Analisi della trade Irving-Thomas: ci guadagnano Cavs e Celtics o nessuna delle due?

Cleveland e Boston si sono scambiate i play: per i Cavs era l'unica alternativa, i Celtics cercano di vincere subito

C’è stato un momento nell’estate Nba nel quale i colpi più forti sembravano essere stati sparati. Con Paul a Houston, George ai Thunder, Gallinari ai Clippers, la supremazia ancora più netta della Western Conference, Celtics e Cavs dall’altra parte sembravano per motivi diversi incomplete. Ma la richiesta di cessione di Irving è deflagrata il 23 agosto e ha generato lo scambio più inatteso dell’estate. Le due potenze della Eastern Conference tecnicamente si sono scambiati le point guard. I Celtics hanno ottenuto Irving in cambio di Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Zizic e la prima scelta del draft 2018 che era stata ricevuta dai Nets.

Per i Cavs scelta obbligata – A Cleveland comanda LeBron James, che nel 2018 è di nuovo padrone del suo futuro. E in vista di un terremoto, tutti vogliono mettersi al riparo il prima possibile. Anche Kyrie Irving, che dopo tre stagioni passate a fare lo scudiero del re, lui che è stato prima scelta del Draft, ha anticipato la mossa chiedendo lo scambio. A quel punto i Cavs hanno ottenuto il massimo possibile da una situazione difficile. In cambio del loro secondo migliore giocatore hanno avuto un agonista capace di risolvere le partite come Thomas, sicuramente più leader rispetto a Irving, un difensore come Crowder, un prospetto come Zizic e una prima scelta che probabilmente sarà altissima. Non si poteva ottenere di più.

Per i Celtics passo avanti – A Boston avevano un duplice obiettivo. Indebolire i Cavs e rinforzarsi per puntare alle Finals. Centrato dopo un’estate che sembrava essere stata una battuta d’arresto per Danny Ainge. I Celtics ora hanno probabilmente il migliore esterno della Eastern Conference, uno dei primi cinque della Lega, da mettere accanto a Hayward e Horford. Ci sono riusciti conservando anche la scelta all’ultimo Draft, Jayson Tatum, che potrà crescere o essere utilizzato come asset in futuro. La distanza con la squadra che ha giocato le ultime tre finali si accorcia.

Ci guadagnano entrambe? – Da un certo punto di vista sì. Cleveland non nell’immediato visto che Thomas tornerà a febbraio, anche se una panchina con Derrick Rose, Zizic e Crowder, con l’aggiunta recente anche di Dwayne Wade, è un passo avanti rispetto a quella dello scorso anno. Ma soprattutto i Cavs guardano all’estate 2018: se LBJ se ne va, possono ripartire dando il massimo salariale a Thomas (che a Boston non lo avrebbe ottenuto) e scegliendo in alto al Draft. Se sarà ricostruzione, ci sono dei mattoni da cui ripartire. Oppure Thomas, Love, Crowder possono essere usati come asset per una strategia diversa. I Celtics hanno rotto gli indugi. Prima di Irving esisteva la possibilità che considerassero il 2017-18 come una stagione di transizione, adesso hanno talento e profondità per scalare le gerarchie e tornare alle Finals dopo otto anni.

O ci perdono entrambe? – Le incognite esistono. I Cavs devono inserire nel roster un giocatore con una smisurata voglia di vincere con un carattere meno malleabile di Irving e una integrità fisica da verificare. Ma è ancora il regno di LeBron James e la loro convivenza nell’ultimo periodo, negli ultimi possessi, va dimostrata. Inoltre Thomas non è un difensore, come non lo è Irving, ma è anche più piccolo e basso. Tyronn Lue deve riuscire a proteggerlo tatticamente senza sfiancare il re nel minutaggio e il sistema dei Cavs è un non sistema che regge sulle spalle di LBJ. I limiti di Lue come coach di alto livello possono essere il problema più grande di Cleveland in questa stagione. A Boston hanno uno dei migliori coach in circolazione, Brad Stevens, che per la prima volta dovrà adattarsi alle caratteristiche dei nuovi arrivati. Irving difende peggio di Thomas e la partenza di Crowder lo priva di un’altra pedina fondamentale nella metà campo difensiva. Il Celtic Pride visto nelle ultime due stagioni dovrà essere affinato, c’è più talento offensivo ma meno predisposizione al sacrificio. E parliamo di due squadre che lotteranno per andare alle Finals. Chi ci riesce, se ci riesce, forse dovrà vedersela contro i Warriors che sono ancora di un altro livello. Non raggiunto e non raggiungibile attraverso questa trade. Che ha sparigliato le carte rendendo anche la Eastern Conference più attraente, ma ha anche aperto scenari che al momento non prevedono per forza di cose una soluzione positiva.