Nba Finals, gara 7: Warriors e Cavs per la storia

Se vince Steph Curry legittima il titolo di squadra migliore di sempre. Se vince LeBron, i Cavs entrano nella storia per avere ribaltato l'1-3 nelle Finals. Storia, chiavi e protagonisti per scommettere su gara 7

Non doveva succedere, è successo. I Cavs hanno trascinato i Warriors a gara 7, hanno rimontato da 3-1, se la giocano alla bella nell’inferno della Oracle Arena. E quando si arriva a gara 7, in finale, ogni discorso su numeri e protagonisti che conoscete sfuma. E’ una specie di lotteria, che manca dal 2013, e in campo c’era proprio LeBron James (vittoria di Miami 4-3 su San Antonio). Ecco alcune chiavi tra le mille che un epilogo del genere presenta.

La storia – Chi l’ha fatta e chi la farà. Non è un dettaglio da poco. I Warriors sono sopravvissuti da 1-3 in finale di Conference, ma vincere gara 7 per conquistare l’ovest è un conto, vincerla per rimettersi l’anello al dito è un altro. Se non l’hai mai giocata, ci vuole un po’ per entrarci dentro. Mentre LeBron l’ha già giocata. E vinta. E sarà questione di fame, e di fama. Se vince Golden State, è back to back, è sigillo sul titolo di ‘squadra più forte di sempre’. Se vince Cleveland, arriva un titolo che manca da 52 anni in città, il primo nel basket. Non è nemmeno fare la storia, è entrare direttamente nella leggenda. Farlo ribaltando un 3-1, mai successo in Finale, è porsi direttamente al confine tra l’immaginifico e l’inimmaginabile.

Chi può farlo – Di James dicevano che non era un trascinatore. Era vero, prima che tornasse a casa sua. Dicevamo che non sarebbe stato possibile vedere due partite consecutive, contro i Warriors, da 41 punti. Non era vero, e l’ha dimostrato. Farlo di nuovo, in gara 7, a Oakland? Più che nelle possibilità, rientra nelle potenzialità di un giocatore che si è autodefinito Re, è stato scippato della sovranità da un piccoletto che spara da dieci metri, e ora vuole riprendersi il trono. Poi c’è Steph Curry. Ha portato Golden State a vincere 73 partite in regular season. A ribaltare i Thunder quando già pareva spacciato. Volete che ceda scettro e anello davanti ai suoi sudditi nella baia senza tirare fuori una prestazione indimenticabile?

Condizione fisica – I Cavs stanno meglio dei Warriors, ed è un fatto che ha un’incidenza notevole su quello che è successo nelle ultime due partite e inciderà enormemente su gara 7. Non hanno infortuni, vengono da una Eastern Conference vinta in ciabatte e da playoff rilassanti. Hanno più energie fisiche. Golden State? Sforzo sovrumano per entrare nella storia in regular season, basket che per sua stessa concezione è più dispendioso di quello dei Cavs, acciacchi diffusi agli arti inferiori per Curry, Bogut fuori per la serie, Iguodala con problemi alla schiena, risorse fisiche e mentali raschiate dal barile per sopravvivere a Oklahoma City. A un certo punto la spia della riserva si è accesa. Bastano tre giorni di riposo per ripristinare una condizione accettabile?

Condizione emotiva – Facile dire Cavs, ora che hanno spianato i Warriors nel delirio della Quicken Loans Arena. Facile dire che non hanno niente da perdere, perché comunque vada l’impresa l’hanno fatta. Facile mettere il dito sull’inedito nervosismo di Curry, espulso nel finale di quarto periodo in gara 6, e su quello usuale di Green, che è tornato dopo una partita di sospensione ma è come se fosse rimasto fuori. Kerr e i suoi avevano la faccia di chi ha di fronte il demonio e sa di non avere più armi per contrastarlo. Ma tornano a casa loro e questa è una squadra che per fare la storia è andata oltre sé stessa. Ci andrà ancora. Che basti per bissare l’anello, non è detto.

Altri fattori: nomi e numeri – Gara 7 è terra di nessuno e può essere frontiera di tutti. I Cavs quando vanno a Oakland spesso si riducono a James e Irving contro resto del mondo, ma il resto dei Warriors (Iguodala, Livingston, Barnes) sembra essersi eclissato dopo avere fatto la differenza all’inizio della serie. Green è il termometro e se non è almeno presentabile gara 7 nemmeno comincia. Di là serve almeno un JR Smith lucido e un Thompson presente sotto i vetri (i suoi rimbalzi sono la chiave di gara 5 e 6). Il problema dei Warriors resta l’attacco: avevamo detto che non avreste visto un’altra partita, dopo gara 5, nella quale avrebbero tirato con meno del 40% dal campo e invece è successo di nuovo. E gara 7 si gioca sempre su ritmi e percentuali più basse, sui nervi più che sul sistema.

Secondo i bookmakers comunque i Warriors sono chiaramente favoriti: stanno tra 1.45 e 1.50, mentre se andate sui Cavs avrette da un minimo di 2.45 a un massimale di 2.70 offerto da Unibet e William Hill.

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