Lo Sport e il Ramadan, rapporto non semplice. E Salah in finale di Champions…

Il digiuno imposto dai precetti islamici ha condizionato spesso il mondo dello sport. Sabato prossimo la punta del Liverpool scenderà in campo contro il Real Madrid a stomaco vuoto.

Ieri l’AS Roma ha pubblicato sui propri canali Social gli auguri per un felice Ramadan, a tutti i musulmani giallorossi sparsi per il mondo. Non è la prima volta che lo sport affronta la questione del Ramadan. Nel 2009 Jose Mourinho finì nel mirino degli estremisti islamici dopo aver detto che il rendimento di Sulley Muntari poteva essere condizionato dal digiuno imposto dai precetti islamici.

In Germania, per aiutare gli atleti il Consiglio Centrale dei Musulmani ha stabilito che le prescrizioni religiose possono essere interpretate in maniera “soft”: «L’opinione di aderire al Ramadan senza considerare l’attività fisica professionistica è una posizione minoritaria e non rappresenta la totalità dell’Islam». Nel 2010 fece scalpore la decisione del club di seconda divisione SSV Frankfurt, di inviare una lettera di richiamo a tre giocatori perché rispettavano il Ramadan senza aver chiesto il permesso al club.

Nella maggior parte dei casi, agli atleti è lasciata libera scelta. Ribery, recentemente convertito all’Islam, digiuna durante gli allenamenti ma non quando deve giocare mentre uno dei più forti cestisti nella storia dell’NBA, Hakeem Olajuwon, ha sempre rispettato il Ramadan. Ibrahim Jabeer nel 2009 non andò agli Europei con la Bulgaria perché l’evento coincideva con il Ramadan stesso.

Poi c’è anche chi fa la scelta opposta. Nel 2012, durante i Giochi di Londra, gli atleti britannici Abdul Buhari, Husayn Rossowsky, Mo Farah e Moe Sbihi continuarono ad assumere cibo e liquidi. Saeed Abdul Ghaffar Hussain, segretario generale del Comitato Olimpico degli Emirati Arabi Uniti, spiegò: «In alcuni casi è consentito rompere il digiuno, compensando poi in momenti successivi».

La questione l’ha sollevata anche Hector Cuper, allenatore dell’Egitto, alla vigilia del Mondiale. “Come posso allenarli a mezzanotte dopo l’Iftar?”, si è chiesto l’ex Mister dell’Inter riferendosi alla rottura del digiuno. “E come posso allenarli di giorno senz’acqua e quando non hanno avuto nulla da mangiare?”, ha insistito l’argentino. Sui media ci si interroga se le autorità calcistiche chiederanno una “fatwa”, un editto religioso, che esenti la squadra dal rispettare il digiuno del mese del Ramadan.

Intanto, Momo Salah sta tenendo in ansia Jurgen Klopp in vista della finale di Champions League contro il Real Madrid. L’egiziano infatti è molto osservante e non potrà mangiare e bere per 16 ore, cioè finché il sole resterà sopra l’orizzonte. Salah potrà quindi alimentarsi solo dopo il tramonto di Kiev (sede della finale di Champions), cioè a partire dalle 20.53. Ma la partita inizia otto minuti prima…

Foto Ufficio Stampa AS Roma