Messi e Cristiano Ronaldo, il confronto impossibile tra i più grandi

I due giocatori più forti dell'epoca contemporanea e la rivalità più sentita nel calcio moderno. Messi è arrivato per primo in vetta ma Cristiano Ronaldo l'ha raggiunto negli ultimi anni. E un confronto impossibile

Questa è una storia di capre, vasche per la crioterapia e fantasmi del passato. Messi contro Cristiano Ronaldo, o più precisamente Messi accanto a Cristiano Ronaldo, è tema che appassiona come soltanto il dibattito per stabilire chi sia il più grande dell’epoca contemporanea può accendere la fantasia. Non è che si scappi. Al piano più alto, nell’attico assoluto, ci sono Pelè, Maradona e poi loro due. La differenza è che Pelè e Maradona illuminarono due epoche differenti, mentre Messi e CR7 sono contemporanei entrambi, coetanei quasi, nell’epoca più globale nella storia dell’uomo. Siamo sicuramente dei privilegiati a poterli vedere giocare insieme, siamo anche limitati nel volere stabilire una gerarchia tra giganti assoluti del pallone, ma se loro due competono tra di loro perché non possiamo farlo noi?

Messi vs Cristiano Ronaldo: le cifre

Insomma Messi si fa fotografare accanto a una capra (Goat in inglese, acronimo di Greatest Of All Times), Ronaldo lo canzona esultando nell’esordio con tripletta a Russia 2018, quell’altro sbaglia l’ennesimo rigore. Ora facciamo un attimo un discorso di statistiche. Ronaldo al 16 giugno 2018 ha segnato 665 gol in 908 presenze tra squadre di club e nazionale. Messi è a 639 gol in 815 presenze. Sono numeri molto simili, quasi identici se confrontiamo quelli in nazionale. Per Ronaldo con il Portogallo ci sono 84 gol in 151 presenze. Per Messi 80 gol in 148 presenze. Cifre folli e irraggiungibili per chiunque altro, né altri giocatori mai nella storia sono andati vicini a essere altrettanto prolifici giocando nel calcio europeo. Pelè e i suoi 1000 gol in carriera avvennero nel suggestivo calcio brasiliano della metà del secolo scorso, di cui tanto si narra ma del quale poco si è visto per testarne l’effettivo livello di competitività. Ma non puoi separare Ronaldo da Messi guardando i loro numeri. E nemmeno i Palloni d’Oro, cinque per parte.

La carriera nei club

Puoi farlo però distinguendo tre elementi. Il primo è il contesto nel quale entrambi hanno sviluppato la propria carriera. Per Messi è un’egemonia targata Barcellona. In salsa blaugrana è nato, cresciuto, è stato perfino curato al Nou Camp, è stato l’emblema dell’epoca Guardiola che ha cambiato il calcio contemporaneo. Però non esiste controprova che giocando altrove avrebbe avuto lo stesso impatto. Ci torniamo più tardi. Cristiano Ronaldo ha iniziato allo Sporting Lisbona, la prima vera accelerazione l’ha data al Manchester United, è andato nell’iperspazio al Real Madrid. Ha dominato nel calcio inglese e in quello spagnolo, che nel nuovo millennio sono i più competitivi e ricchi nel vecchio continente. Esiste una controprova del fatto che CR7 ovunque vada ha un impatto devastante. E’ un dato che, al netto delle preferenze suggestive verso l’uno o l’altro, inizia ad avere una conformazione oggettiva.

Il rendimento in nazionale

Il secondo elemento è il rendimento in nazionale. Che si lega al primo. Il Messi inarrestabile visto mille volte nel Barcellona, in un Barcellona che però da Guardiola a Iniesta a Xavi a Pedro a Puyol ha gente che sta nella Hall of Fame del calcio di tutti i tempi, con l’Argentina non si è mai visto. L’Albiceleste non vince un titolo dal 1993. Con lui ha perso le ultime tre finali consecutive giocate, dai mondiali 2014 fino alle due Copa America consecutive nel 2015 e nel 2016, poi il fallimento ai mondiali 2018. Il rigore sbagliato in finale due anni fa contro il Cile lo indusse al ritiro dalla nazionale e in molti se ne sono ricordati vedendolo sbagliare dagli undici metri contro l’Islanda. Il Messi delle competizioni per club e il Messi che gioca per il suo paese sono due giocatori diversi. Il Cristiano Ronaldo delle squadre di club e quello della nazionale è identico. Ha trascinato alla vittoria agli Europei il Portogallo nel 2016, quasi da solo, nonostante l’infortunio che l’ha tolto quasi subito dalla finale contro la Francia. La tripletta contro la Spagna rimane negli occhi per la ferocia con cui è arrivata, e anche a questo arriviamo successivamente. Ma un altro dato oggettivo è che CR7 è sempre lo stesso. Al Manchester United. Al Real Madrid. Con il Portogallo. Con la Juve. Per Messi il discorso è diverso, perché è anche meno trascinatore, perché in un contesto tecnico di altissimo livello, con compagni nettamente superiori a quelli di Ronaldo nella nazionale portoghese, ma diverso tatticamente e come gerarchie di spogliatoio, tende a perdere efficacia. Si potrebbe riassumere in una parola, carisma. CR7 oggettivamente ne ha di più. Ne scrivemmo già tre anni fa, dopo Euro 2016.

