Hamilton in Ferrari nel 2021, perché sì e perché no

Hamilton in Ferrari nel 2021 è davvero possibile? Perché sì, perché no e le prospettive

Il 2019 in F1 si è concluso a Abu Dhabi come era cominciato, con la Mercedes forte di un vantaggio abissale sulla Ferrari, ma di ciò che non ha funzionato sulla rossa si è smesso di parlare per lunghi tratti, in concomitanza con la notizia che Lewis Hamilton su quella stessa rossa potrebbe trasferirsi nel 2021. La notizia è diventata virale, non è stata smentita da Mattia Binotto né dal pilota e l’argomento sarà dibattuto per mesi fino all’inizio della nuova stagione e anche a Melbourne a marzo si rischia di non parlare di altro, se la trattativa di rinnovo con la Mercedes non dovesse risolversi, e non si è ancora risolta. E’ dunque possibile che il pilota più dominante dell’epoca moderna diventi un pilota Ferrari nell’anno della rivoluzione dei regolamenti? E’ sicuro che le due parti abbiano parlato o stiano parlando, ma da qui a pensare che l’affare possa andare in porto ce ne passa e si tratta prevalentemente di una suggestione. Perciò limitiamoci a disquisire che effetti avrebbe una mossa del genere e soprattutto quali conseguenze.

Perché sì

Sarebbe la suggestione assoluta. Il pilota più dominante dell’epoca moderna che arriva a completare il lavoro riportando il titolo alla Ferrari e interrompere un digiuno di quattordici anni. Inutile girarci intorno, guidare la rossa è l’ambizione dichiarata o segreta di ogni pilota anche se a questo livello Hamilton arriverebbe solo con precise garanzie di competitività e su questo argomento torneremo. Soprattutto se nel 2020 vincesse il settimo titolo mondiale ed eguagliasse Schumacher, l’incastro sarebbe perfetto per la narrazione sportiva. Cosa potrebbe esserci di più assolutamente perfetto che diventare l’uomo degli otto titoli mondiali, l’unico nella storia, vincendo l’ultimo a bordo della Ferrari? Sarebbero tutti soddisfatti. Hamilton perché spazzerebbe le voci che lo vogliono vincente solo grazie alla Mercedes imbattibile dell’epoca ibrida, Maranello perché tornerebbe a vincere dopo avere bruciato nella carestia nomi del calibro di Alonso e Vettel. Ma, naturalmente, il tutto funzionerebbe solo in caso di vittoria. Le incognite in caso contrario sarebbero nettamente superiori.

Perché no

Leclerc. Basta questo nome per sintetizzare il concetto. Espandiamolo. Mettiamo Hamilton sulla Ferrari nel 2021 e mettiamo che nemmeno lui riesca a vincere il titolo. Conseguenze. La rossa si è buttata su un pilota a fine carriera, che ha vinto solo grazie a macchine troppo più forti della concorrenza, bruciando le ambizioni del giovane talento che già nel 2019 aveva dimostrato di essere l’uomo su cui puntare. In molti si domandano se Hamilton nella parte discendente della sua parabola sportiva sarebbe in grado di battere Leclerc in fase ascendente. Ma non è questa la vera domanda da porsi. Così come non è produttivo domandarsi se sia meglio avere una coppia di talenti assoluti o una prima e una seconda guida riconosciute. La risposta è insita nella domanda, ovvero puoi permetterti due galli nel pollaio solo se hai una macchina troppo più forte delle altre. Come la McLaren nel biennio 1988-89, come la Mercedes nel 2016. Funziona solo in quel caso. Per conferma si può chiedere allo stesso Hamilton, che nel 2007 sbarcò da debuttante in McLaren, mandò in crisi Alonso che doveva essere la prima guida e veniva da due mondiali, la rivalità fece scoppiare la coppia e il titolo andò a Raikkonen. Si può dire che questa strategia sia stata la causa principale dell’ultimo mondiale vinto da un pilota Ferrari. Si potrebbe tornare al 1990, con Prost e Mansell che in Portogallo innescarono un’incomprensione al via che spianò il titolo a Senna. E’ un rischio da correre in una stagione in cui le incognite sono già infinite, a cominciare dal nuovo regolamento che potrebbe comportare nuove gerarchie e rapporti di forza? Difficile crederlo.

Le prospettive

Realisticamente Hamilton in Ferrari è un’idea suggestiva ma non praticabile. Più precisamente, potrebbe succedere solo in caso di due precisi incastri. Il primo è, o meglio sarebbe stato, con Verstappen alla Mercedes a rimpiazzarlo, ammesso che l’olandese potesse adattarsi in una realtà molto diversa rispetto alla scuderia austriaca che si è ritagliata il passato recente su di lui. Ma il rinnovo con la Red Bull fino al 2023 esclude questa ipotesi. Il secondo è Vettel che torna in Red Bull (ma è praticamente da escludere, visto che se ne andrebbe dalla Ferrari per non fare il secondo di Leclerc e si troverebbe a farlo per Verstappen) o ancora più realisticamente plana in McLaren che nel 2021 avrà power unit Mercedes. Ma sono possibilità estreme, primo perché le lattine vogliono un campione del mondo giovanissimo e non un pilota consumato dagli insuccessi Ferrari, secondo perché Mercedes farà di tutto per mantenere intatta la squadra dominante del decennio nonostante la nuova gestione che si prevede oculata anche sul piano economico e infatti la trattativa di rinnovo con Hamilton non si è risolta perché al momento persiste il nodo della durata (lui vorrebbe un quadriennale, gli offrono un biennale) e della sostanza (lui chiede circa il triplo di quello che gli offrono). Terzo, Hamilton salirebbe sulla rossa solo dietro precise garanzie di potere lottare per il mondiale, altrimenti non avrebbe senso spostarsi dalla scuderia tedesca. Garanzie che la Ferrari non può dargli nemmeno in caso di 2020 competitivo, perché il nuovo regolamento cambierà tutto. E’ un matrimonio nel quale i protagonisti hanno molto da perdere, a cominciare dalla Ferrari che su Leclerc ha investito il proprio futuro investendolo tramite Binotto del ruolo di primo pilota in prospettiva e non avrebbe motivo di fare inversione di marcia dopo due anni di coltivazione, proprio al momento di cogliere i frutti. Non si farà, ma se ne continuerà a parlare molto.