Nba Finals gara 5, Raptors a un passo dal titolo

Nba Finals gara 5 Raptors-Warriors, i canadesi in vantaggio 3-1 possono chiudere la serie e vincere il titolo davanti ai propri tifosi

Nba Finals che tornano in Canada per gara 5 con i Raptors avanti 3-1 nella serie dopo le due vittorie consecutive alla Oracle Arena che potrebbero essere decisive. Nonostante il recupero di Thompson e Looney i Warriors si sono di nuovo arresi a Leonard e compagni e adesso devono tentare una vera impresa che nell’ultimo atto è riuscita nella storia soltanto a Cleveland, proprio contro di loro, nel 2016.

La serie

I Warriors erano i grandi favoriti. La sconfitta 118-109 in gara 1 ha sorpreso tutti, per la forma oltre che per la sostanza. Di base Golden State aveva in testa la priorità di limitare Leonard, come aveva fatto con Harden e Lillard durante i playoff, missione compiuta con l’esterno dei Raptors tenuto a 5/14 dal campo e due palle perse. Il problema per Kerr è che le Finals le gioca contro una squadra che ha in area due uomini in grado di fare canestro. E’ stata la grande vetrina di Siakam (32 punti e 14/17 dal campo, trentello in una serie finale con almeno l’80% dal campo che non si vedeva dal 1988) ma anche di Gasol (20 punti e 6/10 al tiro), oltre che di VanVleet che come sempre ha sfruttato ogni opportunità con energia e acume tattico. Risultato, i Raptors sono stati davanti per 48 minuti, non si sono mai voltati indietro e i Warriors hanno avuto poco in attacco da Thompson, Green e Iguodala per alimentare le rimonte che erano diventate una costante contro i Blazers. Alla fine i campioni hanno tirato con il 43.6% dal campo contro il 50.6% dei padroni di casa, hanno perso 16 palloni e tirato 12/31 dall’arco.

In gara 2 reazione puntuale dei campioni, capaci di vincere 109-104 in una partita dal punteggio più basso e decisa da un parziale di 18-0 all’inizio del terzo periodo. I Raptors nel finale provano a tornare sfruttando anche l’infortunio di Thompson ma la giocata decisiva è di Livingston che tramuta una possibile palla persa di Curry in un assist per Iguodala che firma la tripla della vittoria. Ai canadesi non bastano 34 punti di Leonard perché stavolta il cast di supporto non è decisivo, mentre i Warriors vincono almeno una gara in trasferta anche in questa serie playoff, striscia che va avanti dal 2015 e confermata anche in queste Finals.

Troppe assenze in casa Warriors con Durant, Thompson e Looney fuori. I Raptors si impongono 123-109 in una partita dominata dall’inizio alla fine e nella quale i padroni di casa solo raramente riescono a tornare a contatto. Curry è leggendario con 47 punti ma è l’unica opzione offensiva affidabile per i campioni, mentre dell’altra parte Toronto manda in doppia cifra sei giocatori, segna 17 triple e Leonard con 30 punti è il migliore marcatore con margini di crescita legati alle sue condizioni fisiche.

In gara 4 i Warriors recuperano Thompson e Looney ma è ancora Toronto a imporre la propria fisicità a una squadra stanca e priva di energia. I Raptors si impongono 105-92 grazie a un secondo tempo griffato da Leonard e Ibaka, autori di 56 punti in coppia, tenendo i padroni di casa a solo 46 punti segnati e 92 totali, il minimo in questi playoff. I canadesi continuano a trovare uomini decisivi in ogni partita, i Warriors senza Durant faticano ad avere un rendimento offensivo costante a parte gli Splash Brothers e finiscono per tirare 8/27 dall’arco, un’anomalia in quella che potrebbe essere stata l’ultima gara alla Oracle Arena.

Le quote

Raptors  Warriors
1.66 2.50

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Gara 5

I Raptors, mai considerati favoriti per la vittoria del titolo e di una singola partita anche avanti 2-1, sono adesso anche per i bookmaker un’opzione reale. Non potrebbe essere altrimenti sul 3-1, con meriti e demeriti equamente distribuiti da una parte e dall’altra. Toronto ha giocato due gare in trasferta con maturità e coraggio, imponendo la propria idea di pallacanestro a una delle squadre più forti della storia e dimostrando di essere enormemente cresciuta nel corso dei playoff. Tutto ruota intorno a Leonard, 36 punti in gara 4 e decisivo nel quarto periodo, Mvp naturale della serie e giocatore che dai tempi di San Antonio non solo sa come si vince, ma anche come migliorare i compagni. Non è un caso se a turno Siakam, VanVleet, Lowry e Ibaka venerdì notte siano stati decisivi nelle tre vittorie dei canadesi. Battere Golden State alla Oracle Arena tirando con il 41.9% dal campo, con il 31.3% da tre, significa avere una capacità di lettura difensiva fuori dal comune, con la conseguenza di tenere i campioni a 92 punti segnati come non si era ancora visto in questi playoff. Toronto non solo è legittimamente in finale, ma vincerebbe un titolo meritatissimo per come ha saputo creare difficoltà inedite a Steve Kerr su due lati del campo.

Certo non sapremo mai cosa sarebbe successo con Durant in campo, che potrebbe tornare in gara 5 oppure non esserci, o senza gli infortuni di Thompson e Looney. Di sicuro l’usura fisica ed emotiva di cinque anni al vertice sta presentando il conto anche a Curry e Iguodala. Il primo tempo dei Warriors in gara 4 per interpretazione e ferocia agonistica è stato quello dei tempi migliori, ma è mancata la scintilla per generare il parziale decisivo. Altro segnale inequivocabile. Se Thompson torna ed è eroico con 28 punti, se Curry non può ripetere i picchi di gara 3 ma ne segna comunque 27, serve almeno un terzo violino affidabile. Quello che i Raptors hanno trovato e che manca a questa versione di Golden State, con Green che non riesce a trovare costanza offensiva, Iguodala che non può essere un terminale costante e Cousins che è a tratti disastroso su due lati del campo ma è impietoso prendersela con lui che non doveva nemmeno esserci. Ancora troppe palle perse, 17 in totale, ancora poco dalla panchina.

Non diventa una questione di numeri, ma di forze. Quelle residue dei Warriors, che sembrano davvero poche come succede al termine delle dinastie (i Lakers che nel 1991 persero 4-1 con i Bulls, gli stessi Lakers che nel 2004 persero 4-1 con i Pistons dopo tre titoli consecutivi a inizio millennio), quelle crescenti di Toronto che può conquistare l’anello davanti ai tifosi di casa e sa che avrà altre due occasioni per farlo anche in caso di sconfitta. Golden State era già stata sotto 3-1 nel 2016 in finale di Conference contro gli Oklahoma City Thunder, ma quella era una squadra che aveva appena vinto 73 partite in regular season e aveva il fuoco dentro. Stavolta l’orgoglio smisurato dei campioni potrebbe bastare per vincere una partita. Per il titolo si fa fatica a crederlo.