Zidane, la terza consecutiva e il Real che non riesce a non vincere

L'infortunio di Salah, due gol regalati da Karius, una rovesciata senza senso di Bale. Zidane e il Real vincono la terza Champions League consecutiva nella notte di Kiev che dimostra che i Blancos proprio non riescono a non vincere il trofeo più importante

Ma precisamente che deve fare il Real Madrid per non vincere una finale di Champions League? Non intendiamo ‘perdere’, intendiamo proprio ‘non vincere’. A Kiev non va in onda solo la terza vittoria consecutiva di Zidane, la quarta nelle ultime cinque stagioni dei Blancos. E’ in scena un simbolo, l’emblema, il documento programmatico del perché la squadra più famosa del mondo non riesce a non vincere. La coppa va da lei anche quando tutto sommato lei sta andando da un’altra parte.

La faccenda va avanti da Sergio Ramos a Lisbona nel 2014, quando Ancelotti in una frazione di secondo si trasformò da emblema del disastro stagionale, con l’Atletico Madrid che stava per fare in faccia ai cugini la doppietta Liga-Champions League, a leggendario allenatore che alza al cielo la Decima. E quattro anni dopo continua sempre con il difensore, che innesca il contatto che manda al tappeto Salah e la sua spalla. Neanche il tempo di annusare l’odore dell’erba e il Liverpool ha già perso il suo uomo più importante nella serata più importante e Salah forse perde non solo la finale, ma anche il mondiale. Fino a quel momento la squadra di Klopp forse non sta dominando, ma decisamente sta giocando meglio.

E poi c’è Karius. Confessate, quanti di voi con My Sky l’hanno rimandato indietro in tempo reale per verificare se era successo davvero? Una cosa del genere non l’avete mai vista. Non in Champions League, non in campionato, non nelle serie minori, nemmeno nelle categorie giovanili. Non l’avete mai visto all’oratorio, al calcetto del giovedì sera, se provate a farlo a Fifa 2018 non ci riuscite perché il vostro portiere la passa automaticamente al primo difensore libero. A Kiev il portiere del Liverpool la passa a Benzema, che prima di esultare si ferma lui pure a verificare che sia gol sul serio, perché è un inedito assoluto. Il Real che non riesce a segnare si fa regalare il gol più imbarazzante nella storia del pallone dal portiere del Liverpool.

Poi i Reds, che non sono favoriti dal destino, non sono prediletti dal fato, non sono raccomandati dalle stelle ma solo una squadra fortissima piena di ottimi giocatori e un portiere imbarazzante, riesce comunque a pareggiare. Con un gol canonico, tradizionale, di rapina, di Mané. Sembra che il cosmo voglia compensare la spudorata bilancia che pende dalla parte del Real regalandoci un secondo tempo mozzafiato.

Ma mica è vero. Perché la squadra di Zidane è capace di passare disinvoltamente da Fantozzi in scapoli e ammogliati ai manga anni Ottanta. Marcelo butta in area un’innocua palla al rallentatore e all’improvviso siamo dentro Holly e Benji. Ve le ricordate, no, quelle rovesciate a tre metri d’altezza con i giocatori che stavano per aria un quarto d’ora. Già Cristiano Ronaldo contro la Juve aveva dimostrato che era possibile convertire un cartone animato in realtà. A Kiev tocca a Bale, che ovviamente era entrato in campo tipo dodici secondi prima. Una rovesciata senza senso spalle alla porta, senza punti di riferimento, di sinistro. Ma come può essere? Il gol più ridicolo e il gol più bello nella storia delle finali di Champions League a distanza di tredici minuti l’uno dall’altro. Non è che il Real non può perdere. E’ proprio che non può non vincere.

Infatti l’ultimo scatto d’orgoglio del Liverpool, che perde 3-1 proprio come aveva perso 2-1 contro il Milan l’ultima finale nel 2007, il Milan che in quella finale vestiva di bianco come il Real Madrid, produce anche un palo. Lo prende Mané, lo deve prendere lui, perché un banale diagonale rasoterra in una serata del genere non merita di essere premiato come gol del pareggio. La Champions si allontana da Liverpool proprio come se ne va da Mediaset, da settembre si fidanzerà con Sky, farà la conoscenza di Diletta Leotta, ci saranno quattro squadre italiane e forse ci sarà un buon motivo di seguire il prepartita come abbiamo fatto finora con la serie B.

Sembra finita, ma Karius ci mette un’altra firma. Bale fa partire un altro sinistro da quasi centrocampo che, quello sì, è innocuo e banale. Di nuovo My Sky e di nuovo indietro veloce per vedere se è successo davvero. Sì, è successo davvero che il biondo del Liverpool se la butta dentro da solo. Di nuovo. I due gol più ridicoli e il gol più bello nella storia delle finali di Champions League a distanza di 31 minuti il primo dall’ultimo. Ora, se Karius si sbriga, può cercare di prendere la nazionalità italiana prima che parta il nuovo governo, a occhio ce la dovrebbe fare. In modo da sfruttare il reddito di cittadinanza, perché probabilmente la sua carriera di estremo difensore è finita per sempre. Perché da domani, se cercate sulla Treccani, accanto al sostantivo ‘figuraccia’ ci sarà la sua foto e se lunedì mattina incappate in una figura di merda al lavoro potete pensare a lui e stare subito meglio. Pure se a fine partita va in penitenza sotto la curva rossa in lacrime a chiedere scusa. E quelli lo applaudono nella scena più toccante della serata. A proposito, per quel discorso delle storie che trovano la quadratura del cerchio. Da Grobbelaar a Karius in 34 anni. Contrappasso dantesco completato.

Insomma Zidane vince la terza Champions League su tre apparizioni da allenatore, come Bob Paisley e come Carlo Ancelotti che aveva battuto il Liverpool nel 2007. E’ l’unico della storia ad averne vinte tre consecutive. Domattina si sveglierà e penserà che la terza di seguito l’ha vinta con l’infortunio al giocatore avversario più pericoloso, con due gol regalati dal portiere del Liverpool e con una rovesciata uscita dalla fantasia dell’attaccante della New Team, Oliver Hutton, che infatti nel cartone aveva la maglia bianca con bande blu come chiaro omaggio al Real Madrid. In una serata nella quale Cristiano Ronaldo è deludente, perfino trasparente, tutt’altro che decisivo e l’unico dribbling vincente della serata gli riesce con un invasore di campo che rende pittoresco il tempo di recupero, prima di rendere pittoresco anche il post partita ventilando la possibilità di lasciare il Real in estate. Veramente, che deve fare il Real per non vincere una finale? Forse l’unica è proprio che CR7 decida di andarsene.