
E’ finita ancora una volta così, con un rigore segnato sotto alla Sud e qualche secondo dopo la stessa scena: giallorossi disperati da una parte, Reds in festa dall’altra.
Ho 34 anni in più, rispetto a quel 30 maggio 1984 e quindi stavolta non ho pianto. Non ci sono neanche andato vicino, devo dire.
Disperato no, emozionato sì.
Emozionato. Dall’uragano giallorosso dell’Olimpico, senza neanche uno schiaffo tra i tifosi. L’unico ad alzare le mani è stato Alexander-Arnold intorno al 60’ ma in Slovenia pare si possa fare e poi questo è un altro discorso e lo lascio volentieri a Simone Inzaghi e a quelli che quest’anno hanno battuto il record di gol presi in Europa League, 3 in 4 minuti e 6 secondi. Ma ieri festeggiavano.
Emozionato, sì. Dalle parole di Daniele De Rossi, che non ha fatto riferimento a fruttini e patatine pure se i furti subiti dalla Roma nel doppio confronto non sono neanche paragonabili a quanto accaduto al Bernabeu. Parla di “romanismo”, Daniele. Una carriera splendida ma macchiata da diversi errori grossolani. In campo, perché davanti al microfono mai una sbavatura.
Innamorato. Della folle capacità di questa squadra di non arrendersi alla propria fragilità. Non è successo sul 2-0 a Stamford Bridge. Non è successo sul 3-0 al Camp Nou. Non è successo sul 5-0 ad Anfield Road. Non è successo ieri sera sull’1-2 al 50’, quando l’Aggregate recitava 3-7. Che storia meravigliosamente romanista, questa. La squadra che trascina i tifosi e non viceversa, fino al GRAZIE recitato ieri sera all’unisono dai 70.000 dell’Olimpico.
La Roma ha perso e questa non è una novità. La Roma ha sprecato un’opportunità colossale e neanche questa lo è.
Ma la Roma ha completato una Champions League colossale, inimmaginabile, faccia a faccia con le migliori squadre del Continente. Niente più Bombon.
Certo che non posso essere contento di come sia finita. Un altro rigore beffardo, sotto quella Curva. Pure se Grobbelaar era altrove.
Ma mi tengo questa squadra, questa tempesta giallorossa. Questa tigna di altri tempi. Mi sono goduto la festa. Altri no.