Ricciardo in Renault, la F1 2019 congela un protagonista

Ricciardo abbandona la Red Bull per la Renault e la possibilità immediata di essere competitivo in attesa del 2020. Una mossa che sottrae un protagonista spettacolare alla prossima stagione

Nell’estate che ha stravolto i vertici di Ferrari e Mercedes, con la scomparsa di Sergio Marchionne e i problemi di salute di Niki Lauda, scriviamo oggi che sono esattamente trent’anni dalla scomparsa di Enzo Ferrari per analizzare la più inaspettata e sorprendente mossa di mercato della prossima stagione in F1. A inizio agosto Daniel Ricciardo e Renault hanno ufficializzato un accordo di durata biennale che significa sostanzialmente due cose. La prima è che il pilota australiano esce momentaneamente dalla porta di servizio e probabilmente si consegna a una stagione di anonimato in attesa di vedere se riesce a mettere le mani su un volante pregiato in vista del 2020. La seconda che in Red Bull la rivoluzione continua e dopo il fornitore di power unit cambia anche uno dei due piloti.

La mossa di Ricciardo

Il pilota più spettacolare del mondiale, l’uomo dei sorpassi nei circuiti sui quali non si può sorpassare, l’artista delle staccate al limite, momentaneamente esce dalla lista dei protagonisti della F1 2019. Al netto delle parole di presentazione, gonfie di ottime intenzioni e desideri di portare la Renault a lottare per la vittoria, tutti sanno che Ricciardo nella scuderia francese è una mossa inaspettata ma che serve al pilota per giocarsi le proprie carte per il futuro. Nel 2020 sarà libero un posto in Mercedes, forse due, e non è escluso che possa liberarsi anche il sedile Ferrari se la prossima stagione verrà confermato Kimi Raikkonen. Sostanzialmente Ricciardo sceglie di aspettare di partecipare ai fuochi pirotecnici sottraendosi dalla morsa Red Bull, che lo ha e lo avrebbe visto comprimario di Max Verstappen indipendentemente dai risultati in pista, e andando in una scuderia nella quale sarà il punto di riferimento con Hulkenberg a fare da seconda guida. I progressi Renault nelle ultime due stagioni sono stati evidenti ma non lasciano credere che esista modo di colmare il divario con i tre top team che si spartiscono il dominio delle gare. Ricciardo reagisce con uno strappo a una trattativa che da parte della scuderia austriaca non è mai stata troppo convinta e che lo avrebbe comunque tenuto lontano dalla carica di primo pilota.

La strategia Red Bull e le conseguenze sul mondiale

Non è tanto di capire chi sostituirà Ricciardo in Red Bull, con la suggestione Alonso subito tramontata dopo la chiusura di Horner e l’annuncio del ritiro dell’asturiano dalla F1 alla fine della stagione. E’ comunque evidente che la rotta tracciata da Mateschitz e Marko non conosce interruzioni e nemmeno eccezioni per provare a tenersi quello che sguardo al tracciato è il terzo migliore pilota del mondiale dopo Hamilton e Vettel, ciclicamente superiore anche a loro. La Red Bull va avanti per la propria strada e da tempo ha deciso che i suoi campioni del mondo devono essere giovanissimi e appetibili al pubblico del presente e del futuro, che ha appunto l’età dei suoi piloti. Curiosamente Ricciardo va da quelli che la scuderia austriaca non vuole nemmeno sentire nominare, la Renault con la quale si sta tirando fango vicendevolmente per la fornitura di power unit non all’altezza delle necessità sportive e dell’investimento economico. La prossima stagione la Red Bull sarà alimentata dalla Honda e non è detto che sia un passo avanti. Incognite che generano incertezza nel mondiale, mentre sembra certo che la prossima stagione ci sarà un motivo di divertimento in meno. Ricciardo fuori da un top team significa meno sorpassi, meno azioni imprevedibili, meno rimonte furiose all’ultima staccata. In poche parole meno divertimento dentro una gerarchia che vede tre scuderie enormemente più veloci di tutte le altre. E’ una sorta di cambiale in attesa del 2020, che potrebbe rivoluzionare la F1 che conosciamo oggi, ma nell’immediato non è una buona notizia, come non lo è mai quando uno dei migliori piloti del mondo è costretto a emigrare perché le logiche del marketing prevalgono sui risultati in pista.