Polemica a distanza Curry-Trump, frizioni tra il presidente e lo sport americano

Polemica Curry-Trump, la stella dei Warriors è apertamente schierata contro il presidente. L'ultimo episodio ha coinvolto l'azienda di cui è testimonial

Polemica Curry-Trump, la stella dei Warriors punge il presidente – Il ciclone Trump procede e sul suo percorso trova diversi ostacoli nel mondo dello sport americano. In quella che è tendenzialmente una linea di separazione, un muro (citazione non casuale), tra chi è con lui e chi è contro di lui, a volte bastano poche frasi per generare un polverone. E’ successo qualche ora fa con uno dei volti più luminosi, e illuminati, della Nba contemporanea. Steph Curry. Il quale è testimonial di Under Armour, azienda di abbigliamento sportivo in grande espansione non a caso da quando le sue scarpe sono indossate dalla stella dei Warriors. Il Ceo dell’azienda, Kevin Plank, aveva mandato per l’aria un tranquillo pomeriggio sul Pacifico dichiarando: ‘Avere un presidente così favorevole al mercato americano è un grande asset per il nostro paese’. Poi Plank si è corretto dicendo che parlava solo di business senza riflettere l’idea di impegno sociale dell’azienda, ma intanto la dichiarazione era rimbalzata da una parte all’altra dei social network. In breve si è sviluppato un hashtag contro Under Armour, #boycottUA, e la faccenda è stata riportata naturalmente al testimonial principale dell’azienda.

Polemica Curry-Trump, giochi di prestigio e giochi di parole – Il quale, in maniera improvvisa come quando spara da nove metri, ha dato vita a un doppio senso geniale che si perde malamente tentando la traduzione. ‘Asset? I agree if you remove the ‘et’ from asset’. Tecnicamente levando ‘et’ da Asset rimane Ass, che non significa solo quel grosso bozzo che sta circa un metro sotto la testa (cit. adattata da un grande Tom Hanks in ‘Ragazze Vincenti’ dove allenava una squadra femminile di baseball e esortava le sue ragazze a usare il cervello), ma rimanda a un preciso insulto di colore marrone. La battuta ha fatto sorridere cronisti e appassionati in giro per il mondo, ma in molti si sono domandati che futuro potrà esistere tra Curry e Under Armour. Le parti sono legate fino al 2024 e l’uomo di Golden State genera circa 200 milioni di dollari di introiti per l’azienda. Cifre destinate a salire nei prossimi anni. Per questo le frasi successive suonano come un campanello d’allarme. ‘Non è che io abbia niente in contrario al fatto che Plank possa fare affari con Trump. Però è una questione delicata, all’azienda che rappresento domando se stiamo facendo abbastanza per promuovere il cambiamento, se stiamo lavorando per il bene di tutti oppure di pochi. Se un giorno dovessi guardarmi allo specchio e trovare difficile capire se la mia azienda rispetta e si prende cura di tutte le persone, non c’è somma di denaro che può competere con l’importanza che hanno per me certi valori’. Parole in grado di scatenare un terremoto commerciale perché le aziende pronte a fare carte false per avere il numero trenta sono tante.

Polemica Curry-Trump, la posizione della baia – Nei dintorni di Oakland e San Francisco, nel mondo della Dub Nation, la presa di posizione è forte. Il coach dei Warriors, Steve Kerr, aveva dichiarato apertamente di trovare una follia il muslim ban. ‘E lo dico da figlio che perse suo padre in un attentato terroristico’ ha precisato. Curry ha collaborato con Barack Obama durante la sua presidenza e ha su Twitter manifestato le proprie preoccupazioni il giorno dell’elezione di Trump. Il presidente, che con lo sport non è mai andato particolarmente d’accordo e non ha mai fatto particolari affari, ha dovuto nei giorni scorsi anche incassare l’aperta ostilità di una parte dei Patriots, freschi campioni Nfl, che con McCourty e Bennett hanno rifiutato di partecipare alla tradizionale celebrazione dei campioni alla Casa Bianca. Il quadriennio è appena cominciato e di storie come queste a occhio ce ne saranno molte.