Premier League, le ipotesi per concludere il campionato

Le ipotesi per la conclusione della Premier League, possibile uno scenario nel quale si giocherà ogni giorno a giugno e luglio in una sorta di mondiale

Il tema diventa sempre più attuale e appassionante con il passare dei giorni, con le federazioni nazionali che a fronte di un’emergenza sanitaria dall’orizzonte ancora incerto provano a trovare soluzioni per concludere la stagione interrotta all’improvviso. Lo fa l’Italia, con un fronte sempre più separato tra chi vorrebbe riprendere e chi vorrebbe congelare la stagione e ripartire dalla prossima, lo fa l’Inghilterra con la Premiership e ovviamente anche con la Premier League. L’obiettivo dichiarato rimane quello di permettere al campionato 2019-20 di concludersi e per farlo si stanno studiando soluzioni anche drastiche, in Europa come nella Nba, per ricominciare a giocare a primavera inoltrata indipenentemente dall’evoluzione del virus.

Premier League, partite tutti i giorni

Restano da giocare 92 partite e una possibilità secondo alcune fonti inglesi come l’Indipendent sarebbe quella di giocarle in un arco temporale di due mesi, giugno e luglio, facendone disputare diverse ogni giorno esattamente come accade per competizioni come i mondiali e gli europei. E’ chiaramente un’idea audace che però potrebbe essere presa in considerazione dalla FA perché permetterebbe la trasmissione televisiva di tutte le partite tutti i giorni per due mesi, un prodotto che ha enorme appeal non solo agli appassionati del Regno Unito ma anche a tutti gli altri paesi del mondo visto che la Premier League è il campionato più visto e seguito a livello globale.

Location e possibili problemi

Per rendere possibile questo piano una base imprescindibile è trovare una, due o più probabilmente tre location che permettano di svolgere e proseguire in sicurezza il calendario. Si è ipotizzato che tra Londra e le Midlands possano esserci le condizioni necessarie per un simile disegno. Naturalmente tutte le partite si giocherebbero a porte chiuse. Le squadre verrebbero isolate in veri e propri ritiri che permetterebbero l’isolamento rispetto all’esterno, in maniera non differente da quello che succede duranti i mondiali e gli europei anche se con misure ancora più rigide. Se il vantaggio consiste nell’offrire un prodotto quotidiano e ai tifosi di vedere in campo la propria squadra ogni tre o quattro giorni, il problema principale è garantire lo stesso grado di sicurezza non solo ai giocatori ma anche alla moltitudine di professionisti che servono per lo svolgimento di una partita. Arbitri, medici, staff tecnico, addetti ai lavori e soprattutto le figure che servono per la trasmissione televisiva, dai cameramen ai telecronisti agli elettricisti. Una enorme macchina da montare e soprattutto mantenere efficace e priva di contagi per oltre sessanta giorni. Inoltre questo genere di soluzione di fatto chiuderebbe le porte alla conclusione di Champions League ed Europa League, che per loro natura difficilmente potranno essere completate entro l’estate.