L’uragano Curry ferma i Cavs con le triple, Warriors sul 2-0

Steph Curry segna nove triple, nuovo record per le Finals, e nel quarto periodo è il protagonista assoluto dello strappo con il quale i Warriors battono i Cavs e si portano 2-0 nella serie

I risultati della notte Nba.

Golden State-Cleveland 122-103 (2-0)

Come previsto il secondo episodio è diverso dal primo, anche se alcune analogie sono interessanti e potrebbero dare più profondità alla serie nonostante il doppio vantaggio dei campioni. Alla Oracle Arena, puntuale come un improvviso acquazzone di inizio estate, è il momento di Steph Curry di dare una rinfrescata al libro dei record Nba dopo che questi playoff sono stati monopolizzati dai primati a grappoli di LeBron James. L’uomo della baia gioca per tre quarti una buona partita ma non strepitosa, lui e i suoi compagni, scappando sul 59-46 a fine primo tempo ma rimettendo in partita i Cavs con un terzo periodo di pigrizia difensiva che vale 34 punti subiti e il sospetto che si possa di nuovo arrivare in volata per capire cosa possa combinare LBJ. Invece inizia il quarto periodo e la scena se la prende Curry, a quel punto con quattro triple a bersaglio, che improvvisa un clinic di tiro da distanza lontanissima contro il povero Kevin Love, costretto dal piano difensivo di Cleveland a stare su di lui. E in effetti ci sta, solo che quell’altro ha rivoluzionato ogni concetto di tiro forzato e prende a segnare dall’arco, prima nei pressi della linea, poi sempre più lontano fino a una parabola da nove metri senza senso a cronometro quasi scaduto che vale il 103-89 e titoli di coda che scorrono. Avrà tempo anche di mettere in piedi un gioco da quattro punti. Quando ci si riprende dalla sfuriata le triple a bersaglio sono nove, nuovo record per le Finals strappato a Ray Allen, e i Warriors vanno sul 2-0 alla Quicken Loans Arena.

Dicevamo che LBJ per provare a vincerla aveva bisogno di un paio di compagni in serata illuminata, né era possibile pensare che potesse replicare i cinquanta, ma anche solo i quaranta, mantenendo quel minutaggio. Infatti alla lista dei protagonisti si iscrivono Love (22 punti con 7/18 dal campo, 10 rimbalzi e 2 recuperi), Hill (15 punti, 3 assist e 2 recuperi ma un secondo tempo in calo) e Thompson (11 punti e 5 rimbalzi) che fino al terzo periodo sembrano un supporting cast adatto a tenere viva la partita. Il re gioca una partita di sostanza senza picchi di eccellenza (29 punti, 13 assist, 2 recuperi e 5 palle perse) e il suo obiettivo primario è provare a coinvolgere i compagni perché, dichiarazioni a parte su JR Smith dopo il pasticcio di gara 1, è il primo a sapere che senza di loro gli uomini della baia non li batti. Il problema è che Smith (5 punti e 2/9 dal campo) e Korver (0/3 al tiro in 17 minuti) decidono di non partecipare al secondo episodio. E’ probabile che li rivedremo in gara 3, quando molte delle triple aperte che i Cavs con criterio costruiscono andranno a bersaglio invece di chiudersi nel 9/27 dall’arco che impedisce alla partita di rimanere aperta. Si pensava che i rimbalzi offensivi fossero non replicabili e invece sono 16, conseguenza anche dei 25 assist su 37 canestri dal campo che Cleveland mette sul foglio delle statistiche, sinonimo di buona circolazione di palla. Lue forse aggiungerà un paio di uomini alla sua rotazione a otto, ma se il problema offensivo si può risolvere davanti ai propri tifosi l’altro dilemma è come limitare le percentuali dei Warriors.

La squadra di Kerr tira con il 57.3% dal campo, 15/36 dall’arco, 28 assist su 47 canestri dal campo. Il coach a sorpresa manda in quintetto McGee e ne ricava una fiammata inaspettata (12 punti e 2 rimbalzi in 18 minuti) come è impeccabile Livingston (10 punti e 5 rimbalzi) che nelle prime due partite finora sta tirando 9/9 dal campo. Ci si aspettava un Durant più solido ed è stato addirittura sapiente (26 punti, 10/14 dal campo, 9 rimbalzi e 7 assist), Thompson nonostante la caviglia traballante è ancora una garanzia (20 punti, 8/13 dal campo, 2 rimbalzi, 1 assist e 1 recuperi). Poi c’è quello che segna le triple impossibili. I numeri di Curry (33 punti, 11/26 dal campo, 9/17 dall’arco, 7 rimbalzi e 8 assist) non sono nemmeno stupefacenti ma è l’impatto sul quarto periodo a essere devastante. Non solo per i punti e l’accelerazione alla partita, ma per la sua difesa che continua a essere sublime a tratti e poco considerata. In questo scenario non c’è nemmeno bisogno di Green (5 punti, 8 rimbalzi e 7 assist) e manca ancora Iguodala con cinque uomini della panchina che giocano più di dieci minuti. I Warriors continuano ad avere mille risorse da giocare ma anche a chiudere l’interruttore all’improvviso nei vari momenti della partita e i Cavs davanti ai propri tifosi almeno una volta ne possono approfittare. Serie indirizzata, non chiusa, ma i primi due episodi dicono che è realistico credere che si possa tornare almeno una volta alla Oracle Arena.