Tutti pazzi per l’Italia, nasce il Contismo

Il Contismo è la nuova definizione che impazza tra i media dopo la vittoria dell'Italia sul Belgio. Filosofia di calcio fatta da ingredienti precisi, ma iniziata in realtà cinque anni fa. Vi spieghiamo perché

Ci vuole poco, si sa, a lanciare una moda. Nel calcio è anche più facile, e nel nuovo millennio è di moda lanciare le mode. E siccome il pallone, come la storia, è ciclico, ecco che dopo una fase di venerazione estetica, tra Tiki Taka e Guardiolismo, adesso la bellezza del calcio orizzontale si scontra contro la pragmatica efficacia del calcio verticale. Il Cholismo ha portato l’Atletico Madrid a perdere di un soffio due finali di Champions League. Il Contismo è nato ieri sera dopo la vittoria dell’Italia sul Belgio.

Neologismo coniato da Mario Sconcerti su Sky, che significa: calcio senza fronzoli, votato all’esecuzione fino alla nausea dei movimenti, allo studio spasmodico dei dettagli, dell’abnegazione totale alla causa superiore. La prima Italia di Conte è stata celebrata dai media di tutta Europa per la sua capacità di mettere la museruola al Belgio, ma è stata soprattutto la vittoria di una filosofia su quella contrapposta: il poco talento degli azzurri, che però a pallone ci giocano insieme, contro la straripante capacità tecnica dei belgi, che però giocano ognuno per conto proprio. E’ realismo, è verismo, che abbatte una interpretazione barocca ed effimera del calcio.

Ci vogliono un po’ di ingredienti, mescolati con maestria, per fare il Contismo. Primo: adepti, più che interpreti. Ora sulla bocca di tutti ci sono i nomi di Giaccherini e Pellè, iscritti nel tabellino dei primi marcatori a Euro 2016, ma soprattutto pretoriani ai quali Conte non rinuncia perché gli garantiscono generosità, corsa, sacrificio e anche una sottovalutata dose di capacità tecniche (riguardate la coordinazione, lo stop e la conclusione nello stesso movimento di Giaccherini, che il pallone dell’1-0 lo vede sbucare dal cielo dietro la testa di Alderweireld: manuale di controllo palla). Ma ci sono anche Bonucci, Barzagli e Chiellini. Ma ne parliamo più in basso. Secondo: movimenti mandati a memoria. Non importa chi c’è in campo. Terzo: dedizione alla causa. Con Conte non si esulta dopo un gol, ci si fomenta, al punto che il Ct ne esce sanguinante e rimarrà l’immagine di questa prima parte di girone. Il Contismo consuma, emotivamente quanto fisicamente, e per questo i suoi cicli durano tra i tre (Juve) e i due anni (nazionale). In questo ricorda molto Mourinho. Quarto: costanza di risultati.

Ecco. Non è che ai Mondiali in Brasile, nel 2014, dopo l’esordio vincente sull’Inghilterra nacque il Prandellismo. E non è detto che si continuerà a parlare di Contismo se venerdì l’Italia pareggia o perde con la Svezia. Ma qui la domanda non è come mai sia sbocciato il Contismo dopo una sola partita agli Europei, ma come mai non se ne sia iniziato a parlare prima. Conte, ovunque abbia allenato, ha vinto. Questa Italia somiglia tanto alla sua prima Juve, 2011-12. Quella squadra, nessuno se lo ricorda perché i record bianconeri del quinquennio si accavallano e i primi si cancellano per fare spazio ai più recenti, fu capace di vincere un inaspettato tricolore chiudendo imbattuta. Era inferiore al Milan dal punto di vista del talento e del tasso tecnico, come l’Italia ha meno giocolieri pregiati rispetto a Spagna, Inghilterra, Francia e Germania. Ma era più forte di testa, come l’Italia lo è stata rispetto al Belgio. Quella Juve non aveva ancora Tevez e Morata e Dybala, ma vinse lo scudetto con Quagliarella, Vucinic, Matri, che ricordano tanto Eder, Pellè, Immobile.

Quella Juve, infine, aveva Bonucci, Barzagli e Chiellini. Ma la Juve li aveva anche l’anno precedente, nella prima creatura sbilenca di Marotta, con Del Neri in panchina, e furono disastri. Fu Conte a trasformare quella difesa spesso allegra in una spietata macchina da guerra, in tre ‘bastardi’ che non concedono niente, come sono stati definiti dalla stampa europea con un omaggio a uno dei più riusciti film di Tarantino (Bastardi senza gloria). A togliere di dosso a Bonucci l’etichetta di centrale che si distrae almeno un paio di volte a partita e convincerlo che con quei piedi poteva fare il regista creando dalla linea difensiva. Anche loro sono pretoriani di Conte, i primi, gli interpreti originali del Contismo. Definizione nata ieri, ma iniziata almeno cinque anni fa.