Nico Mannion e la Nazionale: “Durante l’Inno di Mameli, che emozione!”

Dopo i 31 minuti giocati a Groningen, il figlio di Pace potrà giocare solo con la Maglia dell'Italia. Un prospetto pazzesco.

L’abbiamo incrociato al ritorno da Groningen, a poche ore dal suo esordio con la Maglia Azzurra. L’esordio di Nico Mannion in Nazionale non è stato affatto banale: 17 anni e 3 mesi ma subito un impatto forte su una partita che è andata storta dalla palla a due ma nella quale è riuscito comunque a far emergere le proprie qualità. Ovvero, personalità, capacità di attaccare in uno contro uno con gambe sensazionali, una leadership spiccata e naturale, fiuto del canestro.

Poi, certo qualche forzatura e un paio di sciocchezze difensive ma se all’esordio Mannion ha già fatto intendere che potrebbe diventare la stella della nostra Nazionale per i prossimi 15 anni. Anche perché dopo i 30 minuti che Sacchetti gli ha concesso a Groningen (9 punti e 3/10 dal campo), Nico è ufficialmente un giocatore dell’Italia e non potrà indossare la maglia di altre Nazionali.

Nico, un primo bilancio di questo primo primo contatto con la Nazionale?
Mi sono divertito, è stata una esperienza fantastica e utilissima. Questo è un ottimo gruppo, mi hanno aiutato tutti dal primo giorno e coach Sacchetti con me è stato grande, così come lo staff. Ho imparato molto e molto altro ho da imparare ma sono state due settimane veramente indimenticabili per me.

Il livello di competizione FIBA era quello che aspettavi?
Chiaro che posso fare meglio, d’altra parte avevo poco più di una settimana di allenamento con gli Azzurri. Credo però di aver giocato una partita solida, contro giocatori molto più esperti e navigati di me. Lezione utilissima.

C’è un compagno della Nazionale con cui hai legato particolarmente?
Ero in stanza con Stefano Tonut ma mi sono trovato bene con tutti, davvero. Diciamo che con Christian Burns ho parlato e scherzato di più, dal primo giorno, ma sarebbe antipatico fare una classifica perché i ragazzi sono stati perfetti, accogliendomi dal primo giorno come se fossi stato uno di loro da anni.

Il tuo programma dei prossimi mesi?
Tornerò subito negli Stati Uniti e giocherò tornei e Summer League in diversi Stati. Sicuramente Atlanta Las Vegas, Los Angeles, poi lo Steph Curry Camp. Infine, ovviamente, l’High School a Pinnacle.

Cosa ti piace dell’Italia?
Ho ritrovato qui la cultura della famiglia che mia madre, italianissima, cerca di infondermi anche negli Stati Uniti. Qui c’è ancora tanta voglia di stare insieme, si sta a cena un paio d’ore a parlare e non dieci minuti come siamo abituati a fare dall’altra parte dell’oceano.

L’emozione del tuo esordio in Nazionale. Cosa hai provato?
Indescrivibile. Dalla palla a due ho pensato solo a giocare bene ma prima della partita e durante l’inno ero molto emozionato. E la faccia felice di mia madre, nel vedermi con la maglia dell’Italia, a fine partita non ha veramente prezzo. E’ stato un grande onore, ci rivedremo presto. Grazie a tutti per questa opportunità.

Foto Ufficio Stampa FIP