La metamorfosi della serie A, tutte le big cambiano allenatore (tranne una)

Al contrario di quanto successo lo scorso anno, ai nastri di partenza del nuovo campionato quasi tutte le big avranno un nuovo allenatore. Colpa o merito della Champions League

C’è una conseguenza piuttosto evidente nella riforma dell’Uefa che dalla scorsa stagione permette a quattro squadre italiane di andare direttamente ai gironi di Champions League, mentre fino al 2017-18 erano tre e una di loro doveva anche passare per i preliminari. Ovvero che l’obiettivo più goloso, quello della partecipazione alla coppa più ricca, genera anche più pressione e più tensione. All’inizio dello scorso campionato si pensava che, con Juve e Napoli a buon diritto considerate prima e seconda potenza della serie A, a giocarsi gli altri due posti sarebbero state Inter, Milan, Roma e Lazio. Quattro squadre per due biglietti. Poi ci si è messa in mezzo anche l’Atalanta a rendere l’ingorgo più appassionante e il risultato è stato un finale di campionato emozionante. Ma il terremoto scuote comunque le fondamenta delle società e l’epicentro è in panchina. Per vederne gli effetti, facciamo un passo indietro.

Stagione 2018-19

Ai nastri di partenza del campionato, lo scorso agosto, le squadre che abbiamo appena citato si presentano tutte con l’allenatore che aveva guidato la squadra nella stagione precedente. Tutte tranne una. La Juve con Allegri, l’Inter con Spalletti, la Roma con Di Francesco, il Milan con Gattuso, la Lazio con Inzaghi. L’unica che cambia è il Napoli, con Sarri che si accomoda al Chelsea e Ancelotti che torna dopo quasi dieci anni in serie A. All’epoca si disse che fossero proprio gli azzurri a rischiare di più, perché il cambio in panchina era anche filosofico e non soltanto tecnico. Nel corso della stagione però, con i risultati inferiori alle aspettative e l’incertezza legata alla corsa per il terzo e quarto posto, gli equilibri sono cambiati e spesso sono saltati. La Roma ha esonerato Di Francesco, senza che l’arrivo di Ranieri servisse a conservare il posto in Champions League. Le milanesi hanno messo in discussione i loro allenatori ciclicamente, con il risultato che prima dell’ultima giornata Spalletti era già certo di lasciare l’Inter e Gattuso ha dovuto respingere gli attacchi quotidiani sulla qualità del suo lavoro. La Lazio ha salvato la stagione con la coppa Italia ma il rapporto tra Inzaghi e Lotito è rimasto critico. La Juve è stata la prima a comunicare il cambio in panchina nonostante l’ottavo scudetto consecutivo. L’unica panchina salda è rimasta proprio l’unica cambiata in estate. Quella del Napoli.

Stagione 2019-20

Il paradosso è che ai nastri di partenza del prossimo campionato, tra cinque giorni, le squadre che abbiamo citato si presenteranno con un allenatore nuovo rispetto a quello della stagione precedente. Tutte tranne una. Il Napoli. A parte Inzaghi che resta alla Lazio, che non è una vera contender, vedremo un nuovo nome alla Juve, al Milan, alla Roma, all’Inter. Difficile adesso dire se questo sisma provocherà nuovi scenari e nuovi equilibri nel campionato, oppure se sarà il Napoli a godere almeno nella prima parte di stagione della stabilità tecnica derivata dalla conferma di Ancelotti. Sicuramente ci saranno tanti motivi di interesse nella nuova serie A, che diventa la più appassionante degli ultimi anni e non soltanto perché Conte proverà da ex bianconero a regalare un sorriso che all’Inter manca da quasi un decennio o perché Sarri da ex napoletano proverà ad allungare la striscia vincente della Juve. Ci sarà Giampaolo a testarsi ad alto livello al Milan e Fonseca a confrontarsi con il calcio italiano alla Roma. Raramente si era vista una tale sequenza di cambiamenti nello stesso momento, bisogna risalire al 2004 con Lippi che lasciò la Juve per la nazionale per ritrovare una girandola tanto vorticosa. In attesa delle conseguenze, torniamo alle cause ovvero alla Champions League che è diventata sempre più spietata per chi la gioca e non la vince. Allo stesso modo, nel nostro campionato, chi lo gioca e non la raggiunge rischia di consumarsi sempre più velocemente.