Confronto Messi-Maradona: Leo ha finalmente raggiunto (e superato) Diego?

Vincendo il mondiale con l'Argentina per Messi è finito l'incubo della (presunta) inferiorità rispetto a Maradona. Lo ha superato?

Il concetto di ‘giocatore più forte di tutti i tempi’ è talmente fallace da essere irresistibile, come se nella stessa frase fossero contenuti elementi immutabili e granitici non soggetti allo scorrere del tempo. Già l’idea stessa di giocatore, dal punto di vista tecnico e soprattutto fisico, non è la stessa di appena dieci anni fa, figuriamoci se torniamo indietro al vecchio millennio, e l’idea di tempo è talmente indefinita e indefinibile al singolare, visto che scorre in una sola direzione ed è avanti e non indietro, che non ha nemmeno bisogno del plurale. Ma visto che la cronaca è fatta di eventi e la storia è spesso contaminata di suggestione, una delle ricorrenze del calcio moderno voleva che Messi non potesse mai essere veramente messo allo stesso tavolo con Maradona, per trasformare in trio quello che era binario ossia il sacro posto di divinità assoluta del pallone accanto a Pelè, se prima non avesse vinto un mondiale. Ora un mondiale Messi lo ha vinto e quindi la discussione va aggiornata. Un dibattito illusorio come solo le classifiche composte di soggettività ma arredate di oggettività possono essere, ma da aggiornare.

Messi ha raggiunto Maradona?

Naturalmente vale la pena ancora una volta sottolineare l’assoluta imperfezione del confronto, anche solo per l’oggettiva, questa sì, differenza tra il calcio di Maradona e quello di Messi. La narrazione per la quale Maradona vinse quel mondiale nel 1986 da solo (falsa) è influenzata quasi esclusivamente da quello che successe ai quarti contro l’Inghilterra, mano di dio e gol più bello di tutti i tempi (recidiva) in rapida sequenza. Ovviamente il Var avrebbe annullato l’anticipo di pugno su Shilton, provocato almeno un cartellino giallo al Pibe e forse anche una terra di Albione che avrebbe aspettato venti e non sessanta anni (tassametro che corre e non è detto che si fermerà nel 2026) per festeggiare il football che ritorna a casa. L’epica è tale per cui un furto sportivo, perché questo di fatto fu e rimane, si mescola con il divino e quella appunto era un’epoca nella quale la pressione mediatica era talmente infinitesimale rispetto a oggi che se lo fosse stata un po’ di più, diciamo la metà, forse quella gara sarebbe stata ripetuta e Maradona squalificato. Perciò atteniamoci ai fatti, o più correttamente ai numeri. Con Maradona e Messi, l’Argentina gioca due finali: 1986 e 1990, 2014 e 2022. Una vinta e una persa, oppure una persa e una vinta, entrambi andando in finale perdendo all’esordio, il primo contro il Camerun e il secondo contro l’Arabia Saudita (ci sarebbe anche un altro tocco di mano di Maradona, contro l’Unione Sovietica al San Paolo nella fase a gironi del 1990, senza il quale quella finale non sarebbe stata raggiunta, forse l’Italia oggi avrebbe cinque mondiali, ma non divaghiamo). Come minimo, sono pari. Ci saranno quattro anni di tempo per leggere analisi approfondite riguardo alla comparazione del cast di supporto, se Burruchaga e Valdano valessero di più o di meno di Di Maria e Tagliafico (di più, almeno dal punto di vista della letteratura sportiva), ma una differenza è subito evidente. Che Messi, in una finale che legittimamente potrebbe diventare la più bella nella storia dei mondiali, ha battuto Mbappé. Ovvero un altro destinato a sedersi al tavolo dei più grandi e forse un giorno a sostituire Maradona nel paragone con Messi. Ha battuto il suo probabile successore e ha battuto i detentori del mondiale. Entrambi hanno giocato una finale contro chi aveva vinto la coppa del mondo quattro anni prima, Maradona giocando due volte contro la Germania (Ovest) ma battendola quando i tedeschi arrivavano da una sconfitta, contro l’Italia nel 1982, e non da una vittoria. Se ne facciamo una questione di difficoltà assoluta, obiettivamente Messi ha fatto qualcosa di superiore. Ha vinto nella fase discendente e non ascendente della carriera, ha vinto quando tutti si aspettavano che lo facesse dopo mille delusioni, lo ha fatto con una pressione addosso che Maradona non ha mai avuto, perché a Leo il mondiale lo hanno chiesto dal 2010 con sempre maggiore insistenza, nel 1986 in molti da Diego se lo aspettavano ma nessuno lo pretendeva. Maradona invece rimarrà superiore almeno dal punto di vista iconografico. Solleva la coppa con la maglia dell’Argentina e non con addosso la vestaglia della moglie di Verdone in Compagni di scuola, quella per la quale giustamente veniva minacciata di essere presa a selciate. Quindi sì, lo ha raggiunto e dal punto di vista strettamente calcistico lo ha superato.

