La nuova Superlega: ecco perché non somiglierà alla Nba, ma all’Eurolega del basket

La nuova Superlega del calcio non somiglierà alla Nba, ma all'Eurolega del basket. Ecco perché

Smetteremo di guardare il calcio se davvero nascerà la Superlega? No. Il calcio della Superlega somiglierà alla Nba come stanno scrivendo in tanti nelle ultime ore? No. Sarà peggiore del modello calcistico che abbiamo conosciuto fino a oggi? Non è detto. Sarà migliore? Non necessariamente.

Come siamo arrivati a questo punto?

Se mettiamo da parte per un attimo la naturale repulsione che fisiologicamente ci coinvolge quando qualcosa di sconosciuto stravolge la quotidianità a cui siamo abituati, ci rendiamo velocemente conto che la deriva nelle ultime ore condannata da più parti nei confronti dei club che aderiranno alla Superlega è in realtà già parte esistente del calcio europeo da molti anni. Si legge ‘questi sciagurati impediranno ai tifosi e ai bambini di sognare’ oppure ‘il calcio è di tutti e bisogna opporsi a questo progetto’. E’ davvero stato di tutti nell’epoca moderna? E precisamente i tifosi e i bambini cosa hanno sognato negli ultimi anni? Non di giocare la Champions League per vincerla, perché quella è da quasi venti anni che non la vince un outsider, diciamo dal Porto di Mourinho nel 2004. Dopo? Liverpool, Barcellona, Milan, Manchester United, Inter, Chelsea, Bayern Monaco, Real Madrid. Tutte squadre che non casualmente aderiscono alla nuova Superlega. Progressivamente i tifosi hanno smesso di sognare di ‘vincere la coppa’ e hanno iniziato a sognare di ‘giocare la coppa’. Ed è successo a causa dell’Uefa, che appoggiando le federazioni più potenti ha iniziato ad assegnare tre o quattro posti ai campionati più importanti in Champions League. E’ sintomatico oggi che la Roma non giochi la semifinale di Europa League per alzare il secondo trofeo continentale più importante per club, ma per ‘tornare in Champions League’. E’ un calcio che ci entusiasma, quello in cui non si vince un trofeo per alzarlo al cielo ma per entrare in una competizione che realisticamente non si può vincere, quello in cui i tifosi si preoccupano dei bilanci delle proprie squadre quasi quanto del loro rendimento sul campo? Evidentemente sì, al netto della nostalgia di un tempo che fu che ci sembra sempre migliore perché eravamo più giovani. Il modello del calcio europeo è basato sulla partecipazione a competizioni che offrono soldi che permettono alle squadre di sopravvivere, ma che non permettono più di sopravvivere a quelle poche squadre che per vincere non riescono più a sostenere questo modello. Una crisi gestionale iniziata molto prima della pandemia e che con la pandemia ha qualcosa ma non molto a che vedere. L’Uefa sostanzialmente premia i ricchi ma privilegia i ricchissimi, vedi la pessima gestione del fair play finanziario e oggi è contraria al fatto che i ricchissimi vogliano gestire in autonomia il loro ruolo di privilegio. La contraddizione è evidente.

