Ferrari contro Mercedes, il punto a metà stagione

A metà stagione la Ferrari è superiore alla Mercedes, Hamilton è superiore a Vettel e la scuderia tedesca è davanti nelle due classifiche

Dopo Budapest, prima di Spa, il mondiale di F1 ha ormai raggiunto la metà della stagione e come prevedibile era e sarà un duello Hamilton contro Vettel, Ferrari contro Mercedes. Al giro di boa i rimpianti rossi sono superiori ai meriti argentati e questo, in un’estate sconvolta dall’addio a Sergio Marchionne, rende ancora più difficile accettare il verdetto sebbene parziale. Riassumendo qui, ed espandendo sotto, la Ferrari ha la monoposto migliore e la Mercedes ha il pilota migliore. Tradotto in punti significa 213 per Hamilton e 189 per Vettel, quasi un’intera gara di distacco, e 345 per la Mercedes contro i 335 della Ferrari.

Monoposto

La SF71H è stata per tutta la prima parte di campionato la monoposto più efficace e competitiva. Inizialmente inferiore per power unit alla Mercedes, ma più efficace aerodinamicamente, ha sempre gestito meglio le Pirelli in condizioni atmosferiche diverse. Hamilton e Bottas spesso si sono confrontati con un’erogazione della potenza scorbutica, sottosterzo, difficoltà di gestione dei pneumatici in determinate finestre di temperatura. La Ferrari ha dato a Vettel e Raikkonen una monoposto più equilibrata e progressivamente, dal Canada in avanti, anche più potente con una power unit pari e a volte superiore alla sua avversaria diretta. Gli sviluppi estivi, storico punto debole di Maranello, hanno funzionato come nell’epoca Schumacher e due vittorie per superiorità tecnica in Germania e Ungheria sono andate in frantumi contro un errore umano evitabile e condizioni atmosferiche imprevedibili. Dove invece la Mercedes è cresciuta è nella gestione del muretto e delle strategie, nelle prime gare confusi dopo anni di dominio incontrastato e addirittura rabbiosi dopo lo smacco di Silverstone. A Budapest i tedeschi sono stati perfetti nell’usare Bottas come freno di Vettel e la Ferrari non è stata impeccabile nelle soste ai box. Ai punti è la rossa la macchina migliore dalla primavera all’estate e il doppio svantaggio in classifica anche per questo è difficile da digerire. E questo nonostante le tre gare, di cui una vinta, corse con le gomme dal battistrada accorciato, un regalo alla Mercedes travestito da prudenza che alla Pirelli non può essere perdonato.

Piloti

Di base, al netto di errori che entrambi commettono, Hamilton è stato superiore a Vettel. Lo è stato sicuramente in Germania dopo l’errore al  sabato con una gara perfetta mentre il tedesco andava contro un muretto, lo è stato in Ungheria con la pole bagnata che ha fatto fruttare con la vittoria il giorno dopo. Il tedesco vinse la sua prima gara sotto il diluvio a Monza proprio dieci anni fa ma la pioggia rischia di rovinare definitivamente la sua rincorsa mondiale. Le ultime due gare dicono 50 punti per Hamilton e 15 per lui, esattamente il divario che mostra la classifica. Il campione del mondo è più abile nel tenersi lontano dai guai nelle giornate più difficile, arte che Vettel ancora non padroneggia. L’errore di Baku e quello in Francia in partenza, la gara buttata davanti ai propri tifosi a Hockenheim peseranno moltissimo sul resto della stagione. Qui si è tenuta volutamente fuori l’incomprensione con Sainz in Austria che è fruttata la penalità in griglia di partenza, in parte perché il muretto è responsabile dell’errore e in parte perché obiettivamente la Ferrari nel dubbio è quasi sempre penalizzata e la Mercedes quasi mai, vedi il taglio della corsia dei box di Hamilton in Germania pilatescamente valutato ma ignorato dai commissari di gara. Nella bagarre Vettel fa più fatica a gestire i nervi, solo per caso in Ungheria il contatto con Bottas non si è trasformato in una foratura o in un ritiro, Hamilton è più prudente ma anche nettamente in debito con la sorte. E l’inglese può anche contare su un compagno di squadra che si sacrifica, non in senso metaforico, per la squadra e per il suo capitano. Lo stesso non può dirsi di Raikkonen, cui spesso manca l’acuto decisivo anche dentro una stagione brillante e una striscia aperta di gare consecutive sul podio come non si vedeva dal 2007, anno dell’ultimo mondiale rosso. Firmato da lui. Battere Hamilton è difficile senza mantenere i nervi saldi, ma battere Hamilton baciato dalla fortuna è quasi impossibile anche con una condotta emotiva impeccabile.

Prospettive

Spa e Monza nell’immediato nell’era delle power unit sono circuiti di elezione per le Mercedes e la Ferrari non può permetterselo perché significherebbe dilatare un divario che già adesso è difficile da recuperare. A Singapore e in Russia si potrebbe parlare rosso, il Giappone potrebbe essere in equilibrio, se si arriva negli Stati Uniti con la classifica aperta sarà la tripletta americana, con Messico e Brasile, a essere decisiva. Il mondiale finora ha fatto e disfatto le gerarchie inserendo elementi inediti dentro il copione, un ritiro inaspettato, una safety car che cambia una gara, un errore insospettabile di uno dei protagonisti nella lotta al titolo. Ma è un dato di fatto che la Ferrari dovrà capitalizzare il proprio vantaggio tecnico, se ne avrà ancora, dentro una situazione emotiva di netto svantaggio non solo per la classifica ma anche per la perdita del presidente e di una guida che sembrava indirizzata per i prossimi anni e adesso potrebbe cambiare rotta. Di sicuro, a meno che la Mercedes non arrivi in autunno con un’evoluzione al momento non ipotizzabile, questo sarà il primo mondiale che la Ferrari si gioca ad armi pari nell’ultimo decennio e forse anche indossando i panni della scuderia da battere. Perderlo significherebbe non essere meno forti degli altri, come lo scorso anno, ma meno bravi.