Sarri vs Conte, il duello più atteso della nuova serie A

Sarri vs Conte è il duello della serie A 2019-20: entrambi ex di una rivale sentita, entrambi ex anche al Chelsea, si confrontano per la prima volta in Italia

Ma diciamoci la verità, anche se il prossimo campionato vedrà la più alta concentrazione di nuovi allenatori sulle panchine di vertice, il duello che tutti aspettiamo è quello tra Sarri e Conte. Certo, Giampaolo al Milan è intrigante. Fonseca alla Roma è un nuovo modo di fare calcio che si confronta per la prima volta con la serie A. E Di Francesco alla Sampdoria dirà chi è davvero il tecnico che ha portato i giallorossi in semifinale di Champions. Ma gli sguardi sono tutti sull’asse Torino-Milano, su quei due nomi che ai nastri di partenza sembrano i favoriti per contendersi lo scudetto anche se più a sud c’è un uomo che conosce entrambe le città e che proverà, chiamandosi Ancelotti, a rimettere il Napoli nell’albo d’oro. Rimane il fatto. Che Sarri vs Conte è il duello che tutti aspettano.

Il paradosso

Naturalmente è gustosa la sfida tra Juve e Inter, che ad alto livello in serie A manca dal 1998, il rigore non dato a Ronaldo per il contatto con Iuliano e tutto quello che ne seguì, o dal 2002 con il 5 maggio, l’Inter sconfitta contro la Lazio all’Olimpico e la Juve a Udine. Negli anni dei trionfi nerazzurri con Mancini e Mourinho i bianconeri erano impelagati nelle ceneri di Calciopoli e quando la restaurazione è stata completata dal 2012 in avanti, dall’altra parte erano impegnati senza successo a provare ad andare oltre il ciclo e il Triplete. Perciò, visto che di quella restaurazione Antonio Conte è stato l’artefice principale, il big bang dal quale sono partiti gli otto scudetti consecutivi e il feudo di Allegri, ricordando che all’Inter c’è anche un altro protagonista del ciclo bianconero nella figura di Giuseppe Marotta, uno degli elementi più intriganti di questo duello è proprio esattamente ciò che rappresenta. Ovvero, da una parte, un uomo nato e cresciuto con la Juve che la Juve proverà a battere e contestualmente fare vincere l’Inter, ovvero una rivale che da giocatore non ha mai amato (se vi va di ripescare il botta e risposta con Materazzi post 5 maggio 2002, con uno che invita l’altro a comprarsi un parrucchino con i soldi del premio scudetto e in risposta si sente suggerire di provare un trapianto di cervello, avrete un’idea). Senza ricordare che l’ultima volta che un ex bianconero si è spostato alla Pinetina, Marcello Lippi, non iniziò bene e finì anche peggio. Dall’altra uno che ha provato disperatamente ad abbattere la tirannia bianconera sulla panchina del San Paolo, non facendosi mancare battute al veleno e polemiche quotidiane, chiamato a rimpolpare l’eterno sogno della Champions League e magari spingere la monotonia del campionato a dieci scudetti consecutivi. Là dove sono stati amati, Torino e Napoli, si è parlato apertamente di tradimento. A Conte volevano togliere la stella presente allo Stadium, a Sarri è stato dedicato un posto nel presepe napoletano con il poco invidiabile ruolo di Giuda. Ma oltre l’emotività del tifo rimane un fatto spietato e per questo assolutamente imperdibile: se uno dei due vince fa piangere il proprio passato, ammesso che non finiscano per piangere entrambi. Sarà il campionato più emozionale, oltre che emozionante, che la storia recente ricordi. Perché ogni vittoria o sconfitta di Juve e Inter genererà un subbuglio nelle viscere della tifoseria avversaria.

Il Chelsea

E non è la sola cosa in comune tra Sarri e Conte. Uno allenava la nazionale e dopo avere battuto il Belgio agli Europei 2016 si vide coniare per l’occasione il termine Contismo. L’altro il Sarrismo lo coltiva da una vita ma solo da un lustro al livello più alto. Determinati, monomaniaci, dogmatici più che pragmatici, assillanti e per questo usuranti. Giocatori che diventano adepti, movimenti che diventano assiomi, vita del campo che assorbe quasi completamente tutto ciò che dal campo sta fuori. Inoltre si affrontano per la prima volta faccia a faccia. Quando Conte vinceva alla Juve, per Sarri era ancora tempo di provincia, a volte estrema. Quando Sarri si affacciò al calcio di vertice con l’Empoli e poi al Napoli, per Conte era già tempo di nazionale e poi di Chelsea. Ecco, i Blues, l’altro elemento che hanno in comune. Se questo duello fosse andato in onda un paio di anni fa, si sarebbe potuto dire che Conte aveva già masticato il calcio internazionale mentre Sarri doveva ancora uscire dai confini domestici. Adesso non è più vero, perché Sarri gli è succeduto a Stamford Bridge e ci ha sollevato il suo primo trofeo, l’Europa League. Conte aveva vinto una Premier League e una Fa Cup. Lui ha vinto di più, ma l’altro non è più l’uomo del calcio di una bellezza ammaliante che però non ti fa alzare i trofei. Anzi, riguardo alle coppe europee Sarri batte Conte 1-0 e potrebbe anche essere stato uno dei motivi per cui è stato scelto alla Juve, oltre al veto di Agnelli che dopo il rifiuto del 2014 non avrebbe digerito il tecnico pugliese per la seconda volta sulla panchina della sua squadra. Tornano in Italia entrambi arricchiti, non solo ma anche nel conto in banca, e adesso i conti si faranno sul campo. Perché il 2019-20, dei conti, di Conte, e di Sarri, è la resa.