Vettel e i troppi errori, così la Ferrari rischia di buttare un altro mondiale

Vettel a Monza ha commesso l'ennesimo errore della sua stagione, il secondo pesantissimo dell'estate e il mondiale sembra indirizzato verso Hamilton che lo sta meritando di più

C’è un punto preciso nella stagione, doloroso ma esatto, nel quale al primo giro di Monza si vede il mondiale che la Ferrari insegue dal 2007 prendere la solita direzione degli ultimi cinque anni, quella di Hamilton e della Mercedes. E’ la Roggia, dove l’inglese attacca all’esterno Vettel e il tedesco, spiazzato anche da una frenata indecisa di Raikkonen, decide di non potersi permettere un sorpasso sul tracciato di casa, nella giornata in cui per l’ennesima volta può riportare la corsa al mondiale dalla propria parte. O almeno meno vicino a quella del rivale. Contatto con Hamilton e ovviamente quello con la macchina argentata continua indisturbato, l’altro sulla rossa si gira e manda a ramengo gara e forse stagione.

Perché Vettel non può permettersi un sorpasso da Hamilton al primo giro di Monza? La risposta a questa domanda, plausibile ma non certa, è probabilmente il motivo per il quale nella domenica sera italiana si trova 30 punti distante dal rivale. La prima motivazione è che entrambi sono impegnati in un duello che nella storia della F1 non si era mai visto prima. Chi vince si porta a cinque titoli mondiali, quanti Fangio, meno solo di Schumacher. Entrambi in questa storia sono incastonati, ma qui si tratta della transizione tra storia e leggenda. E questa pressione, questo significato che trascende il mondiale ed entra direttamente nel territorio della psiche dove combatti per essere il migliore della tua epoca e il secondo migliore di tutti i tempi, il tedesco non la gestisce in maniera distesa quanto il britannico. Non da oggi e non da Monza. Dall’inizio del campionato. Di errori se ne contano almeno quattro. A Baku, in una vicenda simile, quando dopo una ripartenza da safety car attaccò Bottas per non essere attaccato da Hamilton e andò lungo mandando per aria una possibile vittoria. In Francia, quando tamponò Bottas in partenza costringendosi a una faticosa rimonta. In Germania, proprio nel giardino di casa, dove 25 punti vennero bruciati con un ritiro nella ghiaia mentre Hamilton rimontava sotto la pioggia. E a Monza. Ci sarebbe anche l’Austria, con la penalizzazione al sabato, ma lì fu responsabilità anche della squadra. Comunque ci sono forse 50 punti dispersi per errori di guida. In tre dei quali c’è un comune denominatore. La vicinanza di Hamilton.

Vettel fatica a gestire anche i contatti diretti con il rivale, che dalla propria ha anche una gestione impeccabile di una stagione nella quale raramente ha avuto la macchina migliore. Eppure nelle ultime quattro gare, cioè da quando l’evoluzione della power unit e lo sviluppo aerodinamico ha portato la Ferrari davanti alla Mercedes, ha collezionato tre vittorie e un secondo posto. E’ un uomo fortunato, Hamilton, e ha avuto dalla propria parte la pioggia provvidenziale in Germania e Ungheria. Ha anche una spalla, Bottas, che non si fa scrupoli a rallentare e a volte speronare qualsiasi monoposto rossa si trovi davanti o dietro. Mentre Vettel ha in Raikkonen un imprevedibile quasi pensionato che non lo aiuta e qualche volta goffamente lo ostacola. Ma nei momenti decisivi, nei confronti diretti, nelle domeniche in cui dovrebbe dare una botta alla classifica e al morale di Hamilton, il tedesco ha puntualmente sbagliato. Sa di dovere dimostrare qualcosa e non riesce a reggere la pressione. Vive come uno smacco insopportabile un sorpasso al primo giro, esattamente quando dovrebbe pensare che le gare sono una partita a scacchi e non una fiammata che dura quattro curve. Non è a suo agio nella bagarre, si fa comandare dall’istinto e non dalla strategia. A parità di situazione, Hamilton si tiene lontano dai guai. La visione è più ampia, l’approccio più freddo. Vettel soffre il rivale più di quanto il rivale soffra Vettel.

E contro questo Hamilton, impeccabile e fortunato, contro questa Mercedes, spudoratamente ma anche perfettamente capace di sofisticati e diabolici giochi di squadra, non puoi permettertelo. E’ per questo che 30 punti saranno difficili da recuperare, mentalmente prima che tecnicamente. La sintesi arrivati alla fine dell’estate è che la Ferrari ha la monoposto migliore e la Mercedes il pilota più forte e più saldo di mani, di piedi e di nervi. Questo sta dicendo l’asfalto. Vettel è emotivo, soffre Hamilton fin dalla scorsa stagione, non sembra avere nel proprio bagaglio le armi per portarsi al livello del suo contendente iridato. Non che sia un lavoro facile. Nico Rosberg, che riuscì a disinnescare Hamilton nel 2016 soffiandogli il mondiale, a fine anno disse basta con le corse completamente svuotato mentalmente da una sfida tanto alta e costante e sfibrante. Mancano sette gare e questo mondiale ha tolto certezze sadicamente a chi la domenica prima pensava di averne di granito. Ma la sensazione è che, se questa stagione doveva dire chi tra Vettel e Hamilton è più forte, a sostanziale parità di monoposto la risposta in questo momento è inequivocabile. E va dalla parte di chi ha vinto tre degli ultimi quattro titoli mondiali.