Ridotti così, a sperare nello stinco in offside di Piatek

La Roma batte il Genoa ma non risolve neanche uno dei propri problemi: l'ambiente è ostile, il gioco latitante, la classifica deficitaria.

Ridotti così.
A sperare nello stinco in fuorigioco di Piatek.
A confidare che quella palla non esca e che quindi l’occhio VAR sulla spinta di Florenzi si distragga.
Ridotti a soffrire l’arrembante ritorno del Genoa che ci mette sotto all’Olimpico, neanche fosse un Cagliari decimato e in nove.
Ridotti a tenere in panchina l’Uomo della Provvidenza, 40 e passa milioni che non tornano utili neanche quando Dzeko si intenerisce decidendo di sparire per qualche mese.
Ridotti a sperare nell’ennesimo passo falso perché con la Roma è così. Cadi, sprofondi e scavi altrimenti non rimbalzi.
Dopo il 26 maggio, le 10 vittorie consecutive di Garcia.
Dopo il ko in Coppa Italia con lo Spezia, il terzo posto con Spalletti.
E lo scorso anno presi a pallonate dalla Fiorentina, qualche giorno prima del 3-0 a Messi.
Funziona così, da sempre, al punto che non c’è più neanche gusto a esaltarsi/deprimersi per il mai visto/mai provato.
E poco conta che ieri hai vinto, perché quei tre punti saranno completamente inutili per questa Roma allo sbando.
Punti sporchi e rubati al Genoa, ma anche questa è un’abitudine secolare che poco mi affascina. Rubare ai poveri per dare ai ricchi, leggi Inter, che poi a sua volta si lamenterà con la Juventus di turno. E poi a scalare si arriva fino al cuore di latta del Real Madrid, catena alimentare pallonara che con Madre natura ha poco a che fare.
Ridotti così, a sperare di farla franca per agganciare il Sassuolo in classifica.
Ad aspettare dieci minuti prima di entrare nell’Olimpico per poi ricordare a Pallotta le bugie raccontate negli anni.
Ridotti a calcolare la traiettoria di sputo di Kolarov, per capire se in qualche modo abbia intercettato i gradoni della Sud.
Ridotti a questo, alla VAR dello sputo del serbo.
Ridotti a farci guerra gli uni contro gli altri: occasionali contro integralisti, pallottiani contro sensiani, guelfi contro ghibellini, nostalgici contro commercialisti. Tutti a sbranarsi, sui Social.
Ridotti così ed è triste. A meno di due anni da un altro Roma-Genoa, che ci aveva fatto impazzire di gioia e aveva offerto al mondo intero l’immagine più splendente nella storia della Roma. Uno stadio tutto giallorosso e in lacrime, per Totti certo, ma soprattutto per tutto quello che questa squadra rappresenta nelle nostre esistenze e per questa città bella e dannata.
Ridotti a festeggiare una vittoria orrenda e immeritata.
Ridotti a una Roma triste e senza un presente. Una Roma che francamente non ci meritiamo.

Foto Ufficio Stampa AS Roma