Della rinascita di Romelu Lukaku, delle sue fortune e di quelle dell’Inter

Il giocatore nato ad Anversa nel 1993 ha trovato la sua consacrazione all'ombra della Madonnina, dove ha vinto il suo primo campionato importante dopo quello con la maglia dell'Anderlecht nel 2009-10

Partiamo dalla fine: Romelu Lukaku ha fatto molto bene all’Inter, ma certamente non più di quanto la stessa squadra nerazzurra ha fatto bene a lui. La regia di Antonio Conte è stata fondamentale, è lui il creatore del nuovo “Big Rom”, ma c’è anche un attore coprotagonista, ossia Lautaro Martinez. L’intesa tra i due attaccanti è stata determinante per la conquista del diciannovesimo scudetto.

Il panterone moscio

Quando il belga è stato acquistato a titolo definitivo dal Manchester United per la cifra ufficiale di 67,2 milioni di euro non era lo stesso giocatore che è oggi. Chi segue la Premier League lo sa, ricordate la definizione “panterone moscio” di Paolo Di Canio? L’ex Lazio segue da vicino il campionato inglese, forse poteva evitare quella frase, ma il concetto sottostante non era affatto campato per aria. Lo dicono i numeri. Lukaku lasciò lo United avendo segnato 42 gol in 96 partite, ma nella stagione 2018-19 segnò solo 15 volte su 45. Gli venivano contestati limiti tecnici, poca precisione nel tocco e nel servire i compagni, e anche una forma fisica non ottimale.

A vederlo oggi, quasi non ci si crede ma è la pura verità.

Romelu e Mauro

Arrivò a San Siro, di fatto, per sostituire Mauro Icardi, 111 gol in Serie A in 169 partite giocate nell’undici iniziale con una media gol di uno ogni 136 minuti. Ad oggi, Lukaku ha segnato 44 gol in maglia nerazzurra, più o meno quanti ne fece nel suo vecchio club, ma in sole 63 partite, con una media di uno ogni 129 minuti. Ha già fatto meglio dell’argentino nonostante manchi l’appuntamento con la porta avversaria da cinque partite. Non solo, lo ha fatto giocando con un modulo a due punte, in cui non è sempre lui a concretizzare il lavoro della squadra. Dati di transfermarkt.it.

La LuLa

Il 3-5-2 contiano prevede l’utilizzo di una coppia di attaccanti ed è qui, forse più che nei gol segnati, che non dicono tutto di un attaccante moderno, che la metamorfosi è più evidente. I suoi tipici partner d’attacco a Manchester sono stati Marcus Rashford e Anthony Martial, indiscutibilmente due ottimi giocatori. Considerando tutte le competizioni, e dunque non solo i campionati nazionali, la coppia Lukaku-Rashford ha prodotto nove assist reciproci complessivi in 75 uscite, quella con Martial 10 in 62, mentre al fianco di Lautaro gli assist forniti dall’uno all’altro vicendevolmente sono stati 18 in 76 partite disputate.

Segna solo contro le piccole

Altra nomea che si era portato dietro dall’Inghilterra: non segna nelle grandi partite. Quest’anno ha segnato, o fatto segnare, contro Milan, Atalanta, Juventus, Napoli, Lazio e Roma.

Pasta shirataki

Questo è un altro capolavoro dello staff di Antonio Conte, per ammissione diretta dello stesso numero nove interista. Oltre agli spaghetti ricavati dalla radice del konjac, anche riso nero e patate dolci, e poi molte verdure e petto di pollo. In questo modo Romelu alimenta nel modo giusto il suo incredibile motore e i risultati si sono visti.

Ritorno alla vittoria

Sembra abbastanza strano che un giocatore oggi valutato più di 100 milioni di euro, che compirà 28 anni tra pochi giorni, abbia un palmarés così scarso. Forse dopo aver letto questo articolo potrà sembrarlo un po’ meno. Lukaku fino a domenica aveva vinto un solo campionato nazionale, quello belga, nella stagione 2009-10, e una coppa d’Inghilterra, con il Chelsea, due stagioni dopo, ma con i Blues di Didier Drogba fu un assoluto comprimario, non segnò mai e totalizzò solo 12 presenze. Su questo scudetto invece ha impresso il suo marchio indelebile, così come il suo allenatore ha fatto su di lui.