Leggenda Federer, nessuno come lui nella storia

Alla soglia dei 36 anni Re Roger batte Marin Cilic in 3 set poco combattuti (6-3, 6-1, 6-4), complice un infortunio al piede che ha limitato il croato

di Fabio Angelucci

Il più grande di sempre lo era già. Ma ieri Roger Federer ha aggiunto un’altra memorabile pagina alla sua leggenda, diventando l’unico giocatore con 8 successi nel Championship, il più prestigioso torneo di tennis al mondo. Collezionando un altro record, quello del giocatore più ‘anziano’ a conquistare il titolo sull’erba londinese (Era Open), a 35 anni e 343 giorni. Un dominio incredibile per il fenomeno svizzero, che ha vinto il torneo senza perdere un set e dimostrando ancora una volta che l’età è un fattore assolutamente secondario quando classe, determinazione e cura di sé si fondono nel corpo e nel sorriso di un uomo che ha riscritto la storia di questo sport. 19 vittorie nei tornei del Grande Slam, 93 titoli nel circuito e la sensazione che voglia puntare deciso a riconquistare la vetta della classifica ATP, aggiungendo nuovi capitoli alla sua inimitabile carriera.

Forse neanche il Re si aspettava di vincere così facilmente. Marin Cilic è stato uno sparring partner annunciato, partito bene ma finito in lacrime durante il secondo set, per un problema al piede che da quel momento in poi ha virtualmente chiuso la partita, lasciando agli spettatori solo il countdown prima del trionfo. La cronaca dell’incontro è scarna. Cilic parte bene, si porta avanti 2-1 e si guadagna una palla break su servizio Federer. Lo svizzero non tentenna, serve preciso e porta a casa il game. Cilic accusa il colpo, mette poche prime palle ed è lui a perdere la battuta. Da lì in poi è un monologo, con il fuoriclasse elvetico che infila un parziale di 8 game a 1, vince il primo set 6-3 e si porta agevolmente avanti nel secondo, senza dare mai la sensazione di poter perdere il controllo del match.

Sul 3-0, al cambio di campo, si capiscono meglio le grandi difficoltà di Cilic. Il croato non sta bene, resta seduto, inizia a piangere. Le telecamere indugiano, il Central Court ammutolisce, teme la fine anticipata del match (e di sterline ne sono volate uno sproposito, per assicurarsi il biglietto della Finale). Cilic viene raggiunto da medico e fisioterapista, scambiano qualche parola, si copre il volto con l’asciugamano. Dopo qualche minuto rientra sul rettangolo verde, visibilmente scosso, ma determinato a non lasciare il campo. Federer dal canto suo cerca di restare concentrato, saltella sulla linea di fondo guardando altrove. La missione non è ancora compiuta. Cilic perde il set 6-1, si ferma ancora. Gli viene medicato il piede sinistro, con una fasciatura stretta. Continua a giocare, accelerando al massimo gli scambi e caricando il servizio, nella speranza di rimanere in partita. Ma a parte qualche titubanza di Federer, che sembra quasi non voler infierire, la fine è già scritta. 6-4. Federer è di nuovo campione a Wimbledon. Anche per il Re è tempo di lacrime, con i bambini al suo angolo che festeggiano in braccio alla moglie Mirka.

La lista dei record di Roger Federer racconta solo in parte la portata di un fenomeno assoluto, che si muove nel solco delle grandi leggende dello sport come Muhammad Alì, Pelé, Michael Jordan. Atleti che attraversano le epoche e riescono a mettere tutti d’accordo, diventando nuovo punto di riferimento per le generazioni a venire, pietre di paragone per tutti coloro che si dovranno misurare col mito. Perché di questo si tratta.
Federer va oltre i confini del tennis e del proprio paese, toccando la passione di gente comune e sportivi in ogni parte del mondo, ed il fanatismo di milioni di appassionati disposti a pagare cifre folli pur di vederlo giocare. Con il rispetto di tutti gli avversari, che riconoscono in lui non solo un giocatore fantastico, ma anche un uomo con stile, che ha saputo costruire attorno a sé un’immagine pulita, genuina, vincente.

Un rispetto che per molti avversari diventa addirittura dannosa riverenza, ponendoli idealmente già indietro nel punteggio prima ancora di aver battuto un 15. Sono felici anche solo di averci giocato, contro il Re. E questo è probabilmente il segnale più evidente della grandezza che solo pochi personaggi, anche al di fuori del mondo dello sport, riescono a raggiungere. Chiamatelo ‘effetto Roger’.

Prevedere quanto ancora potrà giocare a questi incredibili livelli diventa quesito difficile ed affascinante. Qualcuno nella scorsa stagione aveva già iniziato il de profundis. Oggi intona la fanfara per celebrare il quinto sigillo del 2017: Australian Open, Indian WellsMiami, Halle e Wimbledon. La sfida al titolo Us Open e al numero 1 ATP è lanciata. Siete disposti a puntare su un 36enne? Il Re è vivo. Lunga vita al Re.