Messi ha superato Maradona?

Poi, a proposito di selciate, entrambe ne hanno ricevute addosso tante anche se per motivi diversi e qui l’ambito diventa umano molto più che sportivo e, di conseguenza, ancora più soggettivo. Maradona era un uomo tormentato molto più di quanto sia mai stato Messi e questo ha contribuito a irrobustire la sua epica. Così come la sua morte, che in maniera ingiusta ma equa rende un po’ più speciali gli eroi che in cambio della loro grandezza hanno avuto in sorte di andarsene prima del tempo e nel tempo rimanendo cristallizzati, immutabili e, se non giovanissimi, certamente mai anziani. James Dean, Marylin Monroe, Jimi Hendrix e John Lennon, lo stesso Paolo Rossi. Dove finiscono fisicamente, continuano eternamente. A Messi si rimproverava di non essere un trascinatore, di fare la differenza solo a, e al, Barcellona, dimenticando che praticamente tutto ciò che di indimenticabile ha fatto Maradona lo fece al Napoli, non a, e al, Barcellona. Certamente Maradona ha avuto un calcio in cui poteva colpirla con la mano ed era da tutti tacitamente accettato, ma ebbe anche meno partite, meno trofei, meno possibilità. E’ un altro meccanismo ingiusto ma comprensibile quello per cui una singola stagione, una singola vittoria, una singola partita diventano impareggiabili solo perché l’esposizione era minore e l’eccitazione per quell’evento maggiore. Maradona poteva giocare la Coppa dei Campioni solo se vinceva il campionato, Messi la gioca ogni anno, la vince nel 2009 e nel 2011 e non vengono considerate imprese al pari dello scudetto azzurro nel 1987 e nel 1990. Ecco perché la differenza tra l’atleta e l’uomo in un caso si annulla e nell’altro si allunga a dismisura. Ecco perché poi viene la naturale tentazione di raccontare un Messi più coinvolto e coinvolgente anche in nazionale, che fa la faccia cattiva contro gli olandesi e contro Van Gaal, così si può dire che ha fatto come Diego che una volta riuscì a convincere il pubblico del San Paolo non a tifare contro l’Italia in quella semifinale di Donadoni, Serena e Goycoechea, ma a non tifare contro l’Argentina. Hanno detto che finalmente si era maradonizzato, mentre invece probabilmente, e molto più umanamente, era solo esasperato. Dal peso della pressione e da quello del paragone. Dalla consapevolezza che era l’ultima occasione. Come si distingue il confine tra fare la faccia cattiva e diventare una faccia cattiva perché non te ne sono rimaste altre a disposizione? E’ stato infallibile dal dischetto, e sei anni fa dopo averne sbagliato uno contro il Cile aveva pure abbandonato la nazionale, ha segnato due gol e un assist in finale e gli eventi ristretti nell’arco di una ventina di giorni hanno il potere, sull’immaginario collettivo, di incidere più di una stagione e a volte di un’intera carriera. Molti considerano Maradona inarrivabile come leader perché smetteva di essere un calciatore e trascinava un popolo che aveva bisogno di qualcuno che lo accompagnasse più di quanto abbia bisogno di farsi accompagnare da Messi, altri sostengono che non ci sia bisogno di altre prove se in due anni Messi ha riportato in Argentina la Copa America che mancava dal 1993, vincendo a casa del Brasile, e il mondiale che mancava dal 1986. Gusti e preferenze. Soggettività. Invece è sintomatico che i termini di paragone nelle ultime due stagioni siano cambiati. Il confronto con Cristiano Ronaldo, con il portoghese che vincendo gli Europei nel 2016 sembrava in vantaggio, è stato praticamente dimenticato e non solo perché la carriera di entrambi volge al tramonto in maniera completamente differente. Si parla solo di Messi contro Maradona. Anche questa, da un certo punto di vista, è una vittoria. Una vittoria emotiva. Di Maradona, per la vastità del personaggio, si poteva, si può e si potrà dire ancora tutto. La differenza da questo momento in avanti è ciò che non si potrà più dire di Messi. Che non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare per stare nella stessa frase con Maradona. Non vincere il confronto, ma legittimarlo. E’ probabilmente l’unica vittoria realistica in questo contesto, e anche l’unica che mancava a Messi insieme ai mondiali.