Patriots contro Trump – E’ consuetudine per i vincitori del Super Bowl visitare la Casa Bianca e ricevere le congratulazioni del presidente degli Stati Uniti. Tutto normale, fino a qui. Nel corso degli anni tuttavia, questo evento ha generato diverse proteste, e con Donald Trump di mezzo, non poteva che capitare di nuovo. In occasioni diverse, Devin McCourty e Martellus Bennett, membri dei New England Patriots neo campioni del mondo, hanno esplicitamente annunciato che non parteciperanno alla visita di Washington. Ma è doveroso fare un passo indietro.
Le controversie precedenti – Non sono i primi e non saranno gli ultimi. Anche Larry Bird, nel 1984, con Ronald Reagan alla presidenza, non si presentò. Stessa cosa fece Micheal Jordan, nel 1991, quando giocò a golf in North Carolina e non andò con i Bulls da George W. Bush. Chi invece dichiarò apertamente i propri schieramenti politici fu Tim Thomas, portiere dei Boston Bruins vincitori della Stanley Cup, che nel 2012 fu l’unico assente da Barack Obama. Ed infine lo stesso Tom Brady, quando i Patriots vinsero nel 2015, decise di non partecipare alla consueta visita. Adesso, gli scenari si sono invertiti.
B&B pro Donald – Bill Belichick e Tom Brady sono sostenitori di Trump, nessuna sorpresa, ma gran parte della squadra no. Bennett e McCourty, non proprio due giocatori qualsiasi, sono gli stessi che mostrarono solidarietà a Colin Kaepernick, quarterback di San Francisco, che si inginocchiò durante l’inno prima di una partita, ad ottobre. Adesso, quel che potrebbe prendere piede nello spogliatoio di New England, formato, come gran parte delle squadre NFL, da giocatori di etnia afro-americana, è un vero e proprio assenteismo nei confronti di Trump, che potrà entrare nella storia come l’unico presidente americano ad aver ricevuto solo mezza squadra. Non è ipotesi da scartare, essendo i due atleti parte molto importante della squadra che ha trionfato pochi giorni fa a Houston. “Patriots” solo in campo, a quanto pare.