Il modello Eurolega

Perché la Superlega non potrebbe mai somigliare alla Nba? In sintesi, perché la Nba è una singola federazione professionistica all’interno di una singola nazione. E già questo basta a fermare il paragone, visto che la Superlega è un insieme di squadre di diverse federazioni che si raggruppano all’interno di diverse nazioni. Poi si dovrebbe fare un discorso sulla situazione economica dei soggetti partecipanti, che negli Stati Uniti entrano solo garantendo un determinato fatturato e una solidità finanziaria certificata e nella Superlega parteciperanno con l’obiettivo primario di continuare a sostentarsi economicamente, per non parlare del draft e del salary cap, ma deraglieremmo. Somiglierà invece all’Eurolega, la cui conformazione attuale nasce da una genesi piuttosto simile a quella della Superlega. Nel 2000 la Uleb (unione delle leghe europee di basket) registrò il marchio che Fiba Europe aveva lasciato libero con alcune squadre che rimasero con la Fiba (per esempio il Panathinaikos, la squadra più ricca dell’epoca, che ricevette 6 milioni di dollari) e altre (tra cui Virtus e Fortitudo Bologna e la Benetton Treviso che per partecipare ricevettero circa un milione e mezzo di dollari, Real Madrid e Barcellona 3) aderirono all’Uleb. Nel 2000-01 ci furono due massime competizioni continentali, l’Euroleague Uleb vinta dalla Virtus Bologna e la Suproleague Fiba vinta dal Maccabi Tel Aviv. Uno scenario che inizialmente potrebbe riguardare il calcio, con la Superlega da una parte e la Champions League dall’altra. Poi le due organizzazioni iniziarono a trattare con la necessità di elaborare un singolo torneo, l’Uleb si trovò in condizioni di forza e la Fiba accettò le sue condizioni. Progressivamente fu introdotto il sistema delle licenze e nel 2020-21 partecipano 18 squadre, regular season di andata e ritorno di 34 giornate, le migliori otto vanno ai quarti di finale e le migliore quattro si giocano il torneo nelle Final Four. Formula praticamente identica alla Superlega. Undici squadre hanno una licenza pluriennale, tra cui l’AX Milano, vengono assegnate due wild card e partecipa la vincente dell’Eurocup Fiba (la Virtus Bologna ha perso la semifinale con Kazan) più le vincenti dei campionati che non possiedono la licenza A. Sostanzialmente una formula che prevede la presenza di squadre fisse più altre che partecipano ad inviti, come sarà la Superlega. Attualmente l’Eurolega, dopo la Nba, è il campionato di basket professionistico più seguito al mondo e per il suo alto tasso di competitività è da molti preferito a quello americano. Ettore Messina, coach dell’AX Milano che in questa stagione è andata ai playoff e ha vinto contemporaneamente anche la Supercoppa italiana e la coppa Italia, ha detto testualmente: ‘Si qualificano solo otto squadre su diciotto. Squadre con un budget incredibile come il Khimki che rimangono in fondo alla classifica, tutte costruite almeno per provarci. Ogni sera ti sembra di giocarti la vita: non è un’esagerazione, lo pensano i club, la stampa, i tifosi. A volte per due partite a settimana. Una coppa così, ti prosciuga. Per questo, esserci è una gran cosa‘. E’ una brutta prospettiva? No. Certo, esistono anche dei risvolti negativi con molte partite che al termine della regular season diventano inutili, ma succede anche in Champions League e alzi la mano chi si ricorda quante partite memorabili si sono viste nei gironi di Europa League negli ultimi anni. I campionati nazionali nel basket sono sopravvissuti come quasi certamente sopravviveranno nel calcio, le altre coppe europee con formule diverse sono sopravvissute come quasi certamente sopravviveranno nel calcio.

Le prospettive

E’ difficile immaginare che la Superlega da una parte e l’Uefa e la Fifa dall’altra non troveranno il modo di dialogare perché alla lunga un muro contro muro danneggerebbe tutti indistintamente. Di certo non è ipotizzabile che Uefa e Fifa impediscano ai giocatori di partecipare alle gare delle nazionali finendo per depauperare di propria iniziativa il contenuto tecnico di quei tornei (e forse, come faceva notare Gianni Petrucci presidente della Fip e citando il caso del basket, non avrebbero nemmeno appigli legali per poterlo fare) e il tema dei diritti televisivi già assegnati (Europei, Champions ed Europa League dei prossimi tre anni, campionati nazionali) è forse il più attuale e quello che costringerà le parti in causa ad accordarsi. Il dubbio che un sistema ideato e gestito dalle società più indebitate d’Europa sia sostenibile a lungo termine è alto, soprattutto perché anche se ci sono colossi come JP Morgan pronto a finanziarlo non è pensabile che i fatturati e le spese possano continuare a crescere a tempo indeterminato così come non si può aumentare indiscriminatamente il numero delle partite stagionali senza riformare i campionati nazionali riducendo il numero di squadre. Anche l’Eurolega è stata negli ultimi anni oggetto di critiche perché molte società faticavano economicamente a sostenerla. Come nel basket, uno scenario futuro realistico potrebbe essere quello in cui la Superlega diventerà una quarta competizione accanto a quelle organizzate dalla Uefa, il cui appeal sarà diverso e il tempo stabilirà se maggiore o minore. Di sicuro, anche se in maniera improvvisa, l’evoluzione di un sistema complesso come il calcio sta ricalcando quello che successe venti anni fa nel basket europeo. In un processo che, indipendentemente dal suo gradimento o meno, sembra irreversibile.