa alla classifica continua. E le nove vittorie consecutive in campionato finiscono nel libro dei record storici della società.
6 – Da Florenzi a Florenzi – Quasi un anno dopo l’infortunio, l’esterno giallorosso bagna (è proprio il caso di dirlo) il ritorno con un assist per Dzeko e regala a Di Francesco la prima vittoria da allenatore all’Olimpico. La Roma nel diluvio vive finalmente una partita normale di tranquilla superiorità gestita senza affanno. Adesso bisogna vederla contro avversarie che giocano a pallone.
5 – Donadoni indifeso – Il Bologna con Napoli e Fiorentina ha incassato cinque gol, tanti e troppi per una squadra il cui allenatore ha nel reparto difensivo un suo piccolo motivo di orgoglio. E se contro gli azzurri il divario era incolmabile, contro la viola convalescente era lecito attendersi di più. E però nella giornata in cui segna Palacio, un dinosauro nella partita dei figli d’arte, il capolavoro di Chiesa figlio dal sapore del Chiesa padre è di quelli che non si possono imputare a portiere e difensori. Ma tra poco arriva l’Inter e un paio di viti nella propria metà campo vanno girate.
4 – Il giro a vuoto della Spal – Tanti complimenti per l’esordio spumeggiante e partita casalinga che poteva fare decollare la classifica. Contro il Cagliari la squadra di Semplici incappa nella prima vera domenica negativa della stagione e lascia ai sardi l’euforia insolita di due gare consecutive senza subire gol. Ma hanno tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione, che sembra una boutade dopo quattro giornate e invece alla lunga potrebbe non essere uno scherzo.
3 – Il Sassuolo traumatizzato – Passare dall’Europa League a un punto in quattro partite, da isola felice a candidata inaspettata alla lotta salvezza brucia più che la sconfitta preventivabile con la Juve. Ma l’attacco continua a latitare, la difesa ha incassato già 8 gol e qualcuno potrebbe dire all’orecchio di Consigli che se fai il portiere non è detto, ma tuffarsi potrebbe aiutare a parare qualche pallone in più. Bucchi ha molte gatte da pelare.
2 – Il Benevento travolto – Appunto, pare una vendemmia e gli uomini di Baroni fanno la parte dell’uva. Pigiati senza pietà nel catino del San Paolo, il derby campano nemmeno comincia. Quattro sconfitte nelle prime quattro giornate, zero punti, un solo gol segnato e un naufragio che rischia di pesare sul piano psicologico. Lotta salvezza che già inquadra con una certa precisione le sue favorite alla retrocessione.
1 – Verona remake cinematografico – Gli ingredienti ci sono tutti. Prima Cassano in estate che arriva e dopo dieci giorni abbandona la truppa. Poi Pazzini che da trascinatore della promozione diventa panchinato. Quindi Nicolas che è già in vantaggio di anni luce come peggiore portiere della serie A. E infine una difesa che si muove in sincrono ma ognuno per conto suo. 11 gol subiti in quattro giornate e momenti francamente imbarazzanti. Manca solo che Pecchia una volta rientrato in città venga affrontato da un ultrà nerboruto che gli dice: ‘Permette? Lei ieri ci ha fatto prendere tre pappine’ con pomodoro spalmato sul naso e il remake de L’Allenatore nel Pallone è servito.
0 – La siccità del Crotone – Nicola, dopo avere attraversato l’Italia in bici come pegno per la salvezza spericolata dello scorso anno, deve avere deciso che niente è impossibile. Perciò dopo essere rimasto in serie A senza vincere fino in primavera, quest’anno è passato al livello successivo decidendo di provarci senza vincere e pure senza segnare. Quattro giornate e il Crotone è l’unica squadra italiana che ancora deve festeggiare il primo gol in campionato. C’è anche il dispettoso Handanovic che glielo impedisce, un generoso Banti regala un tempo di recupero che equivale a un sesto del secondo tempo, ma la sostanza non cambia. Neanche è iniziato l’autunno e già è ripidissima.