
Marco Belinelli doveva aspettare fino alle 21.00 italiane di giovedì prima di conoscere il nome della squadra nella quale giocherà il resto di questa stagione. La sua esperienza con gli Hawks sembrava arrivata al capolinea, al punto che negli ultimi giorni la dirigenza di Atlanta aveva deciso di tenerlo lontano dalla squadra.
La notizia della cessione era stata confermata dalla franchigia, così come certo era l’interesse di tante squadre per Beli. “Nel corso degli anni siamo diventati buoni amici, lo consideriamo un nostro fratello”, ha detto il general manager di Atlanta Travis Schlenk, che in cambio dell’azzurro pensava di ottenere giovani interessanti e prossime scelte al Draft.
Tra le tante squadre interessate a un giocatore come Belinelli dal rendimento certificato dalle tante stagioni NBA ad alto livello c’erano anche i Golden State Warriors, ovvero la sua prima squadra NBA. Altre due soluzioni come Boston e San Antonio sarebbero decisamente gradite all’entourage dell’Azzurro. Gli Spurs hanno conosciuto e apprezzato le qualità del talento di San Giovanni in Persiceto nell’anno del loro ultimo Anello, la presenza di Ettore Messina sulla panchina di San Antonio come assistente di Gregg Popovich potrebbe accelerare la trattativa. Boston vuole aggiungere una pedina importante per poi puntare con decisione al primato della Eastern Conference, stante la crisi senza fine di Cleveland, ma le prime scelte dei biancoverdi rimangono Tyreke Evans e Lou Williams. Altre squadre ambiziose come i Philadelphia 76ers, i Minnesota Timberwolves e gli Oklahoma City Thunder avevano manifestato interesse.
Invece il mercato si è chiuso, nessuna trade si è concretizzata e Marco Belinelli è rimasto ad Atlanta in una giornata surreale ed esplosiva, come abbiamo visto a Cleveland. Il gm Schlenk ha dichiarato: ‘Siamo nelle condizioni di non fare una trade se non siamo convinti’.
Adesso per Belinelli ci sono due strade. La prima è tornare nel roster degli Hawks e arrivare a giugno quando scadrà il suo contratto. Fino a oggi l’esterno Azzurro non era mai stato scambiato a stagione in corso e non è successo nemmeno stavolta. Per lui questa è l’undicesima stagione NBA e gli Hawks sono stati la sua nona franchigia. Ad Atlanta è arrivato la scorsa estate in uscita da Charlotte e finora ha giocato 52 partite, viaggiando a 11.4 punti di media, tirando col 41% dal campo e col 37% da 3 in poco più di 23 minuti.
Se invece il suo obiettivo è vincere, come da lui stesso dichiarato più volte, potrebbe pensare di svincolarsi entro il primo marzo, diventare free agent e trovare una squadra più competitiva con cui chiudere la stagione. Scelta che potrebbe dare frutti ma anche rivelarsi azzardata, visto che da Joe Johnson in avanti non mancano nomi che potrebbero destare l’interesse di squadre che hanno bisogno di innesti di qualità per affrontare i playoff. Di sicuro per adesso quella che era stata dipinta come un’operazione sicura si è risolta in un’enorme bolla di sapone.