Ritiro di Rosberg: perché è una decisione che non deve stupire

Nico Rosberg ritiro, perché non bisogna stupirsi – Nella vita bisogna chiudere con un up, con una scelta da levarsi il cappello. Non diceva esattamente queste parole, Albert Camus, ma il senso era quello. Lasciare in cima al mondo. Da campioni. Da imbattuti. Dal punto più alto di una carriera. E’ quello che ha deciso di fare Nico Rosberg lasciando spiazzato il pianeta. Perché a 31 anni, dopo avere completato il colpo da maestro di togliere il titolo a Lewis Hamilton, nessuno si aspettava una decisione del genere. Ma è davvero corretto stupirsi? Concettualmente sì. L’età è da semplice maturità agonistica, nel momento in cui hai il vento in poppa, con la popolarità che deriva dall’essere campione in carica. Ma più strettamente no, non bisognerebbe. Conoscendo Nico Rosberg sembra perfettamente fisiologico. Vediamo perché.

Nico Rosberg ritiro, le motivazioni – Nico Rosberg non è un pilota come gli altri. Non viene dalla strada e non corre per dimostrare qualcosa. Guidare è una passione, ma non la sola. Ha conosciuto il mondo prima ancora che potesse permettersi di girarlo grazie alla sua carriera, al contrario di quanto avvenuto a Lewis Hamilton. Conosce le lingue, ha le sue passioni, ha trovato la propria dimensione dentro la famiglia, nella quiete domestica, lontano dalle luci dei riflettori. Non sarebbe stato un campione del mondo se non avesse guidato la Mercedes, questo è chiaro. Ma standoci seduto sopra ha battuto Lewis Hamilton, che campione lo era stato anche prima di guidare la Mercedes. Ha anche e soprattutto battuto un amico, poi diventato solo collega, con cui era cresciuto. E come ha detto Hamilton: crescere gli ha permesso di guardare oltre la F1. Mentre Hamilton ha bisogno della F1 per essere sé stesso, per alimentare uno stile di vita nel quale essere un campione dell’automobilismo è muro portante del sistema.

Rosberg ha ribaltato le gerarchie e ha capito che una volta arrivato in cima probabilmente non c’era altro da guardare. Per questo si ritira, se non vengono fuori altre motivazioni. L’intelligenza del biondo è spesso sottovalutata, a volte spacciata per remissività. Ma deve aver capito che, con il mondiale in mano, il futuro avrebbe rischiato più di togliere che di dare. Infatti nel comunicato in cui spiega l’addio ha citato Suzuka come gara chiave. Una nuova stagione da campione del mondo è normalità se vinci di nuovo, ma sei sazio e forse sei stato fortunato la prima volta se non riesci a ripeterti. Invece così entra nella storia dello sport per come ha vinto e anche per come esce. Non ci sono precedenti del genere. Forse solo Michael Jordan nel 1993. A trent’anni, dopo tre titoli consecutivi. Ma MJ ci ripensò due anni dopo. Michel Platini smise a 32 anni, ma aveva vinto tutto e sapeva che non riusciva più nemmeno a correre. Casey Stoner è la situazione che gli si avvicina di più. Due titoli mondiali in MotoGp, a 26 anni, senza nessun ripensamento successivo.

Nico Rosberg ritiro, il futuro e le suggestioni – Che possa ripensarci Rosberg è molto più difficile. E che possa ritrovare un volante competitivo, se decidesse di farlo, lo è ancora di più. Per questo non crediamo già da adesso a un suo futuro ritorno. Mentre è molto più stimolante pensare che da oggi in Mercedes c’è un buco da riempire. Ed è la monoposto che tutti vorrebbero, non una qualsiasi della griglia. Sali lì sopra e sei candidato al titolo anche con la rivoluzione regolamentare del 2017. Per questo in queste ore la suggestione principale sta prendendo piede: Fernando Alonso. A prima vista sarebbe perfetto. Un due volte campione che va a chiudere la carriera con la possibilità di vincere ancora. Se si liberasse dalla McLaren potrebbe tornare dove tutto è iniziato. Da Lewis Hamilton, che gli rovinò i sogni iridati nel 2007 e diede inizio al suo girovagare tormentato che dura da dieci anni. Dieci anni come Ulisse per tornare a lottare per il mondiale. Per raggiungere il rivale a quota tre titoli. Storia da fiumi d’inchiostro, ma secondo noi non succederà. Perché alla Mercedes non vogliono uno che possa spaccare il box in due e che non si farebbe scrupoli di farlo per provare a vincere. Ma non vogliono nemmeno un Ocon o un Wehrlein, giovani sotto l’egida di Toto Wolff, perché non pronti.

Non resta che un nome: Sebastian Vettel. Tedesco come Rosberg, talento indiscutibile, in difficoltà con una Ferrari che non può garantirgli competitività assoluta. Se va in Mercedes è all in contro Hamilton, quattro titoli a tre, ma senza l’odio sportivo che si porterebbe dietro Alonso. E’ solo suggestione. Ma è la più realistica. Regalerebbe un grande duello sportivo. E metterebbe ancora più in crisi Maranello, che non a caso, forse, non è ancora riuscita a convincerlo a rinnovare.