
La Naismith Hall of Fame di Springfield, Massachussets, ha accolto questa notte quattro ex campioni NBA, ovvero Grant Hill, Steve Nash, Maurice Cheeks e Jason Kidd e con loro Dino Radja. Il croato, alla sua prima esperienza lontana dalla Jugoplastika Spalato, firmò per il Messaggero Roma nella stagione 1990-91, stagione che chiuse con 17.9 punti e 10.4 rimbalzi di media.
L’anno successivo con Roma vinse la Coppa Korac superando Pesaro in finale nel doppio confronto, dopo aver pareggiato in casa. Nell’ultima stagione italiana portò la Virtus Roma ancora in finale di Korac, poi persa con Milano. Nel ’93 lasciò Roma e fece il suo esordio in NBA con i Boston Celtics.
Ai Celtics è rimasto quattro stagioni. Nella prima, 1993-94, è stato inserito nel secondo quintetto migliore dei rookie. In NBA ha giocato in tutto 224 gare, mantenendo una media di 8.4 rimbalzi e 16.7 punti a partita.
Al suo ritorno in Europa ha giocato per il Panathinaikos Atene, vincendo due campionati nazionali. Dopo una breve parentesi in patria, una sola stagione al KK Zadar, è tornato in Grecia con l’Olympiakos Pireo prima di tornare in Croazia, al Cibona Zagabria, e per terminare la carriera con un titolo nazionale nel KK Split nel 2003.
E’ evidente che la sua parentesi romana non è quella che gli è valsa il riconoscimento di stanotte, il punto più alto che un giocatore possa immaginare per la propria carriera. Firmò per il Messaggero Roma una cifra pazzesca, arrivò nella Capitale qualche mese dopo l’inizio della stagione per un piccolo infortunio e il posto glielo scaldò Kurt Nimphius, lungo muscolare che del talento di Dino non aveva nulla.
La prima stagione non fu fortunatissima, per lui e per Roma che da Los Angeles per non farsi mancare nulla si era fatto arrivare anche una leggenda dei Lakers come Michael Cooper. Schierato da centro, Radja dimostrò di soffrire e non poco la fisicità dei tanti americani delle squadre italiane, tra questi anche Darryl Dawkins.
L’anno dopo la Virtus Roma corse ai ripari affiancandogli Ricky Mahorn e le cose migliorarono non poco. Da “4” Dino era inarrestabile, non a caso in primavera arrivò anche la Coppa Korac. La terza stagione fu quella in cui il Gruppo Ferruzzi annunciò la dismissione a novembre. Radja rimase a Roma, Mahorn no ma era evidente che le prospettive di squadra e società erano fortemente ridimensionate.
Al punto che pochi mesi più tardi Roma conobbe l’onta della retrocessione in A2. Dino era già ai Celtics. E ora nella Hall of Fame di Springfield, in buona compagnia.
E’ stato un piacere averti tra di noi!