La crisi di Valentino Rossi, il Dottore pensa al ritiro?

Valentino Rossi pensa al ritiro? Le difficoltà della prima parte di stagione inducono il Dottore a interrogarsi sul futuro

Non è un’estate facile per i motori italiani, in tutti i sensi. Faticano le rosse, le Ferrari e le Ducati, faticano i piloti tricolori, da Giovinazzi in F1 fino a Dovizioso e Rossi in MotoGp. Ma mentre per i primi c’è ancora molto o abbastanza futuro davanti, il Dottore a 40 anni da tempo sa di avere più asfalto alle spalle che di fronte. E un inizio di stagione così disastroso non l’aveva mai vissuto. Dopo nove gare solo 80 punti. Peggio anche, e non pareva possibile, dell’esperienza in Ducati. Ma non sono soltanto i numeri a preoccupare. C’è anche che la Yamaha, lentamente ma progressivamente, sembra ritrovare il bandolo della matassa. Ci sta riuscendo con Vinales, che adesso è il pilota numero uno in scuderia e non soltanto per i risultati, ma anche con Quartaro su Petronas. E quando il team ufficiale e quello clienti vanno forti entrambi, significa che la strada è giusta. Le M1 stanno crescendo, ma non quella di Rossi. In affanno in qualifica, in ritardo nel setup in gara, quasi sempre al centro del gruppo e non a lottare per le prime posizione come vogliono la sua storia e il suo agonismo. Per questo, per la prima volta, si è iniziato apertamente a parlare di un argomento che è rimasto tabù per anni.

Il ritiro

Dopo il Sachsenring, a chi gli faceva notare gli stenti di una stagione anonima, il Dottore ha risposto apertamente: ‘Continuare senza risultati è un problema‘. Aggiungendo: ‘Si fa riferimento alla mia età ed è normale, ma certe sensazioni le conosco solo io e sarà chiaro il momento in cui non avrò più voglia di correre. Prima o poi smetterò ma guardando i dati credo di essere ancora veloce. Ma bisogna risolvere i problemi‘. I problemi finora non sono stati risolti nonostante i tanti cambiamenti nel box e nel management Yamaha. Le difficoltà di Rossi, che ha dichiarato apertamente di non trovarsi con questa versione della M1, è la velocità di inserimento e di uscita in curva, il che significa correre in modalità passiva, senza mai riuscire a attaccare. Le soluzioni non sono ancora state trovate e a questo punto è chiaro che il tempo per riuscirci non è più illimitato.

Lo ha fatto capire anche Lin Jarvis il 19 luglio in un’intervista nella quale ha dichiarato che il futuro del team non dipende dal Dottore, spostando ipoteticamente al 2021 la linea di demarcazione tra la storia e il futuro. La Yamaha non scaricherà Rossi e rispetterà la sua decisione di continuare, il che rende tranquillo il pilota dal punto di vista contrattuale ma non da quello agonistico. Una delle più grandi leggende nella storia della moto continua a correre se può essere competitivo e un ritardo di 20 secondi in Germania rispetto alla prestazione dell’anno precedente non può essere causato soltanto dal declino fisiologico di un pilota che avanza con l’età. La sensazione però è che dopo il 2015, l’anno in cui poteva arrivare il decimo titolo mondiale che gli fu negato per il contatto con Marquez in Malesia, qualcosa si sia rotto. Un obiettivo sfuggente, una MotoGp che cambia negli interpreti e nella concezione aerodinamica ed elettronica delle moto, un’evoluzione che non aspetta nessuno. Nemmeno il Dottore. In primavera l’ipotesi di un ritiro nel 2020 non era nemmeno presa in considerazione. Adesso è considerata realistica. L’autunno, in un senso o nell’altro, sarà decisivo.