Il fantasma di Maradona

E uno dei motivi è che combattere con il fantasma di Maradona può essere logorante. Non è soltanto per una questione di talento. El Pibe e Messi condividono anche una conformazione fisica quasi identica, statura inferiore alla media, baricentro bassissimo, rapidità ineguagliata. Mentre Cristiano Ronaldo ha un solo rivale contro il quale confrontarsi, al quale parametrarsi, Leo Messi ne ha due. E il peso può diventare insostenibile. Un altro elemento a favore di CR7 è probabilmente una tenuta emotiva, nervosa, mentale superiore a quella del suo avversario. Ronaldo è ossessivo, metodico, martellante nel desiderio di essere il numero uno. La storia raccontata da Carlo Ancelotti, del portoghese che tornando da una doppietta a casa del Bayern Monaco e invece di tornare da Irina che lo aspetta a letto si fa un’ora di crioterapia nel centro sportivo del Real Madrid, è emblematica. Ha più fame del rivale, forse perché Messi sul tetto del mondo è arrivato prima e l’unica cosa che poteva fare era guardarsi allo specchio, mentre Ronaldo di fronte a lui vedeva un antagonista che alimentava il suo fuoco competitivo. Che è superiore a quello di Messi e somiglia non casualmente a quello di Mohammed Alì, Michael Jordan, Kobe Bryant, di gente che ora ossessionata dal senso della sfida e del dimostrare al mondo di esserne i padroni. Per questo CR7 vuole più soldi dal Real Madrid dopo avere vinto tre Champions League consecutive, altro traguardo non riuscito a Messi. Non per i soldi in quanto simbolo economico, a quel livello venti milioni in più o in meno all’anno neanche li senti nel conto corrente. Lo fa per quello che i soldi significano, un simbolo enormemente più alto: vuol dire che se qualcuno guadagna più di te, ma tu sul campo sei più forte di lui, non puoi guadagnare di meno. Al momento, e in attesa di vedere che succede durante i mondiali, Cristiano Ronaldo la rincorsa l’ha completata. Ha prima raggiunto e adesso superato Messi. Per completezza tecnica, atletismo, forza mentale, capacità di trascinare i compagni.

Un confronto impossibile

Poi, come sempre, si va a momenti e a suggestioni. Il Cristiano Ronaldo che segna cinque gol nella fase a eliminazione diretta della Champions League 2018-19, sbatte fuori da solo l’Atletico Madrid, porta in vantaggio la Juve nel ritorno con l’Ajax, sembra destinato alla quarta coppa consecutiva. Invece i ragazzini olandesi cancellano il sogno della Juve mentre Messi segna una doppietta contro il Liverpool in semifinale, compresa una punizione da casa sua, e il piatto della bilancia va nuovamente dalla parte dell’argentino. Entrambi, nella stessa settimana, mettono la firma sul gol numero 600 con squadre di club. CR7 a San Siro contro il Milan e Messi a Camp Nou contro i Reds. Forse vale la pena soffermarsi sull’unico dato di fatto oggettivo. Che mentre provare a stabilire chi è più forte rimarrà sempre nella sfera soggettiva, e servirebbe vedere Messi in un contesto diverso da quello del Barcellona il che difficilmente succederà, è assoluta la fortuna che tutti gli amanti del calcio contemporanei hanno nel vivere l’epoca di questi due fenomeni potendoli vedere giocare dal vivo o in diretta. Sentirli raccontare tra tanti anni, rivederli negli highlights, non sarà la stessa cosa. Perciò, semplicemente, vanno goduti per quello che sono. Un’anomalia sportiva e cronologica. Perché, come dicevamo, due dei più forti di sempre, forse i più forti in assoluto, non si erano mai visti giocare nello stesso periodo storico.