Klay Thompson trascina i Warriors, con i Rockets è gara 7

I Warriors faticano nel primo tempo ma trascinati da Curry e Thompson reagiscono nel secondo travolgendo i Rockets privi di Chris Paul, sarà gara 7

I risultati della notte NBA.

Golden State-Houston 115-86 (3-3)

Non guardate il risultato, che pure potrebbe contenere un indizio di come andrà a finire questa serie. Non guardate nemmeno, se non da lontano, il 39-22 con il quale i Rockets trascinati da Harden si illudono nel primo periodo e nemmeno il 31-9 con il quale i Warriors dilagano nell’ultimo. Gara 7, come nella Eastern Conference, era annunciata e puntuale arriva. E’ più realistico osservare i 61 punti segnati da Houston nel primo tempo, senza Chris Paul, e il 25 segnati nel secondo, sempre senza Chris Paul. L’essenza è tutta qui. Fino a quando la squadra di D’Antoni ha energie e risorse mentali per bloccare difensivamente il meccanismo di Golden State, fino a quando può tenere alti i ritmi con le triple, può giocarsela e in sei partite ha dimostrato di essere l’unica in grado di mandare in tilt il sistema offensivo degli uomini della baia. Ma la rotazione è corta, Paul quasi sicuramente non ci sarà nell’epilogo e potrebbe invece rientrare Iguodala, senza il quale i Warriors soffrono terribilmente e vanno in crisi d’identità difensiva. La storia di gara 6 è semplice, i Rockets che scappano sull’entusiasmo delle ultime due vittorie consecutive e i padroni di casa che senza successo si affidano a un Durant che incappa di nuovo in quello che nell’ultima settimana è stato definito egoismo, movimento di palla congelato, scelte di tiro sbagliate, incapacità di prendersi sulle spalle la squadra nel momento di difficoltà. Sotto di dieci a fine primo tempo i Warriors si affidano a Klay Thompson, protagonista del 12-0 di parziale con il quale i campioni si mettono avanti e non si voltano più indietro. La Oracle Arena entra in partita e ci entra anche Steph Curry a completare il ritorno degli Splash Brothers, silenti come coppia dall’inizio dei playoff. Il risultato è che i Warriors mandano a bersaglio 16 triple e 26 assist su 43 canestri dal campo, numeri canonici, mentre i Rockets buttano via 21 palloni e se all’inizio è un affare che conviene per tenere alti i ritmi, alla lunga è un peso eccessivo se abbinato alla sconfitta 47 a 38 a rimbalzo. Gli ospiti si fermano al 40.3% dal campo come è normale per una squadra che gioca con una rotazione a sette uomini, mentre i minuti di Chris Paul finiscono a Mbah a Moute, Anderson, Johnson e Jackson che rispondono esattamente con 2 punti. Solo Green produce energia dalla panchina, mentre Gordon finisce senza alternative in quintetto (19 punti e 7/12 dal campo) per una prestazione generosa e commovente come quella di Ariza (14 punti e 4 rimbalzi), illuminato su due lati del campo prima di finire la benzina. Non ci sono tracce offensive di Capela e Tucker e Harden inizia fortissimo, 22 punti nel solo primo tempo, prova a resistere all’ondata dei Warriors all’inizio del terzo ma deve arrendersi anche lui (32 punti con 10/24 dal campo, 7 rimbalzi e 9 assist) dopo una serata eroica.

Di là Durant continua a non piacere (23 punti ma 6/17 al tiro e 10/14 ai liberi) anche se trova modo di tirare da solo quasi gli stessi liberi degli interi Rockets (che chiudono in lunetta con 9/17), è invece strepitoso Thompson (35 punti, 9/14 dall’arco, 6 rimbalzi, 2 assist e 4 recuperi) che gioca la migliore partita playoff proprio come in gara 6 due anni fa contro i Thunder. Curry aggiunge il carico (29 punti e 12/23 dal campo, 5 rimbalzi, 6 assist e 3 stoppate) ma la panchina continua a non offrire garanzie nonostante Kerr cerchi linfa fino al dodicesimo della rotazione. Gara 7 ha un copione semplice e implicazioni complicate. Se i Rockets riescono a tenere mentalmente e fisicamente fino all’ultimo periodo, se la giocano. Altrimenti i Warriors, come in gara 3 e in gara 6, possono dilagare in qualsiasi momento e hanno più risorse mentre quelle di Houston sono agli sgoccioli. Poi, comunque vada, qualcuno avrà appiccicata addosso un’etichette difficile da estinguere. Se perdono i Rockets, sarà Harden a trasformarsi in un perdente, se perdono i Warriors sarà Durant a dimostrare che non era lui a rendere la squadra della baia imbattibile ma quelli che c’erano e avevano vinto già prima del suo arrivo. Inevitabile, dentro il rimpianto di avere perso nei momenti decisivi due nomi fondamentali come CP3 e Iguodala. I campioni erano già finiti sotto 3-1 nel 2016 ma da quando c’è Kerr in panchina non hanno mai giocato una gara 7 in trasferta. Anche questo potrebbe influire.